I miei contributi originali a disposizione degli studiosi e degli appassionati

In omaggio a tutti coloro che sostengono con interesse e partecipazione il mio impegno, ho deciso di pubblicare in rete i resoconti di due dei ritrovamenti più importanti, tratti dai miei ultimi libri dedicati al Nolano. Ecco dunque, estratto dal mio “La disputa di Cambrai”, il capitolo riguardante il ritrovamento dell’autografo bruniano, con le relative immagini e, da “La coincidenza degli opposti”, il saggio Bruno, Rabelais e Apollonio di Tiana, nel quale ho identificato, nell’Oratio Valedictoria, una citazione diretta Rabelaisiana, finora sfuggita agli studiosi. : il già citato autografo Bruniano e quello, finora inedito, di una importante fonte di Bruno: Francois Rabelais.

Guido del Giudice


Nella copia praghese dell’ Acrotismus, un nuovo, originale autografo bruniano!

tratto da “La disputa di Cambrai. Camoeracensis Acrotismus” a cura di G. del Giudice, ed. Di Renzo, Roma 2008.

“Dell’Acrotismus, come detto, esistono parecchi esemplari, circa una cinquantina, sparsi un po’ ovunque, di cui solo otto in biblioteche italiane.

Fra tutti, quello conservato presso la Biblioteca Nazionale di Praga, ha avuto la storia più movimentata perché, pur essendo stato più volte esaminato, continua a fornire sorprese e spunti interessanti. Dapprima fu segnalata, da parte di Ivo Kořán che la scoprì, la presenza sul frontespizio della dedica bruniana a Tycho Brahe; poi Zdenĕk Horský notò sull’ultima pagina il crudele commento di Tycho. Fu Rita Pagnoni Sturlese a pubblicare nel 1985 un’accurata indagine sul volume, che illuminava il suo valore filosofico e storico. Ho potuto esaminare anch’io il libro nelle antiche sale del Klementinum, dove una targa ricorda: “Giordano Bruno, filosofo e astronomo”. La sua consultazione, a parte l’emozione di tenere tra le mani un testo originale del Nolano, mi ha permesso di rilevare qualche altro particolare, finora sfuggito, che merita ulteriori approfondimenti. Nell’ultima pagina, sotto il commento di Tycho, è presente un altro scritto di tre righe, di mano, epoca e significato da chiarire. La grafia è diversa e il significato, a prima vista incomprensibile: sembrerebbero dei brevi versi separati da due segni di slash.

Kořán, che per primo esaminò la dedica presente sul frontespizio, affermò di riuscire a leggere in fondo alla pagina la parola “author”, che oggi risulta completamente cancellata dal tempo.

In modo analogo Bruno firmerà qualche anno dopo anche l’ultima delle dediche in nostro possesso, quella al giovane studente Jacob Cuno: “Admodum generoso, nobili studiosissimoque D. Iacobo Cunoni Francofurtensi benevolentiae ergo et in sui memoriam dedicavit author”[1].

Nel caso dell’omaggio al celebre astronomo, cui teneva moltissimo, ci saremmo aspettati di trovare il suo nome, considerando l’abitudine di metterlo bene in evidenza, spesso accompagnato da titoli altisonanti, come quando si iscriveva nei registri delle università o firmava l’album amicorum dei propri allievi. Insomma al Nolano piaceva concedere autografi, anche se pochissimi sono giunti fino a noi. Esaminando il retto della prima pagina del libro, anch’essa deteriorata e consunta dal tempo, mi è sembrato comunque di intravedere  un altro scritto sbiadito, in larga parte illeggibile, che inizia chiaramente con la parola “Jordanus”. Grazie alla disponibilità della Biblioteca Nazionale di Praga, ho potuto sottoporre le riproduzioni della pagina ad una analisi computerizzata e al confronto con gli altri rari autografi bruniani esistenti, rilevando numerose concordanze calligrafiche. In particolare la forma della “r” e soprattutto della “d” e della “s” finale, presentano analogie tali con l’autografo della xilografia di Wittenberg, da farmi ritenere che possa trattarsi di una firma di mano del Nolano, che completerebbe la dedica apposta sul frontespizio.

Guido del Giudice 

[1] “Al molto generoso, nobile e studiosissimo signor Jacopo Cuno Francofortese l’autore dedicò in segno di benevolenza e per proprio ricordo”.


jordanus firma giordano bruno

L’autografo in originale e nella sua elaborazione elettronica

contributi salomon

Il nuovo autografo confrontato con quello della xilografia di Wittenberg


Una citazione bruniana dal Gargantua et Pantagruel
di François Rabelais, nell’ Oratio Valedictoria.

tratto da “La coincidenza degli opposti. Giordano Bruno tra Oriente e Occidente”. G. del Giudice, ed. Di Renzo, Roma 2006


BRUNO, RABELAIS E APOLLONIO DI TIANA
di Guido del Giudice

SUMMARY

Regarding the influence of Francois Rabelais on the Giordano Bruno’s works, up to now the criticism have only taken into consideration the lexical and thematic analogies. This article individualizes, in a passage of the “Oratio Valedictoria”, a literal quotation from the Gargantua et Pantagruel, showing that Rabelais was a direct source of inspiration for Bruno. The protagonist of the passage is the pythagorean Apollonius of Tyana, a character well known from the Nolan, who mentioned him in many occasions. He represents the ideal medium with the oriental wisdom, that had so much influence on the thought of Bruno. Besides, he embodies the model of the “natural magician” in which the philosopher repeatedly identified himself, both in his works and life.

Sui rapporti tra Bruno e Rabelais si è già scritto in passato. In particolare ricordiamo i lavori di Vincenzo Spampanato e di Marcel Tetel, che prendono spunto dalle ipotesi già avanzate da Christian Bartholmess[1].La loro analisi, oltre che su alcuni luoghi della Cena de le ceneri e dello Spaccio de la bestia trionfante, si appunta essenzialmente sul Candelaio. Spampanato, in particolare, individua nella commedia una lunga serie di luoghi che presenterebbero similitudini tematiche e linguistiche col Gargantua et Pantagruel. I critici sono concordi nell’ammettere l’influsso rabelaisiano su Bruno, individuando i principali punti di contatto nella caratterizzazione del personaggio del pedante e nel dialogo tra Cherubina e madonna Angela Spigna, riguardo l’opportunità del matrimonio[2], che mostra chiari echi di quello sullo stesso argomento tra Panurge e Pantagruele, Re de’ Dipsodi[3]. In proposito Spampanato nota come “le tre “materie” intessute insieme nel Candelaio, la stoltezza d’un insipido amante, l’alchimia d’un sordido avaro e la scimunitaggine d’un goffo pedante sono pure svolte […] nel Gargantua e nel Pantagruel”[4]. Tetel, dal canto suo, segnala l’influsso dei personaggi di Janotus de Bragmardo e dello studente Limosino del 3° Libro, sulla caricatura del pedantismo presente nel Candelaio. Entrambi gli studiosi rilevano che, magari inconsciamente, l’atmosfera della commedia è nettamente rabelaisiana, mostrando la chiara convinzione che Bruno conoscesse bene l’opera del francese che era, tra l’altro, all’epoca una delle più tradotte in assoluto. Tetel è comunque molto più cauto facendo rilevare che questi motivi erano abbastanza diffusi nella letteratura dell’epoca, per cui anche se questa concordanza di temi e di caratteri suggerisce fortemente l’influenza di Rabelais sul Nolano, non costituisce una prova risolutiva. La loro è per lo più un’analisi dei materiali e degli strumenti linguistici, ma in nessun luogo le analogie vanno oltre la semplice somiglianza tematica o lessicale, per fissarsi in una citazione o in un riscontro diretto. Entrambi insistono soprattutto sull’affinità del temperamento, esuberante e trasgressivo, dei due autori, che, “se l’uno fu più filosofo e l’altro più uomo di lettere, ciò nonostante s’incontrarono negli intendimenti e ne’ mezzi”[5]. Essi analizzano inoltre le analogie biografiche: “ambedue frati e incolpati di possedere libri di Erasmo e di spargere eresie, aborrirono il chiostro e buttarono la tonaca alle ortiche; irrequieti, vennero tormentati dalla smania de’ viaggi; arditi nel parlare e insofferenti di qualunque freno, accesero d’ira gli animi de’ seguaci e degli avversari di Aristotile, de’ Cattolici e maggiormente de’ Calvinisti i quali ultimi si erano illusi di averli tra loro”.[6] Spampanato è del parere che Bruno abbia letto il Gargantua probabilmente all’epoca del suo primo viaggio in Francia, tra il 1579 e il 1581, a Parigi, Tolosa e, soprattutto a Lione nel cui Ospedale Rabelais lavorò come medico e dove pubblicò gran parte delle sue opere. Ciò spiegherebbe gli influssi sul Candelaio che fu composto proprio in quel periodo. Ancor più probabilmente Bruno si sarà imbattuto nelle opere del francese durante il periodo della sua assidua frequentazione della biblioteca dell’abazia di Saint Victor, dal dicembre del 1585 ai primi mesi dell’anno successivo, testimoniata dalle memorie del bibliotecario Guillaume Cotin[7]. St. Victor infatti era stata rifugio preferito anche di Rabelais, durante i suoi studi all’Università di Parigi prima del 1528, e gli aveva ispirato la compilazione del famoso catalogo burlesco di libri immaginari (anche se alcuni fanno riferimento, ad autori e opere realmente esistenti), riportato nel capitolo VII del I libro del Gargantua, in cui si fa beffe della scienza scolastica e teologica. Per quanto riguarda la Cena de le Ceneri, le analogie comunemente segnalate riguardano il tema dei “sileni” e la descrizione della disputa con i dottori di Oxford. In relazione al primo, trattato da Bruno nella Proemiale epistola[8], viene richiamato come modello il prologo del Gargantua, che inizia proprio con la citazione del famoso discorso in cui Alcibiade definisce Socrate “semblable es Silènes”[9]. Si tratta comunque di un topos molto diffuso che dal Simposio platonico, attraverso gli Adagia erasmiani, arriva a Rabelais e a Bruno che lo utilizza anche nello Spaccio e nell’asino Cillenico.[10] La seconda analogia viene identificata nella famosa difesa della teoria copernicana dall’attacco dei dottori di Oxonia, che ricorda molto da vicino l’episodio contenuto nel capitolo XVIII del Libro I del Gargantua[11], in cui Thaumaste, gran dottore d’Inghilterra, venuto a sfidare Pantagruele a una pubblica discussione[12], è vinto da Panurge e, come gli oxoniensi Nundinio e Torquato, resta “qual pulcino entro la stoppa quel povero dottor”[13]. Impressionato dalla sapienza di Pantagruel, che giudica pari alla sua mole, Thaumaste si paragona ai grandi filosofi che affrontarono lunghi viaggi per conoscere uomini di scienza, di cui trova esempio:

« En Pythagoras, qui visita les vaticinateurs memphiticques; en Platon, qui visita les mages de Egypte et Architas de Tarente; en Apolonius Tyaneus, qui alla jusques au mont Caucase, passa les Scythes, les Massaggettes, les Indiens, navigea le grand fleuve Physon jusques ès Brachmanes, pour veoir Hiarcas, et en Babiloine, Caldée, Medée, Assyrie, Parthie, Syrie, Phoenice, Arabie, Palestine, Alexandrie, jusques en Ethiopie, pour veoir les gymnosophistes. »[14]

Pur avendo individuato l’episodio come una possibile fonte bruniana, nessuno ha tuttavia riconosciuto in questo brano quella che costituisce, a mio avviso, una evidente citazione rabelaisiana. Spampanato vi passò accanto senza accorgersene, probabilmente perché la sua ricerca, tutta focalizzata sul Candelaio, lo distoglieva dal cercare riscontri in uno scritto di tutt’altra epoca e occasione. Il brano è infatti sorprendentemente simile ad  un passo dell’«Oratio Valedictoria», l’orazione di congedo che, l’8 marzo del 1588, Giordano Bruno pronunciò davanti al senato dell’ Accademia di Wittenberg. Verso la conclusione del suo discorso, in un impeto di riconoscenza per l’accoglienza ricevuta in Germania, il Nolano si rivolge agli antichi filosofi:

 “Va ora, o Pitagora, ai vati di Menfi; o Archita, ai lidi d’Italia; o Platone, in Sicilia. Va ora, o Tianeo, tra i Persi, passa il Caucaso, gli Sciti, i Messageti, entra nei regni opulentissimi dell’India e, attraversato il larghissimo fiume Fiso, va dai Bramani, gira fra gli Elamiti, i Babilonesi, i Caldei, i Medi, gli Assiri, i Parti, i Siri, i Fenici, gli Arabi, i Palestinesi, Alessandria, e va in Etiopia per vedere i Gimnosofisti e la famosissima mensa del sole su la sabbia”.[15] 

Mettendo a confronto le parole di Bruno e quelle di Rabelais, esse coincidono quasi alla lettera, particolarmente nella enumerazione dei luoghi e dei popoli visitati da Apollonio di Tiana, tanto che sarebbe difficile pensare che il Nolano li abbia ricordati tutti a memoria nell’ordine esatto, se non conoscessimo le sue eccezionali capacità mnemotecniche.
Le notizie principali su Apollonio, nato a Tiana in Cappadocia intorno al 4 a.C., e morto ad Efeso nel 97 circa d.C., ci sono state trasmesse da Filostrato di Lemno[16], che scrisse la sua “Vita di Apollonio di Tiana” su commissione di Giulia Domna, moglie dell’imperatore di origine africana Settimio Severo, seguace di concezioni religiose di tipo orientale, legate al culto solare[17]. La biografia di Filostrato, è una rielaborazione a metà tra lo storico e  il romanzato, del diario tenuto dal fedele discepolo di Apollonio, Damis di Ninive, il cui manoscritto, tramandato per generazioni, sarebbe giunto in possesso di Giulia Domna, che glielo avrebbe affidato per la pubblicazione. L’opera fu riscoperta nel Rinascimento attraverso l’edizione Aldina del 1501-02 e la contemporanea traduzione latina di Filippo Beroaldo, ed è quindi probabile che sia Rabelais che Bruno l’abbiano letta. Il Nolano, infatti, evoca Apollonio in più occasioni, dimostrando una conoscenza di prima mano del personaggio. Già nel Candelaio egli allude alle doti telepatiche, che gli fecero, ad esempio, predire a distanza l’uccisione del tiranno Domiziano[18]:

“Bonifacio: Come lo avete saputo?

Scaramurè: Come sapea le cose lontane Apollonio, Merlino e Malaggigi.[19]

Ancor più specifica è la citazione del Sigillus Sigillorum (1583), in cui si parla di un tipo particolare di contrazione, comune a Pitagora e Zoroastro:

“Lascio poi da parte il fatto che per quella sorta di contrazione prodotta in un animo ben formato si mantiene in salute il corpo proprio e altrui, come cantò Zoroastro, come fecero Pitagora, Apollonio e Abbaride.”[20] 

Sempre in compagnia di Pitagora e Zoroastro, nel De monade (1591), Apollonio viene ricordato come profondo conoscitore della virtù dei numeri, che gli consentì di risuscitare una fanciulla[21]:

“Ritornando al nostro proposito, sottolineiamo che i numeri di questo genere costituirono per Pitagora, Aglaofamo, Zoroastro ed Ermete babilonese gli stessi principi grazie ai quali gli uomini potevano cooperare con l’operosa natura. Inoltre risulta che figure di questo genere Platone abbia posto al di là del mondo delle specie sensibili; Apollonio, grazie alle virtù dei numeri, risuscitò una fanciulla, dopo aver udito il suo nome.”[22]

Sempre nel De Monade, la sua nascita viene riferita, insieme a quelle di Romolo, Merlino e Teuti, ad operazioni demoniche che, in occasione di determinate congiunzioni astrologiche, genererebbero uomini capaci di straordinari prodigi:

“Coloro che invocano i demoni nei trivi e nei quadrivi, lo fanno stando rivolti più possibile a Settentrione. Si dice che costoro, al tempo delle grandi congiunzioni nel Cancro e nel Capricorno di Saturno, di Giove e di Marte, diventino incubi o succubi per inusitati parti e quindi si presentino come uomini assai violenti che piegano le Leggi al compimento di mirabili eventi e con straordinari prodigi mutano e talvolta sovvertono la condizione degli uomini (se essi non sono protetti da un nume migliore e più benevolo). Sotto la loro influenza pongono la nascita di Romolo, di Merlino, di Tianeo, di Teuti e di altri, che nacquero da genitori imprecisati.”[23] 

Bruno, dunque, conosceva bene il Tianeo e lo teneva in gran conto. Questo personaggio di mago sapiente, molto simile a quello di Ermete Trimegisto[24], considerato nel I secolo d.C. un vero e proprio Messia del Pitagorismo[25], deve aver esercitato su di lui un grande fascino, come possibile tramite tra la tradizione pitagorica e quella orientale.  L’accuratezza della citazione dell’ Oratio, lascia pensare che Bruno, pur conoscendo bene il testo di Filostrato, utilizzi il passo rabelaisiano come un vero e proprio locus memoriae per ricordarne la “peregrinatio”.  Rabelais era stato un po’ approssimativo, inserendo nella descrizione dell’itinerario di Apollonio una lunga sfilza di mete esotiche, elencate un po’ alla rinfusa, senza attenersi strettamente alla fonte Filostratea. Così, ad esempio, aveva incluso i Messageti tra i popoli visitati (traendo in inganno anche Bruno), mentre nel testo di Filostrato si dice esattamente il contrario:

“Non vengo dalla Scozia, mio sovrano, né da qualche altro popolo incivile, né sono mai stato tra i Massageti o fra i Tauri, poiché certo avrei distolto pure loro dall’uso dei sacrifici”.[26] 

Se mettiamo a confronto nei dettagli i due brani ci accorgiamo dell’esistenza di alcune piccole differenze, che danno l’impressione che Bruno proceda come suo solito a memoria, correggendo o integrando la citazione nel ricordarla. Nella prima parte, mentre è identica l’esortazione a Pitagora a visitare i vaticinatori di Menfi, egli modifica l’accenno a Platone e Archita, nominandoli entrambi come messaggeri della sapienza, il primo in Sicilia e il secondo presso i lidi d’Italia, ed eliminando l’accenno ai magi, che Rabelais aveva erroneamente assegnato all’Egitto, anzichè alla Persia o alla Caldea[27]. Il passo successivo è invece la traduzione quasi letterale del testo francese, sia nelle parole sia nell’ordine seguito per riferire il lungo itinerario di viaggio del Tianeo. Bruno aggiunge soltanto i Persi e gli Elamiti[28] ai popoli con cui Apollonio venne a contatto e la notizia erodotea relativa all’esistenza presso gli Etiopi della “famosissima mensa del sole sulla sabbia[29]”. Per il resto cita i popoli nell’esatto, identico ordine di Rabelais, conservando  l’identificazione del Gange con il biblico fiume Phison[30]. Omette o dimentica invece l’accenno a Iarca, il più anziano dei dotti bramani, forse perchè l’importanza conferita a lui e a tutta la sapienza indiana da Apollonio, che la ritiene superiore e madre di quella egizia, sconvolge l’ordine di classifica della sapienza, stilata da Bruno poco prima nella sua orazione, in cui egizi e caldei precedevano i gimnosofisti indiani:

“Sopra queste sette colonne la sapienza si edificò la casa tra gli uomini. La quale casa, se guardiamo la storia, primamente apparve presso gli Egizi, e presso gli Assiri tra i Caldei. In secondo luogo presso i Persiani, tra i Magi, sotto Zoroastro. In terzo luogo presso gli Indiani, tra i Gimnosofisti. In quarto luogo presso i Traci e contemporaneamente presso i Libici, sotto Orfeo e Atlante. In quinto luogo presso i Greci sotto Talete e gli altri savi. In sesto luogo presso gli Itali sotto Archita, Gorgia, Archimede, Empedocle, Lucrezio. In settimo luogo presso i Germani ai nostri tempi: sicché sembra certo che, con Giove e l’Impero a immagine della curia celeste, Minerva, questa Sofia, abbia, con una vicissitudine di successioni, cambiato paese e mutato sedi.”[31]

Per questa genealogia della sapienza, Bruno si rifaceva a Marsilio Ficino, che assegnava a Ermete Trimegisto tra gli Egiziani e a Zoroastro tra i Persiani il primato di una tradizione che, attraverso Orfeo, Aglaofemo e Pitagora culminava nel divino Platone[32]. Ficino, con l’intento di cristianizzare la prisca teologia egizia, sfruttando l’autorità di Lattanzio che annoverava Ermete fra le Sibille e i Profeti e di Agostino, che trovava vere molte delle cose che Ermete aveva detto di Dio, trasformò il Trismegisto in un vero e proprio profeta del cristianesimo. L’operazione ebbe successo al punto che, nel mosaico posto all’ingresso del Duomo di Siena intorno al 1480, troviamo affiancate le figure di Ermete Trimegisto e di Mosé, indicati come contemporanei.[33] Apollonio ebbe un destino simile. Egli godeva di una fama talmente solida e difficile da sradicare che i primi teologi cristiani non solo giustificarono l’uso dei suoi famosi talismani, precisando che essi erano realizzati grazie alla conoscenza delle forze naturali e non in virtù di poteri soprannaturali, ma arrivarono al punto di accogliere il sapiente Tianeo nel grembo della Chiesa di Bisanzio, trasformandolo in profeta del Signore o addirittura in santo![34] Quando però alcuni cercarono di presentarlo come un vero e proprio Cristo pagano, paragonando i suoi prodigi ai miracoli di Gesù, la reazione dei  teologi cristiani non si fece attendere: le sue diventarono soltanto empie pratiche magiche e Apollonio, come più tardi Bruno, fu accusato di stregoneria. E dire che lo stesso Filostrato si era preoccupato, all’inizio del suo libro di sgombrare subito il campo da certi equivoci:

“dato che si incontrò con i Magi in Babilonia, con i Bramani dell’India e con i Gimnosofisti che vivono in Egitto, vi è pure chi lo ritiene un mago e lo accusa di avere praticato la stregoneria: ma lo fa per ignoranza.”[35]

E aveva ricordato come Empedocle, Pitagora, Democrito e lo stesso Platone, pur avendo frequentato i profeti e i sacerdoti di Babilonia ed Egitto, non praticarono mai arti magiche. Le doti profetiche e la capacità di interagire “magicamente” con la natura sono tappe intermedie di un’evoluzione di tipo karmico, per cui il sapienteattraverso la meditazione e senza ricorso a sacrifici, culti o chiese, stabilisce uncontatto mistico con la divinità:

“I maghi, che io considero i più disgraziati fra gli uomini, affermano di poter mutare il corso del destino….. Egli invece si assoggettava ai decreti delle Moire, e prevedeva solo come si sarebbero di necessità realizzati: le sue previsioni non si dovevano a mezzi magici, bensì alla rivelazione divina”.[36]

Per “rivelazione divina”, depurando l’interpretazione di Filostrato dal tributo dovuto al culto solare dello sponsor Giulia Domna, dobbiamo intendere la comprensione, in senso pitagorico, degli intimi meccanismi della natura in cui la divinità si estrinseca. Ciò richiama in modo evidente quella “magia naturale”, che costituiva la vera ed unica magia accettata da Bruno:

“Prima di affrontare l’argomento della magia, come nel caso di qualunque altro oggetto si voglia discutere, bisogna distinguere il nome in base ai suoi significati; infatti per quante accezioni vi sono del termine magia, vi sono altrettanti tipi di mago. In primo luogo, mago viene considerato il sapiente, come erano i trimegisti presso gli Egizi, i druidi presso i Galli, i gimnosofisti presso gli Indiani, i cabalisti presso gli Ebrei, i magi (il cui capostipite è Zoroastro) presso i Persiani, i σοφοί presso i Greci, i sapienti presso i Latini.”[37]

Richiamando la fortunata e discussa definizione di “mago ermetico”, formulata da Frances Yates,  potremmo dire che Bruno fu mago nell’accezione di “mago naturale”:

“Quando viene usato dai filosofi e tra i filosofi, il termine mago indica il sapiente dotato della capacità di agire”[38],

e fu ermetico nella misura in cui individuò nell’ermetismo la dottrina che meglio interpretava le esigenze fondamentali della propria visione ontologica e cosmologica[39].
Il Nolano doveva riconoscersi non poco nel personaggio di Apollonio, quale ce lo ha tramandato Filostrato. Maestro e guida di re e imperatori[40], li esortava a guidare i loro popoli al di là dei settarismi, perchè nessuna religione può proclamarsi depositaria della verità unica. Il suo sincretismo filosofico, dovuto all’innesto delle dottrine orientali ed ebraiche su una solida base pitagorica, doveva apparire a Bruno l’ideale anello di congiunzione tra l’Egitto e l’Oriente. Attraverso di lui la prisca sapientia risale ancora un gradino più su, dagli egizi ai bramani, di cui proclama, a più riprese, la superiorità.[41]:

“Chi è tanto esperto da poter correggere i riti degli Egizi?”. “Qualsiasi sapiente” disse Apollonio “che venga dall’India”[42]

In queste parole il Nolano non poteva non sentire il peso della sapienza indiana sovrastare il favoloso Egitto, capovolgendo il giudizio del Lamento ermetico, da lui tradotto nello Spaccio[43]. Celebrando gli Egizi, per il tramite di Pitagora, egli rendeva merito, indirettamente, ai loro progenitori indiani:

“Ora, tu sei amante della sapienza, che fu trovata dagli Indiani: e vuoi chiamarla con il nome non dei suoi padri naturali, bensì di quelli adottivi? Vuoi conferire agli Egiziani un dono maggiore che se il Nilo inondasse nuovamente le loro terre misto a miele, come essi celebrano nei loro canti?”[44]

Di Pitagora, infatti, che anche la testimonianza di Apuleio voleva allievo dei saggi indù[45], Apollonio ricorda ripetutamente il debito nei confronti delle dottrine bramaniche, anche se apprese di seconda mano dai Ginni dell’Egitto, discendenti degli Etiopi, a loro volta originari dell’India:

“Non ho mai sacrificato vittime, non le sacrifico, non tocco sangue, neppure se è versato sopra un altare. Questo principio era affermato da Pitagora e parimenti dalla sua scuola, e dai Ginni in Egitto e nell’India dai Bramani, da cui vennero a Pitagora e ai suoi accoliti i fondamenti della sapienza”.[46] 

La conoscenza delle teosofie orientali aveva consentito ad Apollonio di rinvenire in esse origini e conferme degli insegnamenti pitagorici. E’ il caso ad esempio della fede nella reincarnazione:

“E intorno all’anima qual’è la vostra opinione?”, “La stessa” rispose Iarca “che Pitagora trasmise a voi, e noi agli Egizi”. Chiese allora Apollonio: “Vuoi dire che, come Pitagora affermava di essere Euforbo, anche tu prima di venire in questo corpo fosti uno dei Troiani o dei Greci, oppure un altro uomo qualsiasi?”[47].

Apollonio di Tiana insegnava che l’Anima, rivestita dal corpo, dopo aver sperimentato l’infanzia, la giovinezza e la vecchiaia, lo abbandona per rivestirne un altro dopo un certo periodo. La sua concezione della morte è dunque in piena sintonia con le teorie pitagoriche, come attesta l’epistola indirizzata al console P. Valerio Asiatico per consolarlo della prematura perdita del figlio:

“…Nessuno muore se non in apparenza, come nessuno nasce che in apparenza. In effetti il passaggio dall’essenza alla sostanza, ecco ciò che da alcuni è stato chiamato nascere; e così ciò che è stato chiamato morire, non è altro invece che il passaggio dalla sostanza all’essenza. Nulla nasce e nulla muore in realtà. Il visibile diventa invisibile: il visibile è prodotto dalla densità della materia, l’invisibile dalla sottilità dell’essenza. L’essere è sempre il medesimo, egli è talvolta attività e tal altra riposo: L’essere possiede questa essenziale particolarità, che il suo cambiamento non è per nulla provocato da qualche cosa che sia al di fuori di lui medesimo: l’intiero diventa parti e le parti diventano l’intiero, nell’unità del tutto”.[48]

Perciò il sapiente, se necessario, affronterà la morte, non per eroismo e neanche per affermare un diritto ad una libertà di pensiero che nessuno potrà mai sottrargli e che quindi neppure è in discussione, ma semplicemente per difendere i propri principi:

“Morire per la libertà, infatti, è prescritto dalle leggi; per i parenti, per i figli, per il proprio amore è imposto dalla natura: e tutti gli uomini obbediscono alla natura e alla legge, alla natura di loro volontà, alla legge per forza. Ma ai sapienti s’addice piuttosto di morire per gli ideali, a cui si sono dedicati. Questi non li istituì la legge, né li generò innati la natura, bensì furono essi a praticarli grazie alla loro forza d’animo e al loro coraggio. In difesa di questi principi, se vengono violati, il sapiente affronti il fuoco, affronti la scure, poiché nulla di tutto ciò potrà vincerlo, né avvolgerlo nelle spire della menzogna: ma egli si terrà stretto a tutto il suo sapere non diversamente che se fosse iniziato ai misteri”.[49]

Per questi stessi motivi, Bruno non va considerato un martire del libero pensiero, come sostenuto da una ormai logora propaganda anti-clericale, bensì lo strenuo difensore delle proprie idee, in ossequio all’inviolabile dignità della sapienza. In tal senso l’atteggiamento tenuto da Apollonio nel corso del processo cui lo sottopose l’imperatore Domiziano, presenta suggestive analogie con quello subìto da Giordano Bruno. Prima di affrontare il giudizio, egli ammonisce lo spaventato discepolo Damis:

“…i soldati e gli opliti non hanno bisogno soltanto di coraggio, ma anche di una tattica con cui interpretare le diverse opportunità della battaglia; e così pure i filosofi devono prestare attenzione alle circostanze della morte, per non affrontarle come chi si getta allo sbaraglio e di proposito le cerca, e sceglierle invece con il criterio migliore. Che noi invero abbiamo scelto di morire nel modo migliore e nelle circostanze più convenienti al filosofo, supposto che qualcuno voglia ucciderlo, io l’ho già dimostrato ad altri in tua presenza, e a te mi sono sforzato di insegnarlo fino alla noia”.[50]

Ciò ricorda molto da vicino la vicenda processuale di Bruno, l’accorta e lucida strategia con cui tenne testa all’Inquisizione per otto lunghi anni[51], prima di scegliere anch’egli, come Apollonio, anche se in maniera più drammatica, di sparire a questo mondo per rifluire nell’Uno-tutto[52]. A coloro che gli chiedevano:“E perché non temi Nerone?”, Apollonio rispondeva: “Perché il dio che ha concesso a lui di ispirare paura, a me ha concesso di non provarla”.[53]
Ci sembra quasi di ascoltare lo sprezzante monito che Bruno rivolse ai suoi carnefici dopo aver ascoltato, impassibile, il verdetto: “Forse pronunciate questa sentenza contro di me con più paura di quella che provo io nell’accoglierla”.

[1]In particolare Bartholmess aveva accostato il detto rabelaisiano “Démocrite héraclitisant et Héraclite Démocritisant” (Gargantua, I, 20) al motto del Candelaio ”In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”. C.Bartholmess, Jordano Bruno, II, 65.

[2]Cfr. Candelaio, a cura di A. Guzzo, Milano 2004, p. 139-140.

[3]Cfr. Pantagruel, III, 9, 35 e 36. Vedi in proposito anche G. Lafaye, Giordano Bruno in “Revue Internazionale de l’Enseignement”, 1889, 552-5; M. Monnier, Giordano Bruno et ses derniers biographes, Bibliothèque Universelle et Revue Suisse, XXIV, 1884, 579-81; Sanesi, La Commedia, p. 423.

[4]V. Spampanato,” Il Rabelais e il Bruno” in Alcuni antecedenti e imitazioni francesi del Candelaio, 1905, p. 35.

[5]Ivi, p. 16.

[6]Ivi, pp. 13-14.

[7]Cfr. L. Auvray, Giordano Bruno à Paris, in “Memoires de la Société de l’Histoire de Paris et de l’Ile-de-France », XXVII 1900, pp. 208-301, riprodotto in V.Spampanato, Vita di Giordano Bruno, pp. 641-59.

[8]Cfr. La Cena de le Ceneri, Dialoghi filosofici italiani, a cura di M. Ciliberto, Milano 2000, p. 14: “se non sapran scuoprir quel ch’è ascosto sotto questi Sileni”.

[9]F.Rabelais, La vie inestimabile du grand Gargantua, pere de Pantagruel, Prologue del l’auteur .

[10]“In molti, tra Quattro e Cinquecento , si ricorderanno, per ragioni diverse, di questa stupenda immagine platonica: da Pico ad Erasmo nel suo Sileni Alcibiadis, per denunciare i falsi sapienti; Rabelais, nel prologo del Gargantua, per svelare il potere terapeutico del riso. Ma anche Pierre de Ronsard e Torquato Tasso ne faranno uso nelle loro poesie”. Bruno, come è suo costume, si impossessa del topos, disseminato in numerosi luoghi strategici delle sue opere”. N.Ordine, La soglia dell’ombra, p. 39 nota 37.

[11]Les horribles et épouvantables faits et prouesses du très renommé Pantagruel, Roy des Dipsodes è il primo libro dell’opera di Rabelais, pubblicata nel 1532 (il secondo per come ci è presentata oggi l’opera intera, che non segue l’ordine cronologico di scrittura, bensì quello delle vicende narrate).

[12]Cfr. anche G. Lafaye, op. cit.

[13]La Cena de le Ceneri, Dialoghi filosofici italiani, cit. p. 101.

[14]“In Pitagora che visitò i vaticinatori di Menfi; in Platone che visitò i magi dell’Egitto e Archita di Taranto; in Apollonio Tianeo che andò fino al monte Caucaso, passò gli Sciti, i Massageti, gl’Indiani, navigò il gran fiume Fisone fino ai Bramani per vedere Hiarca; e poi fu in Babilonia, Caldea, Media, Assiria, Partia, Siria, Fenicia, Arabia, Palestina, Alessandria e fino in Etiopia per vedere i Gimnosofisti.” F. Rabelais, Gargantua e Pantagruel Libro I Cap. XVIII.

[15]“Ite nunc, veteres philosophi, lustrate provincias, novos adite populos, maria transite. I nunc Pythagora ad Memphiticos vates, Archita in oras Italiae, Plato in Siciliam. I nunc, Thianaee, intra Persas, peroransi Caucasum, Scythas, Messagetas, opulentissima Indiae regna penetra, latissimoque Phison amne trasmesso, perge ad Brachmanas, discorre per Elamitas, Babilonios, Chaldaeos, Medos, Assyrios, Pathos, Syros, Phoenices, Arabes, Palestinos, Alexandriam, et perge in Aethiopiam ut Gymnosophistas et famosissimam solis mensam videas in sabulo. Ea enim universa, et iis majora, et maiora ijs, quae vos in tot tantisque mundi regionibus quaesivistis, ego in una Germaniae regione inveni.” Oratio valedictoria, Opera Latine conscripta, vol. I, tomo 1, a cura di F. Fiorentino et alii, Napoli, Morano, 1879-91, p. 22 A.

[16]Filostrato nacque a Lemno nel 160 d. C. e morì verso il 249 d. C. Insegnò retorica ad Atene per poi trasferirsi a Roma, godendo del favore dell’imperatore Settimio Severo e di Giulia Domna, che gli commissionò la Vita di Apollonio di Tiana. Le opere di Apollonio non ci sono pervenute in versione originale. Di esse conosciamo alcuni titoli: “Iniziazioni“, “Oracoli“, “Inno alla Memoria“. Un suo trattato di astrologia pare sia stato tradotto in arabo nel IX secolo. Gli viene anche attribuita una “Vita di Pitagora“. Ancora a Roma scrisse l’Eroico, opera in forma dialogica sul culto di Protesilao e, ad Atene le Vite dei Sofisti.

[17]Vi sono poi una serie di testimonianze indirette, di cui uno degli esempi più significativi fu l’esaltazione che di Apollonio fece Filone, a due secoli dalla sua morte, quale profeta di un culto mistico fondato sulla comunione con Dio.

[18]Cfr. Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, Adelphi Milano, 2004 pp. 392-3.

[19]Candelaio, cit. p. 118. Merlino (secolo V) e Malagigi sono maghi celebrati nei poemi cavallereschi.

[20]“Omitto quod quidam in animum bene formatum contractione facia proprium alienumque corpus servatur, sicut cecinit Zoroaster, fecit Pythagoras, Apollonius et Abb.” Sigillus Sigillorum, Opera Latine conscripta, cit. I, p. 181 F. Di Abaride o Abari (greco Ábaris), leggendario taumaturgo greco di origine sciamanica, che si diceva avesse la capacità di solcare l’aria a cavallo di una freccia, ci parlano Erodoto e Pindaro. I Greci lo facevano discendere dal favoloso popolo degli Iperborei. I neopitagorici lo considerarono un precursore di Pitagora.

[21]Cfr. Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, cit. p. 218.

[22]De monade, numero et figura, Opere latine, a cura di C. Monti, Torino 1980, p. 305.

Sulla virtù dei numeri “per agire sulle cose” cfr. M. Ciliberto, Giordano Bruno, Laterza 1992, pp. 228-9.

[23]Ivi, p. 357

[24]Apollonio verrà, nella tradizione ermetico-occultistica rinascimentale, accostato da autori come Cornelio Agrippa, ad Ermete e Zoroastro come maghi autori di opere mirabili.

[25]Di Pitagora egli seguiva con scrupolo anche i precetti dietetici: regime vegetariano, niente vino né sesso, indossava abiti di sole fibre e, come riferisce Filostrato, osservò cinque anni di silenzio, durante i quali si esprimeva solo “con gli occhi e con le mani e i cenni del capo”, Vita di Apollonio di Tiana, cit. p. 73.

[26]Ivi, p. 369.

[27]I Magi erano sacerdoti dediti al culto del fuoco, all’astrologia e alla divinazione, generalmente al servizio delle dominazioni che ressero il Medio Oriente, in particolare la Mesopotamia e la Persia, dai re Medi e Babilonesi agli Achemenidi e poi ai Parti.

[28]L’Elam era un territorio compreso tra l’altopiano iranico sud-occidentale e le terre a est del basso Tigri.

[29]“famosissimam solis mensam videas in sabulo”: secondo l’antica tradizione, qui raccolta dal Bruno, nel regno di Etiopia (termine indicante in maniera generalissima i più lontani popoli dell’Oriente e del Mezzogiorno) esisteva il costume di imbandire la mensa al sole. Cfr. Erodoto, III, 18 ( traduzione latina di Lione, 1542 p. 71): “Est in suburbano pratum, omnium quadrupedum assa carne refertum, quam per noctem singuli civium magistratis prosperant ponere, ad eamque, ubi illuxit, cuilibet epilatum licet accedere. Haec ipsa a terra reddi adsique indigenae credunt.” ( “Esiste nei dintorni della città un prato colmo di carni arrostite di ogni sorta di quadrupedi, che i cittadini si fan premura di disporre durante la notte per i loro magistrati. E’ fatta l’alba ciascuno ha la facoltà di venire a cibarsene. Gli indigeni credono che queste carni continuamente consumate vengano continuamente ripristinate dalla terra”).

[30]Phison: Uno dei quattro fiumi del Paradiso terrestre che hanno una fonte comune sotto l’albero della vita viene comunemente identificato con il Gange (gli altri tre sono Nilo, Tigri ed Eufrate). Cfr. Genesi II, 8-14 – “Et fluvius egrediebatur de loco voluptatis ad irrigandum paradisum, qui inde dividitur in quatuor capita. Nomen uni Phison; ipse est qui circuit omnem terram Hevilath, ubi nascitur aurum; et aurum terrae illius optimum est; ibi invenitur bdellium, et lapis onychinus. Et nomen fluvii secundi Gehon; ipse est qui circuit omnem terram Aethiopiae. Nomen vero fluminis tertii, Tygris; ipse vadit contra Assyrios. Fluvius autem quartus, ipse est Eufrate… » (Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. Il primo fiume si chiamava Pison; esso scorre intorno a tutto il paese di Avila dove c’è l’oro e l’oro di quelle terre è fine; qui c’è anche la resina odorosa e la pietra d’onice. Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre intorno a tutto il paese d’Etiopia. Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre a oriente di Assur. Il quarto fiume è l’Eufrate.

[31]Oratio valedictoria, cit. p. 16 A.

[32]“Egli è detto il primo degli autori di teologia; gli successe Orfeo, secondo fra i teologi dell’antichità: Aglaofemo ch’era stato iniziato all’insegnamento sacro di Orfeo, ebbe come successore in teologia Pitagora, di cui fu discepolo Filolao, il maestro del nostro divino Platone. Vi è quindi una prisca theologia … che ha la sua origine in Mercurio e culmina nel divino Platone “, M. Ficino, Argumentum del Poimandres .

[33]Nell’opera Ermete mostra a Mosè una tavola che reca incise le parole del Pimandro: “Deus, omnium creator secum Deum fecit visibilem et hunc fecit primum et solum quo oblectatus est et valde amavit proprium Filium ” e sotto, sulla targa del titolo si legge: “Hermes Mercurius Trismegistus Contemporaneus Moysi“.

[34]Cfr. D. Del Corno, Introduzione a “Vita di Apollonio di Tiana”, Adelphi, 2004 pp. 45-46.

[35]Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, cit. p. 62.

[36]Ivi, p. 228.

[37]De magia naturali, Opere Magiche, edizione diretta da M. Ciliberto, a cura di S. Bassi, E. Scapparone, N. Tirinnanzi, Milano, 2000, p. 160.

[38]Ivi, p. 167.

[39]In proposito mi permetto di rinviare a G.del Giudice, La coincidenza degli opposti. Giordano Bruno tra Oriente e Occidente, Di Renzo, Roma 2005.

[40]Apollonio fu amico e consigliere, prima e dopo la loro nomina ad Imperatori, di Vespasiano, Tito e Nerva.

[41]Per distinguerli dai Βραχμãνες (Bramani), che i greci chiamavano anche Γυμνοσοφισταί (Ginnosofisti), Filostrato chiama Γυμνοί (Ginni) i sapienti dell’ Africa.

[42]Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, cit. pp. 237-238.

[43]“O Egitto Egitto, delle religioni tue solamente rimarranno le favole anco incredibili alle generazioni future: alle quali non sarà altro che narri gli pii tuoi gesti che le lettere scolpite nelle pietre, le quali narraranno non a dèi et uomini (perchè questi saran morti, e la deitade sarà trasmigrata in cielo), ma a Sciti et Indiani, o altri simili di selvaggia natura.” Spaccio de la bestia trionfante, Dialoghi filosofici italiani, cit. p. 637.

[44]Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, cit. p. 272.

[45]Cfr. Apuleio, Florida, p. 130, ed Bip.

[46]Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana,, cit. pp. 373-374.

[47]Ivi, p. 154.

[48]Filostrato, Epistola a P. Valerio Asiatico.

[49]Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, cit. p. 319.

[50]Ivi, p. 339.

[51]Cfr. in proposito l’acuta analisi di M.Ciliberto sull’uso della Dissimulazione, in Pensare per contari, Interpretazione del processo di Giordano Bruno, 2005, 325-363.

[52]Per l’episodio in cui Apollonio, dopo aver rivolto a Domiziano la frase: “non mi ucciderai, infatti, poiché non sono mortale”, scompare dal tribunale prima della sentenza, cfr. Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, cit. p. 354.

[53]Ivi, p. 217.

Olga Podlazova

Monogramma Bruno3L’11 Settembre di due anni fa ci lasciava, a soli 28 anni, Olga Podlazova, simbolo di tutti coloro che amano Bruno per pura sete di conoscenza.

Voglio ricordarla pubblicando il monogramma del Codice Norov, la cui immagine “rubata” durante una delle rare mostre moscovite, mi inviò col suo solito, orgoglioso candore.

Ci mancherai Olga!

Olga PodlazovaUn’altra scintilla sprigionatasi nell’universo da quel terribile, meraviglioso rogo del febbraio del 1600 è tornata a congiungersi al fuoco del Sole!
Attilio Repola mi ha appena comunicato che Olga, la radiosa, eterea, preziosissima Olga, si è tolta la vita. Il sinodo di corpo e anima l’aveva sempre affascinata e tormentata e, negli scritti del Nolano, aveva trovato una via da seguire alla ricerca di una soluzione. Voglio interpretarla così questa sua decisione di lasciarci, come l’impaziente desiderio di spingere all’estremo la sua ricerca.
La triste notizia mi ha colto proprio in un momento di grande gioia per l’assegnazione del I Premio Internazionale “Giordano Bruno”.
Con la Sua continua richiesta di poter leggere le opere ancora inedite del Nolano, Olga è stata uno degli stimoli maggiori alla realizzazione de “La disputa di Cambrai”, che aveva molto apprezzato. Naturalmente questo premio lo dedico a Lei: lo merita tutto! Il Suo destino è la dimostrazione palpitante e tragica che i valori socratici dell’umiltà e della sete di conoscenza costituiscono ancora oggi motivo di sofferenza. In un’era in cui millantare è più facile e redditizio che essere, in cui la forma conta molto più della sostanza, a soccombere o, meglio, a tirarsi in disparte, sono sempre i più onesti e sensibili. Ci torneremo sopra, a mente fredda. Intanto affido alle commosse parole del devoto amico Attilio il compito di rievocarne il ricordo.
Guido del Giudice


“Così come il nostro, il suo, Giordano Bruno ha voluto salire sul rogo, insofferente ormai dell’ottusità del mondo, con il quale era costretto a confrontarsi, così Olga Ivanovna Podlazova ha voluto lasciare questo mondo, nel quale il suo spirito era costretto.

Nell’inevitabile mistero, che circonda l’altra vita, il suo spirito si è ora liberato. Il filo si è rotto e l’aquilone è libero di librarsi nello spazio. Olga lascia, a noi sopravvissuti, il ricordo della sua passione per la ricerca della verità, della sua aperta disponibilità al dialogo, della sua disarmante semplicità.

Il suo coraggio di vivere è stato pari a quello di decidere di morire. Aveva 28 anni. L’ho conosciuta in rete, nel vecchio blog del sito bruniano. Un suo messaggio semplice, così semplice, che nessuno gli aveva dato risposta. Succede.

Ha scelto il Papa nuovo, che potrebbe andato al corso ecclesiastico radicale. Che nè vi pensate?

Neppure io risposi appena lo lessi. Tornai sul blog dopo parecchi giorni. Quel messaggio era ancora lì, senza risposta. Non mi sembrava giusto, così risposi.

non mi ha meravigliato la nomina di papa ratzinger. la bruniana coincidenza degli opposti, così bene illustrata da guido del giudice nel suo libro, esigeva una risposta di fondamentalismo cattolico al fondamentalismo islamico.

Così cominciò il nostro dialogo, prima sul blog, poi, non interessando ad alcuno le nostre chiacchiere, nel privato. Così la nostra amicizia. Era l’inizio dell’estate 2005.

Scoprii che, per età, poteva essere mia figlia, che traduceva Giordano Bruno dai testi originali e tante altre cose, i tanti altri suoi interessi. Finché un giorno mi scrisse che il suo sogno era di essere a Campo de’ Fiori un 17 febbraio. Le risposi “Tu vieni in Italia. A Campo de’ Fiori, il prossimo 17 febbraio, ti porto io.”

E così fu. Fu là, in quella grande sagra di fanatismo e autocelebrazione, che la lasciò interdetta, che conoscemmo de visu l’amico Guido del Giudice. E questa fu una cosa veramente bella. Mentre io trafficavo col cellulare per cercare Guido, lei, Olga, l’aveva già individuato: aveva memorizzato la sua fisionomia da una sua foto, peraltro poco definita, comparsa nel sito. Mi pareche lo rappresentasse a fianco del monumento di Nola.
Olga PodlazovaOlga che costruiva coltelli, Olga che scolpiva il legno, Olga che curava un piccolo di cornacchia ferito, Olga che aveva un rapporto speciale, viscerale, con i suoi cani, in particolare con la sua Gravi, una cagna ibrido tra laika e lupo, destinata ad essere soppressa, Olga che amava i lupi, Olga che aveva scritto un brano teatrale sulla disputa di Cambrai, che avevamo cominciato a tradurre insieme in italiano, finché fummo distratti da altre cose, Olga che amava la natura solitaria, quella fortunata, perchè dimenticata dall’uomo. Le foto di Olga, quelle della sua Russia, fino alle ultime, scattate in Montenegro, durante le ultime, definitive, sue vacanze. Olga.

Questa Olga non c’è più. La morte ce l’ha sottratta, ma sorella morte è pietosa: ci ha lasciato intatto il suo ricordo.”.
Attilio Repola

TESTO RAPITO ATTO SECONDO: Finanziamenti miliardari

“Bruno filosofo non appartiene soltanto ai filosofi e noi non tollereremo che la corporazione degli accademici lo sequestri per sé. Bruno fu il filosofo fastidito, l’accademico di nessuna accademia, il nemico dei pedanti, il libero ricercatore della verità: dunque che cosa ha di comune con le Università? Dio ci guardi dalla dottrina ufficiale !
I sapienti che oggi esaltano il Nolano, ieri in compagnia del Bellarmino, ne avrebbero sentenziata l’insanità, perchè é ufficio dell’ Accademia non promuovere la Scienza, ma irrigidirla e canonizzarla. Perciò i discendenti dei dottori che derisero il Nolano e con lo Scioppio gioirono del supplizio, oggi non sapendo come fargli offesa lo vorrebbero incarcerare nelle loro cattedre ed ipotecarlo per le loro dispense di esame.
C’è un Bruno però che non appartiene ai filosofi di professione, agli accademici salariati, ma è di tutti gli uomini colti o che cercano appassionatamente la verità, e Bruno a sua volta la cercò con passione, con frenesia, con ispasimo, senza riguardi umani, fra lo sprezzo dei dotti e disprezzandoli”.

da: A. Labriola, “Il significato del martirio di Giordano Bruno”

TABELLA I

Schema riassuntivo dei finanziamenti erogati dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica per progetti di ricerca riguardanti Giordano Bruno, a partire dall’anno 1997. Sono tutti documenti pubblici, liberamente consultabili in rete.

Ogni commento è superfluo. Le cifre parlano da sole: una sola persona gestisce il 92% di tutti i finanziamenti bruniani e il 100% dei fondi (3 miliardi del vecchio conio in tre anni) stanziati per le Celebrazioni del quarto centenario della morte di Giordano Bruno.
Cinque ricercatori si spartiscono l’ottanta per cento dell’intera somma stanziata.
Considerate poi che la maggior parte dei progetti prevede l’utilizzo di queste somme per la pubblicazione di opere bruniane con importanti case editrici nazionali, che frutta loro ulteriori introiti sulle vendite! Sono soldi nostri, del contribuente! Si criticano i politici, i medici, gli insegnanti, i piloti, gli impiegati statali… ma questi chi li controlla?
Ci sono dei criteri nell’erogazione di questi fondi? Ci saranno certamente, ma devono essere molto opinabili. Notate ad esempio come il finanziamento del 1998, l’unico non assegnato a Ciliberto, sia stato diviso tutto tra donne! Non c’era un uomo quell’anno e in quel progetto in grado di dare un contributo? Tanti e tanti sono gli interrogativi che sorgono esaminando queste cifre, numerose le cose incomprensibili: che qualcuno ci aiuti a spiegarle!

Coordinatore: MICHELE CILIBERTO
Università degli Studi di Pisa
Genesi e caratteri della filosofia moderna
anno 1997
95 M£ + 4,650 M£

(51.464,93 €)

Coordinatore: ELISA GERMANA ERNST
Università degli Studi Roma Tre
Bruno, Campanella e il Rinascimento: Edizioni critiche e studi
anno 1998
116 M£

(59909 €)

Coordinatore: MICHELE CILIBERTO
Università degli Studi di Pisa
Le opere latine di Giordano Bruno: edizione critica, traduzione italiana, fortuna storica
anno 1999
300 M£

(154.937,07 €)

Coordinatore: MICHELE CILIBERTO
Università degli Studi di Pisa
Dio, natura e mondo nella filosofia moderna
anno 2001
180.759 €
Coordinatore: MICHELE CILIBERTO
Scuola Normale Superiore di Pisa
Vocabolario filosofico moderno online: Bruno Spinoza Kant. Edizioni, traduzioni, fortuna
anno 2003
210.000 €
Coordinatore: MICHELE CILIBERTO
Scuola Normale Superiore di Pisa
Filosofie e teologie: fonti antiche, discussioni moderne. Da Bruno a Spinoza.  Edizioni, traduzioni, fortuna.
anno 2006
120.000 €
Totale finanziamenti erogati dal 1997 al 2006 777.070 €

TABELLA II
Distribuzione dei fondi tra coloro che hanno ricevuto più di un finanziamento(*)

Responsabile Unità 1997 1999 2001 2003 2006 Totale
Michele Ciliberto (PI) 16.862 55.260 38.734 67.500 35.000 213.356
Nestore Pirillo (TN) 5.939 24.273 29.954 35.000 177.834
Walter Tega (BO) 14.460 25.822 28.921 20.000 89.203
Filippo Mignini (MC) 36.668 20.000 26.000 82.668
Simonetta Bassi (PI) 52.500 23.000 75.500
Chiara Lafons (PI) 2.324 10.845 28.921 42.090
Andrea Giovanni Orsucci(CA) 9.296 17.559 15.000 41.855
Giuliano Campioni (LE) 5.164 16.526 21.690

(*) tutte le cifre indicate in tabella sono espresse in euro.


Ministero dell’Universita’ e della Ricerca Scientifica e Tecnologica
Dipartimento Affari Economici

Coordinatore MICHELE CILIBERTO 1997
Titolo della Ricerca GENESI E CARATTERI DELLA FILOSOFIA MODERNA
Totale finanziamento (*) 95,000
Rd+Ra 79,827 (dichiarata all’atto della domanda)   79,827 (certificata)
Spese di coordinamento 4,650
Durata 24 mesi

(*) tutte le cifre indicate nel modulo sono espresse in milioni

Unità di Ricerca

1] Unità di Universita’ degli Studi di PISA
Responsabile MICHELE CILIBERTO 1997
Rd+Ra 24,000 (dichiarata all’atto della domanda) 24,000 (certificata)
Finanziamento 28,000
Compito

L’unità di ricerca analizzerà anzitutto la discussione che si è svilippata negli ultimi venti anni sul problema dei rapporti tra magia e scienza nella formazione della filosofia moderna – tema cruciale per un interpretazione, in senso generale, del mondo moderno nella sua complessità. Successivamente – sulla base di nuovi materiali e di documenti inediti presentati in moderne edizioni critiche – si procederà a studiare in modo specifico alcuni protagonisti fondamentali del processo costitutivo della filosofia moderna, in Italia ed in Europa, tra la seconda metà del ‘500 e i primi decenni del ‘600: da Cardano a Bruno a Campanella.

2] Unità di Universita’ degli Studi di TRENTO
Responsabile NESTORE PIRILLO 1997
Rd+Ra 10,000 (dichiarata all’atto della domanda) 10,000 (certificata)
Finanziamento 11,500
Compito

L’oggetto della ricerca è costituito dalla ricostruzione del nesso che lega la filosofia, in quanto idea dei costumi e dell’uomo, e i saperi che studiano le modalità della condotta di vita. Questa ricostruzione permetterà di rappresentare la trasformazione strutturaler e storica della coscienza, discussa variamente nella cultura otto-novecentesca. Verranno delineate: a) la riflesione intorno alla formazione moderna dello spazio della “coscienza”; b) la discussione sul carattere scientifico ed ermeneutico di tale spazio; c) la relazione dei saperi attinenti a tale spazio; d) l’origine (le tradizioni filosofiche e scientifiche) a cui le questioni vengono fatte risalire e la loro diffusione e influenza sul sistema delle visioni del mondo, sulle istituzioni e sulle professioni; e la nuova relazione tra storia e scienza, tra storia e coscienza, tra storia e medicalizzazione.

3] Unità di Universita’ degli Studi di LECCE
Responsabile GIULIANO CAMPIONI 1997
Rd+Ra 10,000 (dichiarata all’atto della domanda) 10,000 (certificata)
Finanziamento 10,000
Compito

La ricerca intende indagare sul senso complessivo e articolato della presenza di autori francesi del ‘600 e del ‘700 nella filosofia critica di Nietzsche e, piu’ in generale, della forte valorizzazione del XVII secolo (“secolo aristocratico, ordinatore, superbo verso ciò che è animale, severo con il cuore” “il secolo della volontà forte; anche quello della forte passione”). Di qui anche il non univoco atteggiamento (imposto a molta critica dagli schemi interpretativo heideggeriani) verso Descartes, valorizzato in più modi da Nietzsche a partire da Umano, troppo umano: ” aristocratismo: Cartesio. Dominio della ragione, testimonianza della sovranità della volontà”. Cartesio è definito anche (con Aristotele, Bacone e Comte) grande metodologo”. Si tratta quindi di verificare quanto la lettura di Nietzsche sia capace di cogliere la complessità delle istanze culturale, filsofiche, letterarie, scientifiche del secolo XVI da Montaigne ai moralisti da Cartesio a Pascal): il progetto della ragione deve imporsi comunque su istanze più oscure.

4] Unità di Universita’ degli Studi della BASILICATA
Responsabile SERGIO PIERI 1997
Rd+Ra 1,327 (dichiarata all’atto della domanda) 1,327 (certificata)
Finanziamento 1,350
Compito
Ricerca sul pensiero moderno e comtemporaneo su temporalità e verità, per quanto riguarda un versante, quello francese; ricerca su esperienza e fenomelogia per ciò che riguarda l’altro versante, quello anglo-americano.
5] Unità di Universita’ degli Studi di BOLOGNA
Responsabile WALTER TEGA 1997
Rd+Ra 24,000 (dichiarata all’atto della domanda) 24,000 (certificata)
Finanziamento 28,000
Compito
Il programma di ricerca prevede l’analisi di testi e di fonti iconiche attinenti ai temi dello studio della rappresentazione e della “manipolazione” della natura; della costruzione dei linguaggi del sapere e dell’individuazione dei criteri metodologici delle singole discipline, tra XVI e XVIII secolo. In particolare verranno anlizzati trattati scientifici (cosmologici, astronomici, matematici, naturalistici, artistici, etc), commenti, manuali di retorica, di logica, rassegne iconografiche, testi, repertori e schemi a carattere enciclopedico.
6] Unità di Scuola Normale Superiore di PISA
Responsabile CHIARA LEFONS 1997
Rd+Ra 4,500 (dichiarata all’atto della domanda) 4,500 (certificata)
Finanziamento 4,500
Compito
Studio analitico delle modalità specifiche con le quali Giordano Bruno si inserisce nel dibattito scientifico a lui contemporaneo con particolare riguardo agli sviluppi della matematica e dell’astronomia.
7] Unità di Universita’ degli Studi di TORINO
Responsabile Claudio Sergio POGLIANO 1998
Rd+Ra 6,000 (dichiarata all’atto della domanda) 6,000 (certificata)
Finanziamento 7,000
Compito
E’ noto che tra il XVI e il XVIII secolo la filosofia naturale, nel suo graduale farsi ed imporsi come scienza moderna, utilizza anche una serie di strumenti retorici (immagini, simboli, metafore) mutuati dalla tradizione letteraria o religiosa, oppure desunti da altre aree dello agire umano. Sembra appartenere a quel vasto arsenale persuasivo il ricorrere della metafora del teatro, che si fa più frequente proprio nel secolo in cui il genere teatrale raggiunge massimo splendore ed ha simultaneamente avvio la rivoluzione scientifica. Teatri della natura, tatri di macchine, teatri della memoria etc: non c’è campo di applicazione della modernità al suo nascere che non registri l’uso del termine, mentre più avanti il teatro diventerà inoltre modello di rappresentazione pubblica per un certo sperimentalismo.

Ministero dell’Universita’ e della Ricerca Scientifica e Tecnologica
Dipartimento Affari Economici

Coordinatore ELISA GERMANA ERNST 1998
Titolo della Ricerca BRUNO, CAMPANELLA E IL RINASCIMENTO: EDIZIONI CRITICHE E STUDI
Finanziamento assegnato (*) 116,000
Rd+Ra 50,260 (dichiarata all’atto della domanda)
Durata 24 mesi

(*) tutte le cifre indicate nel modulo sono espresse in milioni!

Unità di Ricerca

1] Unità di Università degli Studi ROMA TRE
Responsabile Elisa Germana ERNST 1998
Rd+Ra 18,060 (dichiarata all’atto della domanda)
Finanziamento 42,000
Compito

L’attività dell’unità di ricerca si articolerà a vari livelli:
1. edizione di testi: a) di Campanella: ed. prima e critica dell’ “Ateismo trionfato”, nel testo italiano inedito ritrovato dalla cordinatrice del progetto; ed. del testo latino e prima traduzione italiana dell'”Ethica”; allestimento di un’ampia antologia di opere di Campanella (G. Ernst); riedizione aggiornata del volume di Luigi Firpo “Il supplizio di T. Campanella”, sulle vicende processuali di Campanella (E. Canone); ed. dell’inedito “‘Compendium physiologiae” (ed. critica del testo lat. a cura di G. Ernst, trad., introduz e note di Paolo Ponzio ); ediz. del testo latino della “Monarchia Messiae” (non più ristampato dal 1633): il testo uscirà presso PUF, a Parigi, affiancato dalla traduz. francese; b) ed. dei seguenti testi di G. Bruno: “Cena delle ceneri”, “Spaccio della bestia trionfante”; “Summa terminorum metaphysicorum” (E. Canone); c) ed. del “Trattato sull’ingegno dell’uomo” del telesiano Antonio Persio (L. Artese); d) ed. delle seguenti quaestiones di Thomas de Wylton: Quaestio de idaeis, Quaestio de relatione, Notabilia cancellarii (G. Cannizzo). Si ritiene inoltre utile e opportuno curare ristampe anastatiche di opere significative o rare, quali la trilogia dei Poemi latini di Bruno editi a Francoforte (di cui non esiste alcuna edizione moderna), o dei Paradossi di Ortensio Lando.
2. Studi e saggi riguardanti gli autori citati, in primo luogo Bruno e Campanella, soprattutto in relazione alle tematiche dei testi ricordati; ricerche lessicografiche sulle loro opere; aggiornamenti bibliografici, che completino i lavori oggi disponibili.
3. Organizzazione di Convegni e Seminari di studio: IV incontro (ottobre 1999) nell’ambito del ciclo Giornate bruniane 1996-2000; collaborazione scientifica al Convegno di Reggio Calabria (ott. 1999) in occasione del IV centenario della congiura calabrese di Campanella.
4. Prosecuzione dell’attività connessa con la cura e l’ edizione dei fascicoli semestrali della rivista Bruniana & Campanelliana, diretta da Canone e Ernst.

2] Unità di Università di PISA
Responsabile Anna BELGRADO 1998
Rd+Ra      10,000 (dichiarata all’atto della domanda)
Finanziamento   23,000
Compito
L’attività di ricerca dell’unità sarà diretta verso i seguenti obiettivi: da un lato, in senso più ampio, si propone di approfondire taluni momenti della diffusione di tematiche scettiche e libertine, soprattutto in ambito francese e olandese, e di analizzare i rapporti che si vengono a istituire tra tali tematiche e l’ortodossia cattolica (A Belgrado); da un altro lato, riguarderà Bruno e Campanella in senso più specifico e diretto:T. Provvidera studierà taluni aspetti ancora poco noti del periodo londinese (1583-85) di Bruno, mirando soprattutto a far luce sull’ambiente degli stampatori di testi italiani (un’ampia sezione della ricerca sarà dedicata alla figura e all’attività di John Charlewood) e a chiarire la ricezione delle dottrine del filosofo negli ambienti intellettuali e di corte. O. Pompeo Faracovi studierà il pensiero astrologico del Rinascimento in rapporto a quello filosofico, con particolare riferimento ad autori quali Marsilio Ficino, Gerolamo Cardano e Campanella, dando al tempo stesso avvio a un lavoro di annotazione e commento per un’edizione critica degli “Astrologicorum libri” di Campanella.
3] Unità di Università degli Studi di NAPOLI “L’Orientale”
Responsabile Anna CERBO 1998
Rd+Ra 10,500 (dichiarata all’atto della domanda)
Finanziamento 23,700
Compito

L’attività di ricerca dell’unità di Napoli sarà mirata verso i seguenti obiettivi: 1) ricerche volte a approfondire tematiche, soprattutto letterarie, di autori rappresentativi, ma ancora poco conosciuti, del tardo Rinascimento meridionale, quali G.B. Manso, Paolo Regio (A. Cerbo) e Carlo Noci (C. Borrelli); studi sugli aspetti letterari e poetici degli scritti di Bruno, con particolare riferimento alla struttura dialogica (P. Sabbatino); studi sulla fortuna e la ricezione del pensiero di Bruno e Campanella in Italia e Europa: rapporti del pensiero di Bruno con la crisi politica e religiosa del ‘500 (S. Ricci); diffusione e traduzioni di testi di Campanella in Spagna (E. Sanchez Garcia) e nel nel primo ‘700 in Italia e in Europa (A. Placella). L’unità progetta inoltre di organizzare i seguenti convegni e seminari: una giornata di studio sul tema “Italia e Spagna nella letteratura della seconda metà del Cinquecento” (autunno 1999); un convegno dal titolo “Le Muse e la ‘nova’ filosofia di G. Bruno” (gennaio 2000).

4] Unità di Università degli Studi di ROMA
Responsabile Hilary Helen COX GATTI 1998
Rd+Ra 6,000 (dichiarata all’atto della domanda)
Finanziamento 14,000
Compito
Obiettivi dell’unità di ricerca: traduzione in lingua inglese della “Cena delle ceneri” di Bruno (il testo sarà pubblicato da Kluwer, nella collana “Archives of the History of Ideas”), con adeguata preparazione del testo nella forma “camera ready copy”; studi sulla fortuna dei testi e del pensiero di Bruno in ambito inglese (H. Gatti). Studio sui nessi del pensiero bruniano con la fisica aristotelica, con particolare attenzione al soggiorno di Bruno in Germania (L. Spruit). Edizione della “Philosophia Epicurea Democritiana Theophrastica” di Nicholas Hill (1570-1610): le sole edizioni esistenti sono quelle del 1601 e 1619. L’opera, in cui si discutono apertamente le teorie atomistiche e si difende la dottrina eliocentrica, ponendosi come un documento primario della diffusione delle idee bruniane in Inghilterra, verrà altresì tradotta e annotata. Ricerche sulla presenza di opere di F. Patrizi in Inghilterra, con particolare attenzione alla Biblioteca del Sion College, il cui catalogo elenca diverse opere del filosofo, annotate da J. Dee, W. Ralegh e H. Percy (S. Plastina). Ricerche sulla fortuna europea del pensiero neo-platonico, con particolare riferimento a Bruno (S. Ferretti).
5] Unità di Scuola Normale Superiore di PISA
Responsabile Maria Rita PAGNONI 1998
Rd+Ra 5,700 (dichiarata all’atto della domanda)
Finanziamento 13,300
Compito
L’unità diricerca si propone i seguenti obiettivi: edizione storico-critica con commentario di: G. Bruno, “Explicatio triginta sigillorum”, secondo le seguenti fasi: 1) ricostituzione del testo mediante collazione completa di tutti gli esemplari (36); 2) elaborazione del commentario del testo, con individuazione dei luoghi paralleli e delle fonti esplicite ed implicite; 3) stesura dell’Introduzione, interpretativa e filologica (R. Sturlese). Ricerche sulle fonti neo-platoniche della demonologia bruniana, con particolare riferimento alla sezione centrale del “De magia”. In tale contesto si assumerà il concetto di ‘spiritus’ come chiave di lettura privilegiata delle tematiche magiche (D. Giovannozzi).

MINISTERO DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA SCIENTIFICA
PROGRAMMI DI RICERCA – ANNO 1999

  • Coordinatore Scientifico: MICHELE CILIBERTO
  • Titolo della Ricerca: Le opere latine di Giordano Bruno: edizione critica, traduzione italiana, fortuna storica.
  • Finanziamento assegnato: 154.937
  • Rd-Ra: 87.281
  • Durata: 24 Mesi

Obiettivo della Ricerca

Situandosi nel quadro delle iniziative dedicate a Giordano Bruno nel IV centenario della morte (17 febbraio 2000),il programma di ricerca, in stretto collegamento con le tendenze piu’ avanzate dell’attuale Bruno – Renaissance, intende svilupparsi su tre piani distinti:
(1) Edizione critica delle opere latine di Giordano Bruno con preliminare attenzione agli scritti magici, mnemotecnici e lulliani (De magia, Theses de magia, De rerum principiis, De vinculis in genere, Lampas triginta statuarum, De umbris idearum, Cantus circeus, Sigillus sigillorum, De imaginum compositione;
(2) Traduzione italiana delle opere latine di Bruno, con commento storico-critico, tendente a situare il pensiero bruniano nel quadro della filosofia rinascimentale e moderna;
(3) Analisi e studio dei principali momenti della fortuna delle opere latine di di Bruno dal 1600 al 1900, con particolare riferimento ai seguenti temi:
(a) rapporto tra arti della memoria e modelli enciclopedici seicenteschi;
(b) discussioni sui processi di civilizzazione e sulla “civil conversazione”;
(c) rapporti tra pensiero di Bruno e filosofia tedesca dello ‘800;
(d) relazione tra gli studi sulla “religione degli antichi” di fine ‘800, svolti in ambito della filologia classica, e “riscoperta” dell’ermetismo bruniano;
(e)le opere latine di Bruno nel ‘900 italiano;
(f) Immagini di Bruno nella cultura popolare tra ‘800 e ‘900, con particolare riferimento ai testi autobiografici bruniani contenuti nelle opere latine.

Innovazione rispetto allo stato dell’arte nel campo

Il programma intende mettere a disposizione degli studiosi il testo di Bruno in edizione critica, corredata da analisi delle fonti, commento, traduzione. Allo stato attuale della ricerca, esistono solo tre opere disponibili in edizione critica con apparato filologico, di fonti e di luoghi paralleli. Gran parte dei testi bruniani è accessibile a tutt’oggi ancora nell’edizione ottocentesca di Tocco, Tallarigo, Imbriani, Vitelli, per quanto riguarda i testi latini: per quanto riguarda i testi in volgare, esistono le edizioni critiche di due dialoghi, la Cena de le Ceneri e il De la Causa principio et uno a cura di Giovanni Aquilecchia. Non si può ritenere, invece, critica l’edizione, pur pregevole, messa in cantiere da Les Belles Lettres.

Criteri di verificabilità

  1. pubblicazioni delle edizioni critiche, delle traduzioni e dei contributi critici (sia articoli che saggi dei partecipanti alla ricerca) sui momenti della storia della fortuna di Bruno individuati dal programma;
  2. discussione internazionali e nazionali dei risultati ecdotici e critici della ricerca
  3. ulteriori sviluppi sia sul piano metodico che generalmente storiografico di questo tipo di indagine imperniato su un intreccio organico di indagini ecdotiche e problemi storiografici e lessicali

Elenco delle Unità di Ricerca

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di PISA

  • Responsabile scientifico:  Michele CILIBERTO
  • Finanziamento assegnato:  55.260

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di TORINO

  • Responsabile scientifico:  Claudio Sergio POGLIANO
  • Finanziamento assegnato:  10.329

Sede dell’Unità:  Scuola Normale Superiore di PISA

  • Responsabile scientifico:  Chiara LEFONS
  • Finanziamento assegnato:  10.845

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di BOLOGNA

  • Responsabile scientifico:  Walter TEGA
  • Finanziamento assegnato:  25.822

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di CAGLIARI

  • Responsabile scientifico:  Andrea Giovanni ORSUCCI
  • Finanziamento assegnato:  9.296

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di TRENTO

  • Responsabile scientifico:  Nestore PIRILLO
  • Finanziamento assegnato:  24.273

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di FERRARA

  • Responsabile scientifico:  Patrizia CASTELLI
  • Finanziamento assegnato:  2.582

Sede dell’Unità:  Università degli Studi del SALENTO

  • Responsabile scientifico:  Giuliano CAMPIONI
  • Finanziamento assegnato:  16.526

MINISTERO DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA SCIENTIFICA
PROGRAMMI DI RICERCA – ANNO 2001

  • Coordinatore Scientifico: Michele CILIBERTO
  • Titolo della Ricerca: Dio, natura e mondo nella filosofia moderna
  • Finanziamento assegnato:  180.759
  • Rd-Ra:  95.028
  • Durata:  24 Mesi

Obiettivo della Ricerca

Il programma di ricerca intende analizzare il problema del rapporto tra Dio mondo e natura e la sua complessa modificazione nell’ambito della filosofia moderna lungo i seguenti piani di ricerca, nei quali si intrecciano riflessione cosmologica, riflessione teologica e riflessione giuridico-antropologica:
1. problema del rapporto tra infinità di Dio e infinità del mondo, con specifico riferimento alla questione della potentia absoluta e potentia ordinata, analizzata attraverso gli scritti di Niccolò Cusano e,soprattutto, di Giordano Bruno
2. processo di costituzione delle nuove “immagini” del sapere intorno a Dio natura e mondo nei progetti enciclopedici seicenteschi
3. individuazione dei rapporti tra diritto divino, diritto naturale e diritto umano nel dibattito giuridico e filosofico protomoderno
4. sviluppo del tema nella tradizione “neoplatonica” da Ficino fino ai neoplatonici di Cambridgeindividuazione dei rapporti tra diritto divino, diritto naturale e diritto umano nel dibattito giuridico e filosofico protomoderno
5. problema del rapporto fra Dio mondo e natura nella filosofia di Spinoza, considerata come momento fondamentale e punto culminante dell’intero processo.
Lungo quest’ambito problematico l’obiettivo fondamentale del programma è la pubblicazione, oltre che di saggi e contributi critici, di nuove edizioni critiche dei testi di Giordano Bruno (con particolare riferimento alle opere mnemotecniche e cosmologiche) e di Baruch Spinoza con particolare riferimento all’epistolario.
A questo scopo è obiettivo del programma organizzare specifici convegni e seminari su:
a) problemi di bibliografia testuale e questioni di carattere ecdotico,
b) questioni di storia della storiografia filosofica concernenti il tema in questione.
Obiettivo del programma è, inoltre, quello di intrecciare l’indagine di ordine storico-filosofico con un’indagine di carattere storiografico, mirante a mettere a fuoco le maggiori interpretazioni che di questo tema sono state date nell’ambito della storiografia moderna e contemporanea.

Innovazione rispetto allo stato dell’arte nel campo

Rispetto allo stato dell’arte il programma di ricerca si propone di mettere in circolazione in edizione critica testi fondamentali della filosofia europea fra ‘500 e ‘600, concentrandosi in modo particolare sulle opere mnemotecniche, sul De immenso e sui Libri physicorum di Giordano Bruno e sull’Epistolario di Spinoza;
si propone inoltre di ricercare sistematicamente le fonti antiche, medievali e rinascimentali di queste opere, non limitandosi alle fonti esplicite, ma allargando la ricerca alle fonti implicite e agli intarsi intertestuali. In questo modo il progetto di ricerca si propone di studiare e approfondire l’analisi del rapporto fra Dio, natura e mondo nella filsofia moderna in modo originale, ricercando in esso da una parte gli elementi della tradizione neoplatonica, dall’altra influenza dell’averroismo latino e rinascimentale.

Criteri di verificabilità

  1. organizzazione di seminari e convegni
  2. discussione nazionale e nazionale dei risultati ecdotici e interpretativi
  3. pubblicazione di edizioni critiche e di saggi storiografici.84

Elenco delle Unità di Ricerca

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di PISA

  • Responsabile scientifico:  Michele CILIBERTO
  • Finanziamento assegnato:  38.734

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di CAGLIARI

  • Responsabile scientifico:  Andrea Giovanni ORSUCCI
  • Finanziamento assegnato:  17.559

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di MACERATA

  • Responsabile scientifico:  Filippo MIGNINI
  • Finanziamento assegnato:  36.668

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di TRENTO

  • Responsabile scientifico:  Nestore PIRILLO
  • Finanziamento assegnato:  29.954

Sede dell’Unità:  Scuola Normale Superiore di PISA

  • Responsabile scientifico:  Chiara LEFONS
  • Finanziamento assegnato:  28.921

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di BOLOGNA

  • Responsabile scientifico:  Walter TEGA
  • Finanziamento assegnato:  28.921

MINISTERO DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA SCIENTIFICA
PROGRAMMI DI RICERCA – ANNO 2003

  • Coordinatore Scientifico: Michele CILIBERTO
  • Titolo della Ricerca: Vocabolario filosofico moderno online: Bruno Spinoza Kant. Edizioni, traduzioni, fortuna
  • Finanziamento assegnato:  210.000
  • Rd-Ra:  119.400
  • Durata:  24 Mesi

Obiettivo della Ricerca

Il progetto si propone di costruire uno strumento informatico per la costituzione e l’analisi elettronica del vocabolario filosofico moderno. Si prenderanno in considerazione innanzitutto le opere di Bruno, di Spinoza e di Kant in moderne e affidabili edizioni critiche; in secondo luogo le principali traduzioni di queste opere al fine di individuare i loro ambiti efettivi di influenza e di circolazione.

Innovazione rispetto allo stato dell’arte nel campo

Non esiste un vocabolario filosofico moderno su supporto elettronico, né offline né online. Il progetto proposto rappresenta una novità nel panorama degli studi filosofici nazionali ed internazionali.

Criteri di verificabilità

  1. pubblicazioni di edizioni critiche
  2. costituzione di data base testuali e iconografici (con particolare riferimento a Bruno, Spinoza e Kant
  3. pubblicazione dei risultati metodologici
  4. pubblicazione del sito web “Vocabolario filosofico moderno”

Elenco delle Unità di Ricerca

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di CAGLIARI

  • Responsabile scientifico:  Andrea Giovanni ORSUCCI
  • Finanziamento assegnato:  15.000

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di TRENTO

  • Responsabile scientifico:  Nestore PIRILLO
  • Finanziamento assegnato:  35.000

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di PISA

  • Responsabile scientifico:  Simonetta BASSI
  • Finanziamento assegnato:  52.500

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di MACERATA

  • Responsabile scientifico:  Filippo MIGNINI
  • Finanziamento assegnato:  20.000

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di BOLOGNA

  • Responsabile scientifico:  Walter TEGA
  • Finanziamento assegnato:  20.000

Sede dell’Unità:  Scuola Normale Superiore di PISA

  • Responsabile scientifico:  Michele CILIBERTO
  • Finanziamento assegnato:  67.500

MINISTERO DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA SCIENTIFICA
PROGRAMMI DI RICERCA – ANNO 2006

  • Coordinatore Scientifico: Michele CILIBERTO
  • Titolo della Ricerca: Filosofie e teologie: fonti antiche, discussioni moderne. Da Bruno a Spinoza.
  • Finanziamento assegnato:  120.000
  • Rd-Ra:  127.200
  • Durata:  24 Mesi

Obiettivo della Ricerca

Malgrado la ridotta quota di finanzimento, l’obiettivo della ricerca rimane quello di individuare la funzione che hanno giocato le fonti antiche all’interno di uno dei temi costitutivi della filosofia moderna, quello del rapporto fra filosofia e teologia. Il lavoro si intende concentrare soprattutto su alcuni autori in cui il nesso appare decisivo – Ficino, Bruno, Suarez, Campanella e Spinoza.
L’articolazione del lavoro si manterrà secondo i seguenti livelli:
– individuazione dei luoghi in cui si dispiega in forma esplicita e soprattutto implicita il confronto con le fonti antiche;
– edizione dei testi moderni nei quali il tema è messo a fuoco;
– immissione online dei materiali editi
– costruzione di un archivio informatico nel quale confluiscano sia i testi nuovamente editi sia i testi antichi e moderni rilevanti ai fini di questa problematica;
– organizzazione di seminari di lavoro e convegni
– pubblicazione di testi cartacei e digitali.

Innovazione rispetto allo stato dell’arte nel campo

L’innovazione del progetto consiste nel tracciare una nuova linea di ricerca su un argomento di fondamentale importanza per la storia della filosofia e della cultura in età moderna. In modo particolare, grande attenzione merita il sistematico lavoro di censimento delle fonti antiche, medievali e rinascimentali, che rappresenta un avanzamento dello stato delle conoscenze: finora i lavori sulle fonti si sono limitati a sondaggi, per quanto accurati. Inoltre gli autori scelti sono particolarmente significativi per la loro esemplarità: Giordano Bruno (considerato come il punto di confluenza di un percorso che inizia con la riflessione di Ficino); Campanella e Suarez (interpretati come due modelli alternativi di utilizzo della fonte aristotelica in rapporto alla costituzione di diversi modelli di teologia naturale); Spinoza (analizzato alla luce della tradizione averroista latina ed ebraica).
Oltre a ciò, innovativo risulta anche lo strumento di presentazione dei risultati della ricerca: la creazione di un data base testuale relativo sia alle edizioni critiche che ai testi delle fonti e della fortuna sarà infatti reso possibile dall’utilizzo del motore di ricerca realizzato da Signum-Centro di ricerche informatiche per le discipline umanistiche della Scuola Normale Superiore di Pisa. Il motore di ricerca in questione si colloca infatti come uno degli applicativi più interessanti per la sua versatilità.

Criteri di verificabilità

I criteri di verificabilità saranno i seguenti:

1) pubblicazioni di edizioni critiche

2) costituzione di data base testuali e iconografici (con particolare riferimento a Ficino, Bruno, Campanella, Suarez, alle Scritture)

3) pubblicazione dei risultati metodologici attraverso articoli, saggi e volumi.

Elenco delle Unità di Ricerca

Sede dell’Unità:  Università degli Studi “G. d’Annunzio” CHIETI-PESCARA

  • Responsabile scientifico:  Nicoletta TIRINNANZI
  • Finanziamento assegnato:  10.000

Sede dell’Unità:  Scuola Normale Superiore di PISA

  • Responsabile scientifico:  Michele CILIBERTO
  • Finanziamento assegnato:  35.000

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di BARI

  • Responsabile scientifico:  Costantino ESPOSITO
  • Finanziamento assegnato:  26.000

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di PISA

  • Responsabile scientifico:  Simonetta BASSI
  • Finanziamento assegnato:  23.000

Sede dell’Unità:  Università degli Studi di MACERATA

  • Responsabile scientifico:  Filippo MIGNINI
  • Finanziamento assegnato:  26.000

IL TESTO RAPITO ATTO SECONDO: La disputa su “La disputa”

“Bruno filosofo non appartiene soltanto ai filosofi e noi non tollereremo che la corporazione degli accademici lo sequestri per sé. Bruno fu il filosofo fastidito, l’accademico di nessuna accademia, il nemico dei pedanti, il libero ricercatore della verità: dunque che cosa ha di comune con le Università? Dio ci guardi dalla dottrina ufficiale !
I sapienti che oggi esaltano il Nolano, ieri in compagnia del Bellarmino, ne avrebbero sentenziata l’insanità, perchè é ufficio dell’ Accademia non promuovere la Scienza, ma irrigidirla e canonizzarla. Perciò i discendenti dei dottori che derisero il Nolano e con lo Scioppio gioirono del supplizio, oggi non sapendo come fargli offesa lo vorrebbero incarcerare nelle loro cattedre ed ipotecarlo per le loro dispense di esame.
C’è un Bruno però che non appartiene ai filosofi di professione, agli accademici salariati, ma è di tutti gli uomini colti o che cercano appassionatamente la verità, e Bruno a sua volta la cercò con passione, con frenesia, con ispasimo, senza riguardi umani, fra lo sprezzo dei dotti e disprezzandoli”.

da: A. Labriola, “Il significato del martirio di Giordano Bruno”

spot_rivolta2Cari amici, sono 10 anni ormai che, contando solo sulla forza del mio entusiasmo, sacrificando tempo e risorse personali, mi batto in nome della conoscenza e della diffusione del pensiero del Nolano, per difenderlo dalla presunzione e dall’arroganza di un vero e proprio comitato d’affari, che lo ha “sequestrato per sé”, per usare le sdegnate parole di Antonio Labriola, riportate sopra. In questo periodo mi sono fatto conoscere (forse troppo, per i gusti di qualcuno) anche all’interno della comunità accademica. Era fatale perciò che prima o poi l’evidente fastidio, che questa mia scomoda presenza destava, sfociasse nell’insofferenza. Quando ti riferiscono che nelle alte gerarchie accademiche si pronunciano frasi tipo: “Quel Del Giudice sta disputa cambraicrescendo,eh?”, devi cominciare ad aver paura perchè, nel loro gergo mafioso, ciò significa: “bisogna tagliargli le gambe!”. Ed è quello che costoro stanno ora cercando di fare, dopo la pubblicazione del mio libro “La disputa di Cambrai”, che ha provocato, a quanto pare un vero e proprio putiferio tra i brunisti. Recentemente, in una mia intervista al magazine Diogene, avevo già posto l’accento sull’esistenza fra gli appassionati di Bruno, di alcune ben distinte fazioni, ma pensavo che alla fine tutte, a loro modo, cooperassero alla gloria del filosofo Nolano. Proprio per questo, pur avendo già fatto più volte esperienza della crescente ostilità nei miei confronti, avevo preferito sorvolare per non infastidirvi con quelle che potevano sembrare beghe personali. Ho cercato perciò, obbligato com’ero a muovermi in questo campo minato, di mantenermi il più possibile equidistante dai vari schieramenti in lotta, dando voce e risalto a tutti, senza preclusioni e favoritismi. Non ho debiti di sorta con nessuno: chi ha mostrato disponibilità nei miei confronti è stato ampiamente ripagato, chi mi ha osteggiato è stato finora semplicemente ignorato.

ORA BASTA!

Ora però la misura è colma! La pubblicazione, a firma di Filippo Mignini, sulla rivista “Bruniana & Campanelliana”, di un virulento attacco nei miei confronti, mi impone, di mettere al corrente dell’accaduto innanzitutto Voi che mi avete accompagnato e sostenuto in questi anni con il vostro entusiasmo. Il solo pensiero che a seguirmi ci sono persone come la cara Olga Podlazova che, fino a qualche istante prima di decidere di mutar vita, leggeva la mia Disputa e lavorava ad una sua versione teatrale, mi ripaga di queste cattiverie ma al tempo stesso mi impone di non fargliela passare liscia!
La tempestività con cui Eugenio Canone, co-direttore della rivista, si è occupato del mio libro appena uscito è sorprendente! Delle mie precedenti opere era uscita unarivistab&c recensione di poche righe dopo oltre un anno! E quando mi ero rivolto a lui, chiedendogli di esaminare un mio saggio originale su “Bruno, Rabelais e Apollonio di Tiana”, in cui identifico per la prima volta una citazione diretta dello scrittore francese da parte di Bruno, mi ero sentito rispondere che il palinsesto della rivista era completo per i prossimi 4 anni! Fin qui, comunque, nulla di strano: sappiamo bene che quella degli “accademici” è una conventicola e ognuno, in maniera più o meno educata, ha il diritto in casa propria di regolarsi come vuole. Non posso non ricordare però con amarezza, la solerzia del signor Canone nel farmi inviare copia dei suoi lavori, quando si è trattato di pubblicizzarli e recensirli sul mio sito!
Non è questo il luogo per analizzare nello specifico il vile articolo, cui ho risposto punto per punto in un commento che ho inviato ai direttori e all’editore della rivista, chiedendo che venga pubblicato sul prossimo numero, nel rispetto delle leggi che regolano il diritto di replica. Nelle due paginette di cui si compone, Mignini, nonostante i maldestri tentativi di nascondere i veri obiettivi della sua azione, lascia chiaramente trasparire i motivi del suo astio. Comincia col definirmi in tono ironico ed offensivo  “medico e filosofo napoletano”, autoinvestitosi del ruolo di paladino della memoria di Bruno (come appare dal suo sito www.giordanobruno.info : “sito ufficiale dei seguaci del filosofo nolano”). Ecco venir fuori la causa prima (anzi la seconda perchè, come vedremo, il portafogli viene sempre prima di ogni cosa!) della malcelata invidia: il successo del mio sito internet, incontestabilmente il più importante e apprezzato esistente in rete. Dieci anni di attività, oltre 250.000 contatti certificati da ogni parte del globo e una mailing list con oltre 4000 iscritti valgono certamente molto più di un manipolo di studentesse universitarie ricattate e sfruttate in maniera miseranda, e questo dà fastidio. E’ contro di voi dunque, amici bruniani, che è rivolto questo tentativo di delegittimazione. L’obiettivo è quello di sminuire l’ importanza, la cultura e la giusta rivendicazione dei veri depositari ed interpreti del messaggio del Nolano. Abbiamo osato mettere il naso in quello che viene considerato un affare privato, iniziato nel 2000 con la spartizione dei famigerati finanziamenti del 4° centenario del rogo di Campo de’ fiori, di cui ancor oggi si contendono le ultime briciole.
Dopo una serie di critiche al mio lavoro nelle quali palesa, tra l’altro, tutta la propria pedantesca asinità, l’autore della “porcata” insinua che per la traduzione dell’ Acrotismus da me curata mi sarei servito, senza citarla, della tesi di dottorato di una sua allieva, Barbara Amato. Si cerca, in sostanza,  di allestire il secondo atto di quella pantomima dal titolo Il testo rapito già messa in scena ai danni di uno dei loro, Michele Ciliberto, nel 2000 e che poi è stata la causa scatenante del grande scisma verificatosi nell’ambiente accademico brunista. Accusarono di plagio lo stesso Bruno per toglierselo dai piedi ad Oxford!. Naturalmente l’avermi messo in tale compagnia non può che farmi onore!
Per controbattere queste squallide menzogne, basta un semplice, inoppugnabile dato di fatto, che la dice lunga sulla malafede di costoro: pur apprezzando i lavori della dottoressa Amato, peraltro regolarmente citati nella bibliografia del mio libro, non ho mai avuto il piacere di conoscerla, né alcun contatto è mai intercorso tra noi. Se fosse vero quel che costui afferma, credo che sarebbe la prima a doversi dolere e ad avere il diritto di contestarmi le accuse che mi vengono rivolte. Come mai non è Lei stessa a farlo? E’ forse minorenne, è legalmente interdetta? No signori la verità è che il lavoro della dottoressa Amato è stato “comprato” ( “ne ha ceduto i diritti”, secondo l’eufemismo usato da Mignini) non so a quale prezzo ad Eugenio Canone, il quale sta per pubblicare presso la casa editrice UTET una raccolta di traduzioni bruniane, tra cui quella dell’Acrotismus!
Il sentimento ispiratore dell’attacco nei miei confronti è dunque uno solo: la rabbia repressa per essere stati preceduti nella pubblicazione dell’Acrotismus e nel rendersi conto dell’effettiva importanza della mia ricerca, che ridimensiona la loro pubblicazione profumatamente remunerata. Una ricerca  che, come sapete, mi ha portato al ritrovamento, a Praga, di un probabile nuovo autografo bruniano. Una scoperta che, se l’avessero fatta loro, avrebbe avuto un’eco planetaria e che invece è passata pressocché inosservata!
Mignini conclude la sua missione denigratoria (me lo vedo acclamato e portato in trionfo dai suoi accoliti come Rodolphe Callier a Cambrai!) così: “Con poca pazienza, ci si potrà convincere facilmente sul credito da attribuire a quest’opera e al suo autore”. Certo! Non è gran cosa: è semplicemente il credito che si deve a chi si propone, senza fini di lucro o di potere, con tutte le ingenuità e gli errori in cui può incorrere un “dilettante”, di rispondere alle aspettative di persone che mi stimano e che ripongono in me una fiducia che non intendo tradire. E’ un credito almeno pari a quello che si attribuiscono personaggi, magari più titolati ed attrezzati professionalmente, ma privi di qualsiasi senso di umiltà e nutriti quotidianamente proprio di quei difetti che, ne La disputa di Cambrai, Bruno denuncia quali principali ostacoli alla conoscenza: intolleranza ed abitudine a credere.

Un libro è come un figlio e, soprattutto quando è il frutto di una amore appassionato e non mercenario, va difeso con ogni mezzo!

RIVOLTA CONTRO IL MONDO ACCADEMICO!

Il disappunto per l’uscita del mio libro è stato tale che mi sono arrivate addirittura delle mail nelle quali mi si intima minacciosamente di ritirarlo dal commercio e una telefonata in cui mi si offre addirittura del denaro! In seguito al mio rifiuto è partito un ordine perentorio: “nessun accademico dove c’è del Giudice!”. Lo si è visto già in occasione della recente consegna al sottoscritto del 1° Premio internazionale Giordano Bruno: all’ultimo istante tutti gli accademici invitati hanno dato forfait! Eccoti sistemato, piccolo pidocchio impazzito! Sullo sfondo aleggia la misteriosa (ma non tanto) figura di un Grande burattinaio, che per giunta avrebbe tutto l’interesse a stare  zitto, in quanto si è trovato anch’egli in passato in una situazione simile. Nelle prossime puntate scopriremo parecchie cose anche su di lui!
Comunque, se pensavano di spaventarmi, come sono abituati a fare con i loro studenti e portaborse, hanno fatto male i loro conti, perchè io non sono un accademico e sono quindi immune dal loro veleno. Forte della verità e della sincerità del mio impegno, posso affrontarli a viso aperto. Non ho mai avuto sovvenzioni da nessuno io! Tutto quel che faccio per Bruno, lo faccio a spese del mio tempo e del mio portafogli. I libri che scrivo non hanno alcun fine di lucro e devo ad un coraggioso editore, Sante Di Renzo, che ha sposato con entusiasmo la causa bruniana, la loro pubblicazione. Mi reco a mie spese sui luoghi, acquisto a mie spese testi, ricerche etc. Non ho guadagnato un solo euro dalla mia attività e non c’è uno di quei signori che possa dire di avermi offerto un caffé, anzi! Eventuali  royalties che mi saranno corrisposte dal mio editore saranno tutte devolute all’ importante progetto, che ho recentemente lanciato in occasione del Premio Internazionale Giordano Bruno, di realizzare un monumento al filosofo in una piazza della città di Napoli che lo allevò.
Proprio io che con i miei miseri mezzi intellettuali e materiali, senza percepire un soldo, senza nessun aiuto né economico né organizzativo, rimettendoci tempo e denaro, cerco di riparare almeno in parte i guasti commessi da questi signori, portando a conoscenza degli appassionati, opere di Bruno che altrimenti rimarrebbero ostaggio delle loro mani fino a che non sia possibile cavarci fuori più denaro possibile, sarei il personaggio indegno? Eh no, questo non ve lo permetto!
Ho deciso perciò di cominciare a presentare da oggi su questo sito tutto il materiale in mio possesso, le prove inconfutabili, supportate da fatti, registrazioni e documenti ufficiali, peraltro accessibili a tutti, anche in rete, dell’indecoroso mercimonio sviluppatosi intorno al Nostro filosofo, soprattutto a partire dalle celebrazioni del 4° centenario del rogo nel 2000, allorquando cioè iniziò la spartizione di quella torta (e che torta!) che continua ancora oggi.
Non c’è bisogno di alcun commento:
gli stessi identici nomi ritornano nella lista dei finanziamenti, nei comitati celebrativi,  nelle commissioni di nomina dei docenti e in quelle dei premi letterari!!! Ognuno potrà trarre agevolmente le sue conclusioni ed arricchire la discussione con altri episodi di cui fosse a conoscenza, poiché so di non essere certo né il primo né l’unico a fare esperienza dei loro metodi.

Avete idea dell’importo dei finanziamenti erogati dal Ministero della ricerca scientifica, che costoro si spartiscono per progetti spesso inutili?

Lo sapete che qui c’è qualcuno che decide se un’opera su Bruno deve o non deve essere pubblicata?

Sapete come avvengono le nomine dei professori nelle università italiane?

Sapete come si determinano i vincitori dei principali Premi Letterari?

Sapete come si fa a girare il mondo gratis, con la scusa di diffondere Bruno?

Illuminando la rete di rapporti esistenti tra i personaggi implicati in questa vicenda, il tutto supportato da prove e documenti ufficiali, cercherò di rispondere nel modo più esauriente possibile a queste domande.
Politici, medici, giornalisti…., tutte le caste sono state indagate e messe alla berlina in questo paese ma ce n’è una, non di poco peso, che riesce sempre a rimanere nell’ombra ed è quella degli accademici. Sarei felice se proprio dalle pagine di un sito dedicato a Giordano Bruno, che per tutta la vita avversò e denunciò la pedanteria di costoro, partisse finalmente una crociata contro questa potentissima casta! Naturalmente, come in tutti i comitati d’affari e di potere, anche qui la politica ha un peso determinante, ma lascio ad altri il compito di indagare e commentare quest’aspetto perchè, da filosofo, nemico dei settarismi di qualsiasi genere, rifiuto qualsiasi schieramento. Così pure rifuggo dall’errore di fare di tutt’erba un fascio: numerosi sono, negli Atenei, gli studiosi animati da un sincero e disinteressato desiderio di valorizzare e diffondere il pensiero del Nolano.
Mi aspetto che la voce dei veri bruniani mi sostenga in quest’impresa. Essa giunge a proposito, in quanto mi dà l’occasione di  verificare quanto i miei sacrifici ed il mio entusiasmo siano apprezzati e costituisce un banco di prova per decidere se andare avanti o meno in questa mia sempre più onerosa attività. Vi chiedo pertanto di esprimermi in ogni modo, sinceramente come sempre, il Vostro giudizio e i Vostri consigli. A tal fine, oltre al Forum, avete a disposizione un argomento sul Blog. Ho, inoltre, inserito sul sito un sondaggio che, si badi bene, non vuol essere un referendum personale tra me e questi tristi figuri, né una faida tra brunisti e bruniani, perchè sono due componenti entrambe preziose per la valorizzazione di Bruno, quando rimangano nei loro campi di competenza.

Michele Ciliberto e il plagio del “Meridiano” Mondadori

Ha terminato l’altrui sermone col proprio raglio: il venerabile dottore ha fatto la parte del pappagallo e dell’asino.

Amici Giordanisti, il Nolano sembra non dover aver mai pace!
L’ultima polemica, scoppiata intorno al “Meridiano” Mondadori, viene definita sul Corriere della Sera addirittura “conflitto internazionale”!
Da quando cinque anni fa decisi di riversare su questo sito la mia passione genuina per Giordano Bruno non ho mai pensato di farmi sponsorizzare da nessun partito politico e da nulla accademia e i sacrifici personali che ho fatto in questi anni per sostenere e sviluppare questa mia fatica ne sono valida testimonianza e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Per questa ragione riporto in questa pagina le opinioni e le ragioni di entrambe le parti e di chiunque voglia esprimersi sull’argomento. Traetene Voi le conclusioni.
Mi sembrano appropriate, a questo riguardo, le parole di Antonio Labriola:
“Bruno filosofo non appartiene soltanto ai filosofi e noi non tollereremo che la corporazione degli accademici lo sequestri per sè. Bruno fu il filosofo fastidito, l’accademico di nessuna accademia, il nemico dei pedanti, il libero ricercatore della verità: dunque che cosa ha di comune con le Università?
Dio ci guardi dalla dottrina ufficiale! I sapienti che oggi esaltano il Nolano, ieri in compagnia del Bellarmino, ne avrebbero sentenziata l’insanità, perchè é ufficio dell’ Accademia non promuovere la Scienza, ma irrigidirla e canonizzarla. Perciò i discendenti dei dottori che derisero il Nolano e con lo Scioppio gioirono del supplizio, oggi non sapendo come fargli offesa lo vorrebbero incarcerare nelle loro cattedre ed ipotecarlo per le loro dispense di esame. C’è un Bruno però che non appartiene ai filosofi di professione, agli accademici salariati, ma è di tutti gli uomini colti o che cercano appassionatamente la verità, e Bruno a sua volta la cercò con passione, con frenesia, con ispasimo, senza riguardi umani, fra lo sprezzo dei dotti e disprezzandoli”.

(da Antonio Labriola: Il significato del martirio di Giordano Bruno)
Qui sotto i saggi critici e la rassegna stampa della vicenda. Aspetto i vostri commenti, che pubblicherò in questa pagina. Scrivete il vostro pensiero!
Guido del Giudice


Giovanni Aquilecchia, I dialoghi bruniani “a cura” (o sinecura?) di Michele Ciliberto, in “Giornale storico della letteratura italiana”, vol. CLXXVII, fasc. 3, 2000
N. Badaloni et alii, Il “Meridiano” Giordano Bruno: un’edizione “pirata”?, in “Albertiana”, v. III (2000), pp. 306-308
Alain Segonds, Il “Meridiano” Giordano Bruno, in “Belfagor”, anno LV, n.4 – 31 luglio 2000
M. Ciliberto, Il testo rapito. Una polemica tra brunisti, in “Rivista di storia della filosofia”, anno LV nuova serie, n.2, 2000, pp. 235-252
Bruno Basile, Recensione a GIORDANO BRUNO, Dialoghi filosofici italiani, a cura e con un saggio introduttivo di M.Ciliberto, Milano, Mondadori (“I Meridiani”), 2000, LXXXVI-1540, in “Studi e problemi di critica testuale”, LXI (2000). pp. 228-231
Ugo Dotti, Il Bruno rapito, in “La Rivista dei Libri”, anno X, n. 11 – novembre 2000
Belfagor, Meridiani pomeridiani, in “Belfagor”, anno LV, 30 novembre 2000, p.753
Giovanni Aquilecchia, Sirma a “Una polemica tra brunisti”, in “Filologia e Critica”, n.1 (2001), pp.132-142


Rassegna Stampa
La lettera dei “brunisti”: Il “Meridiano” Giordano Bruno: un’edizione “pirata”? Giordano Bruno dopo il rogo ecco la guerra di Fabio Gambaro, “La Repubblica”, giovedì 4 maggio 2000 “Ma quale plagio, è tutto regolare”, di Francesco Erbani, “La Repubblica”, giovedì 4 maggio 2000 Giordano Bruno e la filologia fast food: un conflitto internazionale di Enzo Marzo, “Corriere della Sera”, sabato 13 maggio 2000 Troppi inutili furori per Giordano Bruno di Michele Ciliberto, “Corriere della Sera”, domenica 14 maggio 2000 “Perché contesto il Meridiano su Giordano Bruno” di Giovanni Aquilecchia, “Corriere della Sera”, giovedì 18 maggio 2000 Il “Meridiano” dedicato a Giordano Bruno nato tra furbate e sciatterie, di Giancarlo Ferretti, “Il Manifesto”, giovedì 29 giugno 2000 Le fiamme accesero un mito, di Alberto Burgio, “Il Manifesto”, giovedì 29 giugno 2000 “Furori” fuori posto, di Alfonso M. Iacono, “Il Manifesto”, venerdì 30 giugno 2000 Furori e dialoghi fuori posto, “Il Manifesto”, mercoledì 5 luglio 2000 Editori e filologi, il caso Giordano Bruno è ancora aperto, di Giovanni Mariotti, “Corriere della Sera”, martedì 8 agosto 2000 Ma l’editoria di massa non può ignorare la filologia, di Alain Segonds, “Corriere della Sera”, giovedì 10 agosto 2000 Leggete Giordano Bruno. E lasciate perdere la filologia, di Michele Ciliberto, “Corriere della Sera”, domenica 13 agosto 2000 Un autore da affrontare con cautela, di Renata Colorni, “Corriere della Sera”, domenica 13 agosto 2000 Elogio della filologia, contro i pedanti e gli incompetenti, di Luciano Canfora, “Corriere della Sera”, martedì 15 agosto 2000 Giordano Bruno e il giallo dell’edizione critica, di Ugo Dotti, “Rinascita”, giovedì 1 settembre 2000 Il parere di Jean Rocchi

Il “Meridiano” Giordano Bruno: un’edizione “pirata”?

Nello scorso febbraio, l’editore Arnoldo Mondadori di Milano ha riunito in un volume della sua prestigiosa collana “i Meridiani” i sei dialoghi italiani di Giordano Bruno: progetto lodevole, che avremmo voluto salutare con un applauso. Purtroppo, al posto di offrirci un’edizione del Nolano, il curatore del volume ha pensato bene di “assorbirne” un’altra. Ecco i fatti. Il 14 dicembre 1999, una direttrice editoriale trasmette per lettera al professor Aquilecchia, filologo ben conosciuto, una notizia che viene presentata come lusinghiera: è in corso di stampa un’edizione di Bruno che riprende il testo stabilito da Giovanni Aquilecchia per l’editore parigino Les Belles Lettres; se Aquilecchia vuole vedere il suo nome stampato nel frontespizio del volume deve inviare il suo consenso a stretto giro di posta! Messo davanti al fatto compiuto, e privato della possibilità reale di rivedere le bozze, il nostro collega rifiuta con indignazione l’offerta. La sua edizione di Bruno viene nonostante tutto pubblicata, con minimi ritocchi, che il “curatore” Michele Ciliberto vuole far passare come correzioni e di cui non fornisce neanche la lista. Quanto all’edizione Les Belles Lettres, che è un’edizione critica bilingue, Ciliberto pretende di presentarla, nella “Bibliografia essenziale” del Meridiano, come una semplice traduzione francese. Benché “brunisti”, i firmatari di questa lettera non hanno il gusto della polemica. Ma davanti a tanta ineleganza, per non dire altro, non possono fare a meno di intervenire: per assicurare Giovanni Aquilecchia, che ha consacrato cinquant’anni della sua vita agli studi bruniani, della loro piena solidarietà in un’affaire che colpisce direttamente la paternità del suo lavoro; per sottolineare che l’edizione Mondadori non ha preso il testo Les Belles Lettres come “testo di riferimento”, ma come fonte diretta (così come dimostra lo stesso Aquilecchia in un saggio di imminente pubblicazione sul “Giornale storico della letteratura italiana”); per denunciare un comportamento – legale forse, o non, ma certamente discutibile sul piano scientifico e deontologico – di cui il principale responsabile è purtroppo un collega e per augurarsi che operazioni del genere non si verifichino più.

Nicola Badaloni (Università di Pisa)
Giorgio Bárberi Squarotti (Università di Torino)
Amelia Buono Hodgart (Royal Holloway College, Università di Londra)
Jean-Pierre Cavaillé (Università di Tolosa)
Paul Colilli (Laurentiam University, Canada)
Tristan Dagron (CNRS, Parigi)
Miguel Angel Granada (Università di Barcellona)
Lea He Liang (Pechino-Chicago)
Yves Hersant (EHESS, Paris)
Luc Hersant (ENS, Parigi)
Alfonso Ingegno (Università di Firenze)
Hiroaki Ito (Università di Saitama, Giappone)
Kuzuyuki Ito (Università di Kyoto, Giappone)
Morimichi Kato (Tohoku University, Giappone)
Dilwyn Knox (University College, Londra)
Pierre Laurens (Università di Parigi-IV Sorbona)
Karen León-Jones (CNRS, Paris)
Michel Magnien (Università di Parigi-III Sorbona)
Nicholas Mann (Direttore del Warburg Institute, Londra)
Ramon Mendoza (Florida International University, USA)
Ken’ichi Nejime (Gakushuin University, Giappone)
Nuccio Ordine (Università della Calabria)
Pasquale Sabbatino (Università di Napoli)
Ernesto Schettino (National Autonomous University, Mexico)
Alain Segonds (CNRS, Paris)
Jean Seidengart (Università di Reims)
Étienne Wolfe (Università di Nantes)


giovedì, 4 maggio 2000
Giordano Bruno, dopo il rogo ecco la guerra

La casa editrice francese Belles Lettres accusa la Mondadori di “pirateria legale” praticata su un libro del filosofo.
Mentre in tutto il mondo sono in corso le celebrazioni per il quarto centenario della morte di Giordano Bruno, dalla Francia parte una polemica che coinvolge il destino editoriale del filosofo mandato al rogo dall’Inquisizione. La prestigiosa casa editrice Belles Lettres accusa infatti la Mondadori di essersi resa responsabile di una sorta di “pirateria legale”, a proposito della recente edizione dei Dialoghi filosofici italiani, pubblicati a febbraio nella collana dei Meridiani. Secondo l’editore francese, infatti, il curatore dell’opera, Michele Ciliberto, non avrebbe fatto altro che utilizzare senza autorizzazione il testo critico messo a punto da Giovanni Aquilecchia per l’edizione bilingue, italiana e francese, delle Opere Complete di Bruno, che Belles Lettres sta realizzando da diversi anni. In un comunicato della casa editrice firmato da diversi studiosi – tra cui anche Giorgio Bárberi Squarotti, Nicholas Mann, direttore del Warburg Institute di Londra, Yves Hersant e Nuccio Ordine, i due responsabili dei volumi bruniani di Belles Lettres – il curatore del volume mondadoriano viene accusato di aver compiuto un atto di pirateria sul testo critico di Aquilecchia, apportandovi solamente “qualche minimo ritocco” e presentando l’edizione di Belles Lettres come “una semplice traduzione francese” e non come l’unica edizione critica esistente. Il comunicato denuncia “tale manovra, legale forse, ma immorale, il cui principale responsabile è purtroppo un collega”, augurandosi che simili atteggiamenti “non si generalizzino”.
Per Alain Segonds – direttore generale di Belles Lettres, nonché illustre studioso dell’Umanesimo e del Rinascimento – quello della Mondadori “è un atteggiamento scandaloso e sconveniente, anche se giuridicamente inattaccabile, perché non esiste il copyright sull’edizione critica di un testo del XVI secolo, solo le note e gli apparati critici sono protetti”. Lo studioso che, insieme a Ordine e Hersant, ha avviato nel 1993 l’edizione delle opere bruniane, di cui finora sono usciti sette volumi comprendenti tutti i testi italiani, racconta così l’incresciosa situazione: “Alla fine di dicembre Aquilecchia ha ricevuto una lettera da Segrate che gli annunciava a cose fatte l’imminente Meridiano dedicato a Bruno. Gli veniva proposto di firmare la paternità del testo ma senza alcun compenso né la possibilità di rivederlo. Aquilecchia evidentemente ha risposto negativamente, dicendo che non aveva l’abitudine di firmare un’edizione che non aveva fatto. Noi come casa editrice abbiamo diffidato la Mondadori di utilizzare il testo critico di Aquilecchia da noi pubblicato. Un testo, frutto di una vita di studio e lavoro sui testi bruniani, che è significativamente diverso dalle edizioni finora in circolazione, e quindi perfettamente riconoscibile”.
Alla casa editrice francese, che vanta una lunga tradizione nel campo dei classici, hanno analizzato riga per riga il Meridiano consacrato a Bruno, giungendo alla conclusione che il testo utilizzato sarebbe proprio il loro: “Per evitare noie legali Ciliberto ha solo scritto di aver lavorato sulla base del testo di Aquilecchia, correggendolo e migliorandolo dove necessario. Noi però non abbiamo trovato alcuna correzione”. Quella che potrebbe essere solo una querelle tra filologi, in realtà per Belles Lettres ha anche un peso editoriale non secondario: “Se Mondadori fosse riuscito a pubblicare il volume come a cura di Aquilecchia, la nostra edizione critica, che è più cara e in più volumi, sarebbe scomparsa dal mercato”. Tuttavia, se Segonds ha deciso di denunciare pubblicamente questo episodio, “non è per fare la guerra alla Mondadori”, ma per far conoscere agli studiosi i rischi che corrono: “Fare l’edizione critica di un testo è un lavoro lungo e faticoso, occorrono abnegazione e coraggio. Non è concepibile che poi chiunque possa utilizzare impunemente i risultati del lavoro altrui”.
Fabio Gambaro


giovedì, 4 maggio 2000
“Ma quale plagio, è tutto regolare”
La secca replica da Segrate. Dietro la vicenda spunta un miliardo per le celebrazioni del pensatore.

“A noi sarebbe piaciuto affiancare a quello di Michele Ciliberto il nome di Giovanni Aquilecchia: sono i due massimi studiosi di Giordano Bruno e la nostra edizione ne avrebbe guadagnato. Purtoppo non è stato possibile proprio per l’indisponibilità di Aquilecchia”. Alle accuse da Parigi replica Renata Colorni, responsabile dei Meridiani Mondadori. Ha seguito personalmente la cura dei Dialoghi filosofici italiani di Giordano Bruno. Ne conosce la storia e le traversie che non sembra si limitino a una diatriba tra filologi, ma sollevano il velo su beghe baronali molto frequenti nella nostra accademia. Gelosie e rivalità che diventano sempre più cruente quando coincidono con celebrazioni e anniversari.
A Segrate non sentono di doversi rimproverare nulla. La disciplina del diritto d’autore esclude che si possa tutelare il testo di un autore del passato criticamente ricostruito da un filologo. Non si può parlare, dicono alla Mondadori, di pirateria né penale né morale né, tantomeno, culturale. Molte volte un’edizione critica, fondata sul confronto fra varie versioni della stessa opera, a stampa o manoscritte, viene poi riprodotta in successive edizioni. “Noi abbiamo chiesto ad Aquilecchia di poter indicare sulla copertina che il testo era quello da lui stabilito”, racconta Colorni. “Aquilecchia ci ha risposto che avrebbe voluto rivedere il volume prima della stampa. Ma per noi i tempi si sarebbero allungati troppo”. Da Parigi vi accusano di aver contattato Aquilecchia solo a dicembre, due mesi prima dell’uscita in libreria… “È vero. Si è accumulato del ritardo. Noi ci eravamo rivolti in giugno alla Utet, che è l’editore originario dei Dialoghi, successivamente ceduti alle Belles Lettres…” E poi cosa è successo? “Abbiamo deciso di pubblicare Bruno. Avevamo il diritto di farlo”. E Aquilecchia? “Ha reagito con una telefonata furibonda, seguita da un fax di Segonds, il direttore delle Belles Lettres, pieno di improperi”.
Al riparo dal diluvio si mette anche Ciliberto, curatore del Meridiano: “Nella nota al testo”, dice da Firenze, “ho scritto con chiarezza che l’edizione adottata era quella stabilita da Aquilecchia per le Belles Lettres: non capisco questa polemica pretestuosa”. Lei viene accusato anche di non aver apportato alcuna correzione, a differenza di quanto scrive nella nota. “È falso”, replica Ciliberto, “per Gli eroici furori, uno dei Dialoghi, siamo intervenuti in maniera consistente”.
Fin qui Ciliberto. Che Bruno sia al centro di un contenzioso più profondo della semplice vicenda editoriale non sono in pochi a pensarlo. In occasione del quarto centenario della morte del filosofo nolano è stato istituito un comitato per le celebrazioni con la dotazione di un miliardo. Niente di esorbitante, ma quanto basta per stuzzicare appetiti. Il comitato è presieduto da Ciliberto e in esso siedono molte personalità (Eugenio Garin, Tullio Gregory, Adriano Prosperi, Cesare Vasoli, Paolo Rossi, Nicola Badaloni, Gerardo Marotta e altri ancora). Ma qualcuno è rimasto escluso. Nuccio Ordine, ad esempio, uno dei responsabili delle edizioni di Bruno presso Belles Lettres. Aquilecchia originariamente faceva parte del comitato, poi ne è uscito.
Ciliberto ha parole di grande stima per Aquilecchia, al quale ha dedicato un saggio e che considera un maestro. “Ma non riesco a capire perché questi attacchi. In fondo noi avevamo un obbligo: mettere a disposizione il miglior testo possibile di Giordano Bruno. E il testo migliore era quello di Aquilecchia. Perché un editore italiano non avrebbe dovuto impegnarcisi? Ben vengano le edizioni in Francia. Ma ho l’impressione che a Parigi siano colti da un eccesso di nazionalismo culturale, quasi si ritenessero depositari del compito di diffondere il filosofo nolano. Il nostro comitato ha promosso l’edizione integrale presso Adelphi delle opere magiche di Bruno e ha organizzato per giugno una mostra alla biblioteca Casanatense di Roma. Queste polemiche le posso capire solo se tengo presente che il Meridiano ha già tirato due edizioni e venduto cinquemila copie, tagliando le gambe alle Belles Lettres. Un successo imprevedibile: in una classifica di best seller ha addirittura scavalcato Montanelli e Biagi”.
Francesco Erbani


sabato 13 maggio 2000
Giordano Bruno e la filologia fast food: un conflitto internazionale

L’estensore del testo critico, Aquilecchia, protesta contro Ciliberto, che ha curato l’edizione Meridiani Mondadori.
E ora arriva un appello di diciannove studiosi, dall’Italia alla Gran Bretagna.
Ultimo bollettino di guerra sullo scontro internazionale che sta movimentando il quarto centenario della morte tragica di Giordano Bruno. Un gruppo che comprende filologi e studiosi di Bruno di tutto il mondo ha detto la sua, e con molta durezza, sulla polemica tra gIi editori Belles Lettres e Mondadori, o meglio tra Giovanni Aquilecchia e Michele Ciliberto. Dando piena solidarietà ad Aquilecchia.
Ma veniamo ai fatti. Il 17 febbraio, infausta data del rogo di Bruno, Mondadori fa uscire un volume, curato da Ciliberto, con i Dialoghi filosofici italiani del martire nolano. Avranno un successo di vendita inaspettato. Ma subito arriva la protesta violentissima sia di Aquilecchia (unanimemente riconosciuto come il più autorevole studioso bruniano) sia di Belles Lettres, che in Francia sta completando l’edizione critica di tutte le opere. Alain Segonds, di Belles Lettres, accusa di “pirateria” Mondadori, visto che ha fatto suo il testo critico di Aquilecchia e ha presentato l’edizione concorrente come “una semplice traduzione francese” e non come l’unica edizione critica esistente. Il comportamento della Mondadori è giudicato “scandaloso e sconveniente, anche se giuridicamente inattaccabile”. La vittima, Aquilecchia, nel frattempo si mostra molto addolorato, si sente derubato – come ci dichiara da Londra -“di un lavoro di ricerca semi-secolare”, e racconta che alla fine di dicembre la Mondadori l’ha contattato con una lettera in cui gli si comunicava che era in uscita un Meridiano dedicato a Bruno col testo da lui stabilito per Belles Lettres e che “se vuole vede re il suo nome stampato nel frontespizio del volume deve inviare il suo consenso a stretto giro di posta”. Ovvia mente Aquilecchia, che è studioso serio, risponde di non sentirsela di firmare un volume neppure visto. Questa versione è confermata con molta onestà dalla Mondadori, che ammette d’aver accumulato ritardi che hanno impedito un comportamento diverso. Così il libro esce ugualmente. Ciliber.to, a pagina 85, scrive d’aver “scelto come testo di riferimento l’edizione” di Aquilecchia-Belles Lettres, aggiungendo, però, che “tutti i testi sono stati riscontrati in modo sistematico” ed “emendati da refusi e imperfezioni”. Per Aquilecchia è veramente troppo. Non solo si sente “rapinato”, ma addirittura si mette in discussione la sua autorevolezza di filologo. E risponde da filologo, riesaminando minuziosamente i due testi. Uscirà presto un suo saggio di cinquanta pagine con il verdetto finale. E noi siamo in grado di anticiparne le conclusioni: ” Dall’analisi comparativa risulta un totale di centotrenta interventi “negativi” di contro a non più di trenta giustificabili (nella quasi totalità correzioni di banali lapsus tipografici)”. Aquilecchia denuncia quindi un peggioramento. Il vecchio maestro ha parole dure per Ciliberto, “il quale non necessitava di mettersi in una tale incredibile situazione”. “Dispiace -aggiunge – soprattutto per i giovani studiosi, ai quali non può certo giovare il modello di mal dissimulate scorciatoie. Con minore diplomazia Nuccio Ordine, il responsabile dell’edizione critica in terra di Francia, parla di “filologia da fast food, da Mc Donald”. Da una parte “cinquanta anni di lavoro” e dall’altra “qualche giorno di bricolage”. In questo clima tempestoso arriva il documento internazionale: solidarietà piena ad Aquilecchia; riconoscimento che “l’edizione Mondadori non ha preso il testo Belles Lettres come “testo di riferimento” ma come fonte diretta”; denuncia d’una “manovra – legale forse, ma immorale – di cui il principale responsabile è un collega”. E giù diciannove firme molto illustri, da Giorgio Barberi Squarotti (Torino) a Nicholas Mann (Londra), da Yves Hersant (Parigi) a Miguel Angel Granada (Barcellona), fino a professori cinesi e giapponesi. Insomma la guerra ormai è mondiale. Il grande accusato, Ciliberto, trova la polemica “pretestuosa e gratuita: quando ho scritto di scegliere come testo di riferimento il lavoro di Aquilecchia, non ho detto di presentare una nuova edizione critica, ho fatto solo dei miglioramenti. Sono disposto, dove e quando Aquilecchia voglia, a discutere pubblicamente del suo lavoro e del mio volume”.
Enzo Marzo


domenica 14 maggio 2000
DISPUTE: Ciliberto risponde a Aquilecchia
Troppi inutili furori per Giordano Bruno.

Ho preso come testo di riferimento quello pubblicato dalle Belles Lettres.
Nelle dichiarazioni rilasciate ad Enzo Marzo nell’articolo pubblicato dal Corriere della Sera di ieri, Giovanni Aquilecchia manifesta dolore e sdegno per due motivi: perché nel Meridiano Mondadori da poco uscito (Giordano Bruno, Dialoghi filosofici italiani) sarebbe stata subdolamente utilizzata la sua edizione senza dirlo in modo palese; perché la sua edizione sarebbe stata, oltre tutto, peggiorata. Vorrei chiarire che non c’è alcun motivo né per dolersi né per sdegnarsi, se si guarda alla forma e alla sostanza delle cose.
1. Quando la Mondadori mi ha offerto di curare un volume dedicato ai dialoghi italiani di Bruno ho proposto, subito, che fosse utilizzato il testo di Aquilecchia, ritenendolo il migliore oggi disponibile;
2. Ho dichiarato in modo formale di assumere quello di Aquilecchia, pubblicato dalle Belles Lettres, come “testo di riferimento” (p. LXXXV), precisando di essere intervenuto: a) per togliere i “refusi” individuati; b) per aggiornare la “punteggiatura”, tenendo conto che il volume è destinato a un largo pubblico; c) per evitare quelle che, a mio avviso, erano “imperfezioni” dal punto di vista della costituzione del testo (nel caso dei Furori, segnalandolo in nota, ho accolto due lezioni già confluite nella edizione del dialogo da me curata per l’editore Laterza nel 1996).
3. Possono essere interventi peggiorativi – come, a differenza di me, pensa Aquilecchia – ma da nessuna mia dichiarazione – né dal tipo di interventi fatti – si può, in alcun modo, dedurre che io abbia presentato una nuova edizione critica dei dialoghi di Bruno.
4. Per quanto riguarda il rapporto fra autore ed editore critico di un testo – problema che ha aleggiato in questa polemica – sono comunque convinto che il primo – da Gentile ed Aquilecchia – sia parte della “fortuna” del secondo, senza mai identificarsi, sic et sempliciter, con l’autore in quanto tale.
5. Precisato questo, mi preme anche sottolineare che l’originalità di questo Meridiano è costituita anzitutto dal commento che l’accompagna (500 pagine su 960 di testo) e dagli altri “strumenti” che lo corredano.
Questa è la sostanza delle cose, né mi pare che aiutino a chiarirla “lettere di solidarietà” firmate, in qualche caso, da persone che non hanno alcun rapporto con gli studi bruniani; né comprendo, sul piano della discussione scientifica, il significato di interventi di questo tipo, che vogliono solo creare inutili scandalismi. In ogni caso, come ho detto a Enzo Marzo, sono pronto a discorrere pubblicamente con Aquilecchia, dove e quando voglia, sia del suo lavoro che di questo Meridiano.
Michele Ciliberto


giovedì 18 maggio 2000 DISPUTE: Giovanni Aquilecchia replica a Michele Ciliberto sull’ultima edizione critica dei testi del filosofo di Nola
“PERCHE’ CONTESTO IL MERIDIANO SU GIORDANO BRUNO”

Con il suo intervento sul Corriere di domenica scorsa su Giordano Bruno, Michele Ciliberto sposta l’attenzione dalla questione principale a temi marginali. Cercherò di rispondere, riconducendo il dibattito alle questioni di fondo che riguardano la presentazione dei testi bruniani nell'”incriminato” Meridiano Mondadori, da lui “curato”. Non riesco a convincermi che la dichiarazione “abbiamo scelto come testo di riferimento l’edizione dei dialoghi italiani curata da G. Aquilecchia” possa indicare con chiarezza che Ciliberto abbia riprodotto esattamente il mio testo. A verifica di ciò qualsiasi lettore potrà aprire il “Meridiano” e constatare che nella sezione dedicata alle edizioni dei dialoghi italiani figurano quelle di Lagarde, di Wagner, di Gentile ma non quella da me curata per Belles Lettres. L’edizione Les Belles Lettres viene inserita, invece, nella sezione dedicata alle traduzioni francesi di Bruno. Scelta in perfetta sintonia con tutti i saggi critici di Ciliberto, in cui le citazioni bruniane non vengono mai effettuate dalla mia edizione. Per quanto riguarda i “miglioramenti” annunciati da Ciliberto, ma non elencati nel suo “Meridiano”, ho constatato che si tratta (a eccezione di qualche banale refuso da lui corretto) di interventi peggiorativi, ampiamente documentati in un mio saggio di imminente pubblicazione. Del resto, questi “interventi” sono stati effettuati tra il 20 dicembre 1999 (data del mio rifiuto ad apporre il mio nome sul “Meridiano”) e, presuppongo, i primi giorni di gennaio 2000, visto che il volume è stato distribuito in febbraio. E inoltre: se la decisione di “utilizzare” il testo Belles Lettres fu presa “subito” da Ciliberto, perché non ne fui informato allora, ma solo a stampa virtualmente ultimata? Questi sono i fatti a cui Ciliberto purtroppo non risponde. Per quanto riguarda poi i firmatari della lettera di protesta e dei messaggi di solidarietà, mi sembra inutile ribadire che si tratta di studiosi di rinomanza mondiale come Nicola Badaloni, Alfonso Ingegno e il russo Aleksandr Gorfunkel. Un’ultima annotazione. Avendo già compilato la comparazione filologica tra i testi Belles Lettres e quelli Mondadori, ripudio l’esibizionismo pubblico suggeritomi da Ciliberto: la filologia, come pure la filosofia, si fa sui libri e sulle carte, non sui palcoscenici.
Giovanni Aquilecchia


il manifesto – giovedì, 29 giugno2000 Il “Meridiano” dedicato a Giordano Bruno nato tra furbate e sciatterie RISVOLTI DI UNA POLEMICA

Che il recente Meridiano Mondadori dedicato a Giordano Bruno, nascondesse un’operazione editoriale quanto meno frettolosa e maldestra, lo si era già capito dal dibattito tra i diretti interessati e altri studiosi sul Corriere della Sera e su la Repubblica. Ora poi una lettera aperta (che uscirà sul numero di luglio di Belfagor) chiarisce ulteriormente le cose. Ne è autore Alain Segonds, direttore della casa editrice Les Belles Lettres, che ha pubblicato tra il 1993 e il dicembre ’99 l’edizione bilingue (testo critico e traduzione francese) delle opere italiane di Giordano Bruno, e in particolare quei dialoghi curati da Giovanni Aquilecchia che il Meridiano mondadoriano ha fatto propri. Segonds chiarisce subito che la casa editrice francese non ha mai contestato l’uso del testo critico di Giovanni Aquilecchia, da parte del curatore del Meridiano Michele Ciliberto, anche perché in Europa sul piano giuridico il testo critico non è protetto dal diritto d’autore. Quelle che Aquilecchia e Segonds invece contestano, sono “le modalità scientificamente scorrette e ambigue con cui ciò è avvenuto”.
Segonds ricorda che nella “Nota sui testi” del Meridiano, Ciliberto scrive: “Per il presente volume abbiamo scelto come testo di riferimento l’edizione dei dialoghi italiani curata da Giovanni Aquilecchia (G. Bruno, Oeuvres complètes, Paris, Les Belles Lettres, 1993-1999). Tutti i testi sono stati riscontrati in modo sistematico con le prime stampe, ed emendati da refusi e imperfezioni che, in alcuni casi, ne compromettevano il senso”. Il lettore ne deduce inequivocabilmente, che il testo di Aquilecchia è servito soltanto da base di partenza, per arrivare a un testo migliore. Mentre in realtà le cose stanno assai diversamente.
Segonds anticipa infatti su Belfagor le linee di un ampio studio di Giovanni Aquilecchia, destinato al Giornale storico della Letteratura italiana, nel quale si mettono a confronto l’edizione delle Belles Lettres e quella della Mondadori, con risultati “non certo scientificamente confortanti per Ciliberto: i testi bruniani del Meridiano, infatti, risultano infarciti di circa 130 interventi erronei o inopportuni, a fronte di una trentina di correzioni di banali refusi. Nel Meridiano insomma, viene riprodotta l’edizione Belles Lettres in una versione peggiorata!”.
Segonds si addentra anche nei retroscena dell’operazione, dei quali basterà qui ricordarne uno fondamentale. Il 20 dicembre 1999, a poca distanza dall’uscita dei dialoghi in edizione francese, Aquilecchia riceve una lettera della Mondadori, nella quale si annuncia che è in corso di stampa un Meridiano dedicato a Bruno e contenente i testi dell’edizione critica da lui curata, e nella quale lettera altresì si offrono “quattro copie in omaggio del volume in cambio del suo assenso”. Più che un assenso formale in realtà, superfluo agli effetti giuridici, si chiede verosimilmente un avallo personale. Messo di fronte al fatto compiuto e vistosi negare “per ragioni di tempo” dalla Mondadori la possibilità di controllare l’edizione, Aquilecchia può soltanto rifiutare il suo avallo e la sua firma. Se si considera che il Meridiano è stato distribuito nelle librerie in febbraio, è fin troppo facile capire che l’operazione mondadoriana è stata condotta “durante le vacanze di Natale, in pochi giorni e con le biblioteche chiuse”. Un’edizione che richiederebbe il massimo rigore, in sostanza, è stata trattata con la fretta di un periodico di attualità.
Al di là dell’episodio, resta aperto il problema giuridico generale. Come ha osservato Michele Feo sul numero di aprile del Ponte, a proposito delle edizioni petrarchesche, “sostenere che il testo critico sia proprietà di tutti”, quando si tratta di autori vissuti secoli fa e perciò fuori diritti, “è un errore della ragione il quale ha riflessi perversi sul diritto di proprietà letteraria. (…) La verità è che il testo critico appartiene al filologo almeno quanto appartiene all’autore, se non forse più”. Anche per avere il filologo dedicato anni della sua vita alla cura di quel testo.
Giancarlo Ferretti



il manifesto – giovedì, 29 giugno2000
Le fiamme accesero un mito

Dopo tante celebrazioni, quel che rimane latitante è l’uso politico “alto” dell’opera di Giordano Bruno. Una polemica arroventata si è accesa, invece, sulla edizione Mondadori dei “Dialoghi”, frettolosa e colma di errori
Non sarebbe stato male se, nell’anniversario del rogo di Campo dei Fiori, qualcuno si fosse ricordato di quel micidiale corsivo di Togliatti rivolto a monsignor Olgiati dalle colonne di “Rinascita” cinquant’anni fa. Giordano Bruno vi era definito, con vibrante passione, “padre” del popolo italiano, simbolo di libertà e di intransigente coerenza anche per quanti nulla conoscono del suo pensiero. Erano altri tempi, ovviamente. Non solo per il diverso atteggiamento delle gerarchie ecclesiastiche, oggi finalmente disposte a un primo timido ripensamento critico del proprio passato. Ma anche, soprattutto, per la sopravvenuta indifferenza della cultura “laica” di questo paese, in tutt’altre faccende affaccendata. Quelle pagine restano comunque un insegnamento, fulminanti nella loro concisione, irriverenti, maramalde, giocose come il tema stesso richiedeva. “Monsignore egregio, veramente Ella ha fatto troppo onore alla rivista ch’io dirigo e alla mia persona modesta”. Quindi giù colpi di fioretto e di sciabola, che, a ripensare al povero Olgiati, accade persino di provare un moto di solidarietà.
“Rilegga a mente calma e sensi riposati, e ci rifletta”. A che cosa? Al fatto che Giordano Bruno effettivamente è tra quanti “hanno aperto la strada” del mondo moderno. Per ciò che disse, intanto (l’idea che nessuna autorità umana o divina abbia titolo per interdire la ricerca del vero; quindi la convinzione che la scissione tra materia e forma sia uno schema astratto, un impedimento alla comprensione dell’unità reale del mondo e del suo continuo mutamento); per il modo e la passione con cui lo disse, soprattutto, scegliendo di morire (“martire della filosofia” lo definirà Hegel) pur di non rinnegare le proprie convinzioni. E qui Togliatti non badava a spese. “Di lì siamo passati e non potevamo non passare, perché di lì è passata la ragione umana”. Rifiuto dell’autorità e delle consuetudini, entusiasmo dionisiaco per l’avventura intellettuale, sentimento incoercibile della dignità del vivente, passione per il nuovo e per la ricerca della verità: “Celebriamolo, dunque: egli è uno dei nostri padri e ogni volta che a lui ritorneremo, più forte e meglio sentiremo quanto gli dobbiamo”.
Altri tempi davvero. Quest’anniversario non sta passando invano, sia ben chiaro. Sono stati organizzati convegni, spettacoli, concerti e una importante mostra documentaria; hanno visto la luce o saranno presto pubblicati testi critici e biografie ed edizioni bruniane di notevole rilevanza. Ma è un fatto che proprio l’uso politico dell’opera e della figura di Bruno è sin qui mancato, quell’uso politico alto che, almeno in questo caso specifico, coincide con la messa a valore di una eredità e con il suo non archeologico riconoscimento. In compenso non sono mancate dispute e polemiche, delle quali in verità non si avvertiva il bisogno. In particolare il dibattito si è acceso, raggiungendo toni arroventati, intorno al “Meridiano” che raccoglie e commenta, a cura di Michele Ciliberto, i Dialoghi filosofici italiani: della polemica si occupa nell’articolo qui accanto Gian Carlo Ferretti.
Se poi al silenzio delle passioni e degli interessi dovesse fare séguito una pausa di riflessione “a mente calma e sensi riposati”, tanto di guadagnato.
Ciliberto è stato accusato di essersi indebitamente appropriato del testo critico stabilito da un altro illustre brunista, Giovanni Aquilecchia. La tesi a sostegno dell’accusa è, all’apparenza, lineare e potente. Aquilecchia non ha dato l’assenso alla pubblicazione del testo; la Mondadori ha proceduto nonostante il rifiuto: legittima dunque l’ira, sembra di poter concludere, e legittima anche l’imputazione, se non nei toni (si è parlato di “pirateria legale”, di “mal dissimulate scorciatoie”, persino di “filologia da fast food), certo nella sostanza. Se la disputa si è fermata al terreno della polemica giornalistica senza varcare la soglia delle corti di giustizia, non per questo – verrebbe da pensare – la colpa è meno grave: chi considererebbe con simpatia l’autore di un plagio, colui che si impossessa con disinvoltura – così si è detto – del frutto di un “lavoro di ricerca semisecolare”?
Un veto violato, questa dunque la colpa. Ma un veto da chi posto? E perché? E poi: un veto possibile? Un veto consueto? Lasciamo andare il fatto – che pur conta – che il curatore di una edizione divulgativa (in questo caso Ciliberto) non può essere tenuto responsabile delle relazioni che il suo editore (qui la Mondadori) intrattiene con altri in tema di diritti d’autore. Compito suo è scegliere il testo filologicamente più attendibile; dire da che mani proviene (e Ciliberto questo fa, dichiarando di avere “scelto come testo di riferimento l’edizione dei dialoghi italiani curata da Giovanni Aquilecchia” presso le Belles Lettres); quindi offrirlo al pubblico aggiungendovi quanto ritiene utile – introduzione, commento, indici, bibliografia – a una sua più agevole lettura. E tuttavia – si dirà (si è detto) – Ciliberto sapeva della non disponibilità di un altro studioso a concedere il testo: perché non ne ha tenuto conto?
Qui sta evidentemente il nodo, e l’unico punto d’interesse della disputa, di per sé alquanto malinconica. Non so se chi, nell’ultimo quarto di secolo, ha pubblicato in toto o in antologia i Quaderni di Gramsci, abbia ogni volta bussato alla porta di Gerratana, a impetrarne il consenso. Ma, almeno per quanto riguarda la mia esperienza diretta, che quando capitò a me di curare un’edizione commentata di Beccaria (Dei delitti e delle pene), la mia preoccupazione fu d’indicare la fonte critica del testo (l’edizione Francioni, nella fattispecie), non certo di aprire una contrattazione. La quale avrebbe avuto d’altronde un ben curioso aspetto, giacché avrebbe conferito al filologo una paternità (e proprietà) del testo che, se le parole hanno un senso, riguarda solo chi il testo ha concepito e scritto, non quanti vi hanno successivamente lavorato al fine di restituirlo alla forma originaria. E del resto, vorrà pur dir qualcosa che una polemica come questa divampata intorno al “Meridiano” di Bruno non abbia precedenti. Delle due l’una: o in passato vigeva un diverso grado di liberalità, del cui desolante eclissarsi l’odierna polemica è segno; o ci si è sin qui sempre regolati in altro modo, ritenendo che ufficio delle edizioni critiche sia proprio offrire una base testuale certa al lavoro di diffusione dei testi e della cultura.
Ma basta così. Altro che padri e martiri ed eroi del nuovo! I tempi ci regalano un’aggressione di inconsulta violenza (si è gridato allo scandalo, si è parlato di immoralità e di truffa) perché si sono pubblicati testi bruniani in una edizione di enorme tiratura che l’eretico frate non avrebbe mai immaginato (pare si siano vendute già settemila copie dei Dialoghi, e chissà che non sia proprio questa una chiave della lite). Meglio tornare a Togliatti e al buon Olgiati, che per lo meno si urtavano per nobili ragioni. “La parte avanzata del popolo, non vi è dubbio, ha fatto suo Giordano Bruno, anche senza nulla sapere del suo pensiero, ma solo conoscendo il martirio che voi gli avete inflitto”, scriveva implacabile il primo. Inducendo forse, nel secondo, un dubbio sulla opportunità di fiamme che spensero una vita per accendere un mito di inesausta potenza.
Alberto Burgio



Il manifesto – venerdì, 30 giugno 2000
“Furori” fuori posto
Il Meridiano Mondadori su Giordano Bruno continua a far discutere. Parla il curatore Michele Ciliberto

La pubblicazione del Meridiano Mondadori dedicato a Giordano Bruno ha dato vita a una accesa discussione, che ha coinvolto non solo il curatore, ma anche la legittimità di un’operazione editoriale sicuramente ambiziosa. Alle accuse rivolte a Michele Ciliberto, il curatore a più volte risposto. Dopo l’articolo di Giancarlo Ferretti – pubblicato su il manifesto del 29 giugno – in cui l’autore annunciava la ripresa della polemica sulle pagine della rivista Belfagor, abbiamo chiesto a Michele Ciliberto di rispondere.
Giancarlo Ferretti nel suo articolo dice che secondo Giovanni Aquilecchia e Alain Segonds – curatore, il primo dei dialoghi di Giordano Bruno, direttore della casa editrice Les Belles Lettres che ha pubblicato in Francia le opere di Bruno, il secondo – il tuo Meridiano è fatto in modo “scorretto” e “ambiguo”. Cosa rispondi a questa critica?
Che è priva di qualunque fondamento. Noi abbiamo lavorato in questo modo: non avendo alcuna intenzione di presentare una nuova edizione critica dei dialoghi italiani di Bruno, abbiamo assunto come testo di riferimento quello edito da Aquilecchia, facendo le correzioni che ci sono parse opportune. In altre parole ci siamo regolati come si fa sempre in casi come questi: lo ha fatto anche Segonds pubblicando in traduzione francese il processo di Bruno, a cura di Luigi Firpo (e di Diego Quaglioni, anche se Segonds si “dimentica” di citarlo). In modo particolare siamo intervenuti nel caso degli Eroici Furori. E per un motivo preciso, che voglio dire. Si tratta di un volume pieno di mende e imperfezioni, il peggiore fra i volumi bruniani pubblicati dalle Belles Lettres.
Perché un giudizio così netto?
Come ho mostrato in un articolo che uscirà nel numero in corso di stampa della Rivista di storia della filosofia, ci sono almeno tre cose da rilevare criticamente: anzitutto, in alcuni luoghi importanti, non c’è rapporto fra la nota filologica di Aquilecchia e il testo che egli stabilisce; non c’è poi relazione costante tra testo critico curato da Aquilecchia e traduzione francese, che infatti non riprende innovazioni critiche significative del nuovo testo pubblicato a fronte; infine ci sono proposte testuali non convincenti che noi abbiamo corretto.
I tuoi critici affermano che avresti lavorato in fretta. Cosa hai da dire in proposito?
Io e miei allievi lavoriamo da anni al testo e al commento dei Furori. Ne abbiamo pubblicato due edizioni: la prima nel 1995, presso Laterza (a cura di S. Bassi) e la seconda nel 1999 presso Rizzoli-Bur (a cura di N. Tirinnanzi). Tutto si può dire in questo campo di studi, fuorché che abbiamo improvvisato. Personalmente lavoro a Bruno dal 1968, e su Bruno, oltre a un Lessico, ho pubblicato quattro monografie.
Non è vero, allora, che avete lavorato a Natale con le biblioteche chiuse?
Veramente a Natale ho festeggiato; normalmente lavoriamo nei giorni feriali. Piuttosto avrei da dire un’altra cosa.
Cosa?
A proposito degli effetti della fretta di cui si parla: nelle prime copie dei Furori pubblicati dalle Belles Lettres, il nome di Aquilecchia era addirittura sparito. E’ stato aggiunto con una “pecetta” in un secondo momento. Essendo bibliofilo, posseggo copie di entrambi gli esemplari: quello col nome di Aquilecchia, e quello senza. Forse in questo caso erano chiuse le tipografie, non le biblioteche.
Ma qual è il senso di questa polemica così violenta?
Credo confluiscano più ragioni. Anzitutto, c’è un conflitto tra editori: il Meridiano ha tirato in tre mesi tre edizioni, con un successo assolutamente imprevedibile anche da parte dell’editore. Comunque sui conflitti e sui rapporti fra editori io non intendo intervenire in alcun modo: non sono di mia competenza, anche se su questo punto si continua, a sproposito, a confondere le acque. Mi chiedo poi se non ci sia una pretesa di “imperialismo culturale” da parte dei francesi, i quali si adontano se altri pubblicano con successo testi bruniani. Non bisogna poi dimenticare che questo è l’anno del quarto centenario della morte di Giordano Bruno, con tutto quello che questo può significare. Poi c’è il gusto per lo scandalo, tutto nostro. Credevo si limitasse ai giornali, vedo che ora coinvolge anche una rivista come Belfagor, che pur ha avuto un suo ruolo nella cultura italiana. Sic transit gloria mundi.
Alfonso M. Iacono


Il manifesto – mercoledì, 5 luglio 2000
Furori e dialoghi fuori posto

Con questi tre interventi si conclude su “il manifesto” la “querelle” attorno al Meridiano della Mondadori sulle opere di Giordano Bruno. Sono i testi di Alain Segonds, delle edizioni Belles Lettres, di Giovanni Aquilecchia, curatore della pubblicazione delle opere di Giordano Bruno per la stessa casa editrice, e di Michele Ciliberto, curatore del Meridiano in discussione. In precedenza su “il manifesto” sono apparsi articoli di Gian Carlo Ferretti e Alberto Burgio il 29 giungo, seguiti da una intervista a Michele Ciliberto il 30 giugno.
Michele Ciliberto, privo di argomenti solidi e seri, continua a creare confusione senza rispondere chiaramente alle accuse che gli vengono mosse a proposito dell’incriminato Meridiano della Mondadori sui dialoghi italiani di Giordano Bruno, da lui stesso “curato”. Messo con le spalle al muro, dalle schiaccianti argomentazioni di Alain Segonds, ammette tardivamente su la Repubblica del 4 maggio di aver riprodotto la mia edizione critica dei dialoghi italiani di Bruno – pubblicata a Parigi da Les Belles Lettres nella collana delle Opere complete, diretta da Yves Hersant e Nuccio Ordine – per offrire ai lettori “il miglior testo possibile”. A distanza di qualche settimana, invece, nell’intervista rilasciata venerdì scorso a questo giornale (29 giugno) in risposta alle chiare e inconfutabili accuse di Gian Carlo Ferretti, Ciliberto si pente e mi attacca, avanzando irrilevanti osservazioni sulla mia edizione, con particolare riguardo al testo de Gli eroici furori.
Questa evidente contraddizione, frutto dell’imbarazzo di chi vuole nascondersi dietro un dito, esemplifica con chiarezza il comportamento scientificamente non corretto di Ciliberto. Anche nel “suo” Meridiano, infatti, la “Nota sui testi” si fonda su affermazioni ambigue: qui Ciliberto dichiara di aver utilizzato la mia edizione Belles Lettres “come testo di riferimento”, annunciando subito dopo di aver operato correzioni. “Correzioni” di cui però non fornisce la lista, venendo meno a una delle regole che la serietà scientifica impone a qualsiasi studioso che intervenga sul testo di un altro. E per creare ulteriori confusioni, nella sezione bibliografica del Meridiano dedicata alle edizione dei dialoghi italiani di Bruno (p. 1461), vengono citate le edizioni ottocentesche di Wagner e Lagarde, quella di Gentile, ma nessuna menzione è fatta della mia edizione critica Belles Lettres, che il “curatore” ammette di aver utilizzato.
Sugli interventi “filologici” di Ciliberto ho detto tutto quello che c’era da dire in un saggio di imminente pubblicazione sul Giornale storico della letteratura italiana, dove ho comparato i testi Belles Lettres con i testi del Meridiano, punto per punto, virgola per virgola. Ho rilevato circa centotrenta errori (a fronte di una trentina di correzioni di banali refusi), di cui la metà si ritrovano nel testo de Gli eroici furori, che Ciliberto sbandiera come prova della sua perizia filologica. Se fino al 14 dicembre 1999 (come dichiara la direttrice editoriale della Mondadori, Renata Colorni) i dialoghi italiani di Bruno in corso di stampa erano quelli da me stabiliti per Belles Lettres, avevamo ipotizzato che Ciliberto avesse cominciato a infarcire di errori la mia edizione a partire dal 20 dicembre, data del mio rifiuto ad apporre la firma su testi che non mi erano stati mostrati. Ma dalle dichiarazioni rilasciate a Il manifesto, apprendiamo che Ciliberto non ama lavorare durante le vacanze di Natale. Le presunte “correzioni”, quindi, non sono state effettuate in poche settimane, come avevamo presupposto, ma solo nei pochi giorni feriali disponibili tra il 20 dicembre e i primi di gennaio, visto che il Meridiano è stato distribuito in febbraio. Prova ulteriore, caro Ciliberto, che la tua filologia fa davvero miracoli!
Giovanni Aquilecchia

Spero sia chiaro una volta per tutte: noi non abbiamo contestato a Michele Ciliberto l’utilizzazione dei testi critici di Belles Lettres. La tutela del diritto d’autore sulle edizioni critiche è una questione di vitale importanza per il destino della filologia che richiederebbe un dibattito a parte. Abbiamo contestato, invece, le modalità sul piano scientifico e deontologico con cui Ciliberto ha proceduto all'”assorbimento” dell’edizione francese, senza alcun rispetto per il lavoro di Giovanni Aquilecchia.
Anziché rispondere a queste obiezioni, Ciliberto devia il dibattito su questioni estranee ai fatti di cui stiamo parlando. Tira in ballo finanziamenti di un comitato, liti tra baroni (e chi sarebbero i baroni, al di là di Ciliberto stesso?), “l’imperialismo culturale” dei francesi (cosa c’entrano i nazionalismi con una querelle scientifica?), la gelosia per il successo commerciale del “suo” Meridiano edito dalla Mondadori (come se la buona filologia potesse essere pesata con la bilancia del mercato). E, per far credere che le sue siano pratiche correnti, arriva perfino ad accusarmi di essermi comportato come lui nel tradurre in francese il processo di Bruno a cura di Firpo: cosa c’entra questa traduzione (per cui Belles Lettres ha pagato i diritti e dove a Firpo viene riconosciuto il suo legittimo lavoro) con l’operazione di mascheramento dei testi di Aquilecchia compiuta nel Meridiano?
Gli argomenti utilizzati da Ciliberto rivelano su che basi si fondino la sua scienza e la sua perizia filologica. Così come l’attacco a Belfagor testimonia il fastidio per chi ha ancora il coraggio di fare battaglie etiche e civili, rompendo il muro dell’omertà accademica. Di fronte a questi eventi, piuttosto che preoccuparsi del destino di Belfagor, sarebbe più opportuno preoccuparsi del destino dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento che da qualche anno, dopo il magistero di Garin e di Vasoli, è passato nelle mani di Ciliberto, protagonista di siffatte imprese. Sic transit gloria “instituti”!
Alain Segonds

Ad Alain Segonds obietto: 1) Sul fatto di aver usato, nel Meridiano, quello di Aquilecchia come “testo di riferimento” Segonds continua a menar scandalo, stravolgendo “riferimento” in “assorbimento” e parlando, addirittura, di una mia mancanza di rispetto per il lavoro di Giovanni Aquilecchia. Quanto al mio procedimento, è lo stesso che, senza sollevare obiezioni, ha seguito, ad esempio, Marco Santagata nel suo Meridiano petrarchesco riferendosi al testo di Contini. Quanto al mio rispetto per Aquilecchia, nel ’96 gli ho dedicato la mia Introduzione a Bruno.
2) Quando mi sono riferito al testo di Firpo, e al fatto che Segonds non cita Quaglioni, alludevo al lavoro di Quaglioni come curatore del volume L. Firpo, Il Processo di Giordano Bruno. In termini assai critici di questo parla ora J.L. Fournel in una nota di imminente pubblicazione anche in Italia. Quanto al metodo di Segonds, constato che egli interviene nel testo stabilito da Firpo, cambiando la punteggiatura ed eliminando una integrazione dell’editore (p. 381): come ho fatto io in rapporto al testo dei Furori.
3) Considerando gli “argomenti” di Segonds mi persuado sempre di più che alla base dell’atteggiamento violento delle Belles Lettres ci sia l’eccezionale successo del Meridiano e che questa polemica così infuocata sia l’unico modo che esse hanno per far parlare ancora della loro edizione nel nostro paese.
Ad Aquilecchia obietto e spiego:
1) Se ho usato quello di Aquilecchia come “testo di riferimento”, è perché lo ritenevo e lo ritengo oggi il migliore; ma ciò non implica che esso sia privo di mende e imperfezioni (come dimostro nell’articolo in corso di stampa sulla Rivista di storia della filosofia). A proposito delle scadenze dicembrine su cui Aquilecchia insiste, egli continua a confondere tempi dell’editore (Mondadori) e tempi del curatore, fino all’assurdo. Aquilecchia sa benissimo che nei punti dei Furori in cui mi sono discostato dal suo testo, ho tratto le conclusioni di un lavoro decennale mio e dei mie allievi – lavoro di cui egli stesso si è giovato nella edizione delle Belles Lettres.
2) Non ho fornito la lista degli interventi perché quella del Meridiano è una edizione divulgativa, destinata ad un largo pubblico. Ho citato l’edizione di Aquilecchia sia nel luogo più solenne, nella nota sui testi, sia nella sezione dedicata alle traduzioni: se l’avessi citata nuovamente anche fra le edizioni, avrei menzionato lo stesso testo tre volte nel medesimo volume.
3) Leggerò l’intervento di Aquilecchia da tempo annunciato, anche se non apprezzo la filologia del “pallottoliere”. Sono curioso di vedere quali siano i cinquanta errori individuati nei primi cinque dialoghi, dal momento che, per quanto riguarda questi testi, sono intervenuto in un solo luogo del De infinito. Cinquanta errori, con un solo intervento specifico! Ma è un “miracolo-miracolo”, avrebbe detto il grande Troisi.
Peccato – lo dico sia come italiano sia come studioso del Nolano – che il quarto centenario della morte di Bruno continui ad essere macchiato da una polemica così incomprensibile e così volgare. Sia Bruno che il Meridiano meritano di meglio.
Michele Ciliberto


Rivista di storia della filosofia, n. 2, 2000
IL TESTO RAPITO. UNA POLEMICA TRA BRUNISTI
di Michele Ciliberto

Nel mese di maggio, d’improvviso è scoppiata una polemica particolarmente aspra,in seguito alla pubblicazione di un Meridiano dedicato ai Dialoghi filosofici italiani di Giordano Bruno’. E vero che, in genere, le discussioni tra “brunisti” sono molto vivaci, molto aspre, molto agitate; ma, pur tenendo conto di questo, credo di poter dire che in questo caso si sia superata abbondantemente la misura. Probabilmente il termometro è salito anche perché quest’anno ricorre il quarto centenario della morte di Giordano Bruno, sottoponendo tutti gli studiosi del Nolano a sforzi,fatiche, performances eccezionali. Riepilogando i termini della questione, in ordine di tempo sono stato criticato,essenzialmente, per due motivi:
a) per aver pubblicato le opere di Bruno secondo i testi stabiliti da Giovanni Aquilecchia senza averne il diritto (così si è detto, almeno in un primo momento); con una responsabilità di ordine morale (si è affermato successivamente);
b) per essere intervenuto nei testi editi da Aquilecchia, senza alcun vantaggio ai fini di una migliore comprensione dell’opera di Bruno. In queste pagine cercherò di mostrare l’inconsistenza e la pretestuosità di entrambe le critiche.

Scienza, diritto, morale
Voglio sgombrare subito il campo da un problema. Non intendo in alcun modo intervenire nelle polemiche tra Mondadori – editrice del Meridiano – e Les Belles Lettres, editrice dei volumi curati da Aquilecchia; così come non è mia intenzione mettere parola nei rapporti tra la direzione dei Meridiani e lo studioso in questione. Il mio compito, come curatore del volume, è stato quello di indicare alla Mondadori qual è oggi, nel complesso, il miglior testo in circolazione dei dialoghi filosofici italiani, suggerendo di utilizzarlo nel Meridiano. Sta qui la moralità del curatore. I rapporti fra case editrici o fra “autori” e case editrici non sono, invece, di sua competenza; così come non è di sua competenza intervenire sul problema dei diritti degli editori di testi critici. È una cosa che dovrebbero comprendere tutti, senza difficoltà, anche i “putti abbecedari” (direbbe Bruno).
Sul punto in questione, mi limito a fare solamente due osservazioni. La prima riguarda il problema – assai complesso – del rapporto tra “autore” ed “editore critico”. L’editore – come, su un altro piano, il restauratore di un quadro – svolge una funzione decisiva, non c’è alcun dubbio: senza il loro lavoro il testo, e il quadro, sarebbero tutt’altra cosa. Ma sia l’editore che il restauratore appartengono alla storia, alla fortuna di un’opera: non s’identificano sostanzialmente con l’autore del testo o del quadro. Se non si capisce questo, non si intende che cosa sia un’edizione critica. Le edizioni critiche sono mezzi, non fini; sono strumenti di lavoro per nuovo lavoro, se necessario. E come tutti i lavori sono migliorabili, perfettibili (o anche peggiorabili, naturalmente). E dico questo senza voler sminuire il lavoro di Aquilecchia, del quale è giusto sottolineare il valore, al pari di quelli del Lagarde e del Gentile – tutti, e ciascuno, momenti essenziali della storia e della fortuna dell’opera di Bruno fra la fine del secolo scorso e il Novecento. Vale la pena di ribadire un’affermazione ovvia, ma forse utile in una polemica come questa: nel Meridiano ho pubblicato, rivedendoli in alcuni casi, testi di Bruno editi criticamente da Aquilecchia; non ho pubblicato testi di Aquilecchia. Né si capisce a quale titolo, e perché, Aquilecchia, del quale si fa esplicitamente il nome nella Nota sui testi, avrebbe potuto o dovuto – impedire una pubblicazione che, nel nostro paese, ha avuto, oltre tutto, il merito di mettere a disposizione di un pubblico vasto di lettori l’intero corpus dei dialoghi volgari di Bruno, nell’occasione del quarto centenario della morte. Personalmente, pensavo – e continuo a pensare – che uno studioso di Bruno dovrebbe essere solamente lieto per una circolazione delle opere del Nolano così ampia come quella realizzata dal Meridiano.
E vengo alla seconda osservazione. Se dal punto di vista legale non ci sono diritti sui testi critici, non alcun ha senso porre la questione in termini morali, contrapponendo “moralità” e “legalità”, facendo finta di dimenticare che, in Italia, questa è la legislazione. Se invece si pensa che la nostra legislazione offra altre possibilità, è su questo terreno che occorre mantenere la questione. È puramente pretestuoso, invece, autocostituirsi in una sorta di Tribunale dell’Inquisizione, arrogandosi il diritto di esprimere censure di ordine morale. C’è qualcosa di inquietante in tutto questo, qualcosa che allude – in trasparenza – alla crisi, se non alla caduta, del valore “universale” della legge. Capisco bene, naturalmente, la complessità dei meccanismi economici, e intendo i problemi che si pongono oggi alle grandi (e alle piccole) case editrici, chiamate a confrontarsi su mercati europei, se non addirittura mondiali. Non mi scandalizzo per questo – a patto che non siano confusi il “diavolo” e l'”acquasanta”…..Il Meridiano non è uscito in una collana dell’Accademia della Crusca o dell’istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento. Non vuole, in alcun modo, presentare una nuova edizione critica dei dialoghi di Bruno; non si rivolge a un pubblico di specialisti, interessati alle tavole di cui lamenta l’assenza Aquilecchia; non ha alcuna specifica ambizione in campo ecdotico. Questo Meridiano mira a un pubblico vasto, al quale interessa poter disporre soprattutto di un ampio commento, di una cronologia della vita di Bruno, di una nota bibliografica, di un Indice-lessico assai vasto… Ed è appunto questo che abbiamo fatto, pubblicando – mi sia lecito dirlo – un commento che per ampiezza e complessità non ha paragoni (almeno) in Italia: cinquecento fittissime pagine, che si aggiungono alle novanta dell’Indice-lessico, alle trenta della cronologia, alle venticinque della nota bibliografica, alle settanta dell’Introduzione. Nel Meridiano è confluito un lavoro massiccio, frutto di molti anni di ricerche, apprezzato, bisogna dire, dal pubblico al quale aveva scelto di rivolgersi, se è vero – come è vero – che in tre mesi ne sono state stampate tre edizioni. È di questo, penso, che si sarebbe dovuto parlare, discutendo dei caratteri e degli obiettivi del lavoro, chiedendosi se è riuscito effettivamente a raggiungerli… Resta dunque da capire perché si sia accesa una discussione così vivace intorno a un falso obiettivo, suscitando una specie di scandalo.

Il “segreto” della storia
C’è anzitutto un punto da osservare: il 2000 è l’anno del quarto centenario della morte di Giordano Bruno – evento che può scatenare, di per sè, tensioni, conflitti, aspre polemiche, per quello che il Nolano ha sempre rappresentato e, ancora oggi, continua a rappresentare. In un modo o nell’altro i centenari bruniani sono stati sempre occasione di scontri, dissidi, discussioni arroventate: da questo punto di vista, nihil sub sole novi, direbbe Bruno.
Ma in questa polemica è intervenuto un fatto specifico sul quale vale la pena di richiamare l’attenzione. Pur coinvolgendo studiosi italiani, la polemica è stata accesa a Parigi, e da Parigi è rimbalzata in Italia, finendo, addirittura, sui quotidiani. È un punto su cui riflettere: quando le discussioni di ordine scientifico, attraverso sollecitazioni ben orchestrate, vengono enfatizzate su giornali ad altissima diffusione, vuoi dire che qualcosa di profondo non funziona, che non si tratta più di “scienza”, che altre cose sono in questione.
Mi limito a due constatazioni. La prima: la pubblicazione di questo Meridiano è stata l’occasione di una sorta di inquietante “intossication”, che non giova agli studi, qualunque autore ne sia l’oggetto. La seconda: in tutto questo le Belles Lettres hanno giocato un ruolo importante, anzi, di primissimo piano. Nè è difficile capirne i motivi. È fin dal primi anni Novanta che la casa editrice francese sta cercando di conquistarsi una sorta di “monopolio” degli studi su Bruno, in Europa e nel mondo, facendosi promotrice di una nuova edizione critica delle opere del Nolano e di una loro nuova traduzione in lingua francese nel quadro, occorre aggiungere, di un programmatico spostamento del baricentro culturale ed economico di questi studi dall’Italia alla Francia. È per questo motivo che a Parigi – e non in Italia – è stata scatenata una campagna scandalistica, chiamando a raccolta sia tutti i collaboratori dell’edizione francese sia tutti gli studiosi che, facendo capo ad essa, stanno cercando, in vari paesi d’Europa e del mondo, di promuovere traduzioni delle opere di Bruno. Dalla pubblicazione del Meridiano le Belles Lettres si sono sentite minacciate sul piano economico, su quello culturale, ed anche sul piano del prestigio, e hanno reagito con grande durezza. Ma questo – a mio giudizio – è il “segreto” di una storia in cui sono precipitati, fino ad esplodere, fortissimi interessi editoriali; “boria” nazionale; oltre a divergenze e contrasti che possono essere stati forse accentuati dalla ricorrenza del Centenario. Su tutta questa vicenda vorrei fare, in fine, un’osservazione. Personalmente, deploro molto il fatto che la discussione sul Meridiano dedicato a Bruno si sia bloccata intorno a questioni che, ad essere generosi, potrebbero definirsi di carattere ecdotico. Non che non abbia considerazione per la filologia: io stesso, insieme ai miei allievi, ho preparato una nuova edizione critica (nuovo testo critico, commento, traduzione italiana) delle opere magiche di Bruno, di imminente pubblicazione presso Adelphi. Ma il Meridiano vuole essere un’altra cosa: intende da un lato presentare una interpretazione del pensiero del Nolano, dall’altro determinare – l’ho già accennato – quali possano essere, oggi, i rapporti tra noi e la “esperienza” filosofica di Bruno: se è vero – come è vero – che la grandezza di un classico è nella sua capacità di sporgere oltre le barriere del proprio tempo storico. Dispiace constatare che in questa polemica di tutto ciò si sia persa ogni traccia: Bruno è stato inchiodato a un contenzioso di carattere “filologico”, addirittura “pedantesco”, cioè a quanto di più estraneo alla sua personalità e alla sua opera vi sia. Per un filosofo che tutta la vita ha battagliato contro la pedanteria – e i tanti Manfuri che ammorbano gli studi – è stato un crudelissimo contrappasso. Ma si può fare di necessità virtù. Questa discussione ha infatti sollevato un punto di ordine generale che ci riguarda direttamente come storici della filosofia: quali sono, oggi, i rapporti tra “filologia”e “filosofia”, tra “storiografia” e “filologia”? Come stanno, oggi, le cose su questo terreno? Questo sembra l’unico punto interessante che la polemica ha portato in luce, e del quale varrebbe la pena di discutere in senso generale. Mi permetto di fare una proposta: non potrebbe essere la “Rivista di storia della filosofia” ad aprire una discussione su questa materia?

Postscriptum
Due stili: “invettive” e argomenti
Al momento di rivedere le bozze leggo sull’ultimo numero di “Belfagor” un articolo a firma di A.-Ph. Segonds , che si aggiunge a un’altra sua presa di posizione apparsa sul “manifesto” del 5 luglio del 2000, insieme a un nuovo intervento di Aquilecchia. Osservo, subito, due cose: in primo luogo, con poche variazioni, sono riproposti sempre gli stessi argomenti, ritornano sempre le stesse espressioni anche sul piano stilistico, quasi che dietro i vari interventi ci fosse un’unica, invisibile mano di smithiana memoria; in secondo luogo, la polemica è, ormai, definitivamente degenerata, fin a scadere, nel grottesco (in senso tecnico). Mi riferisco in modo particolare agli articoli a firma di Segonds nei quali si intrecciano e si confondono – in una vera e propria invectiva valutazioni di ordine scientifico e giudizi di ordine strettamente personale, in una sorta di processo sommario condotto con metodi tribali, un po’ lontani (mi pare) dal Codice civile di Napoleone. Processo, va aggiunto, nel quale, oltre a me stesso sono stati coinvolti – e questo è veramente singolare – anche miei allievi, l’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, il Comitato Nazionale per le celebrazioni di Bruno, e quant’altro sia caduto sotto la penna dei miei critici… Come al solito, su questo terreno (almeno qui) non intendo scendere, tenendo fede allo stile che ho fin dall’inizio scelto di seguire. Anche in questo postscriptum mi atterrò dunque, strettamente, ai fatti, sviluppando una serie di argomenti.
“Testo di riferimento”: due pesi, due misure?
I miei critici continuano a menare scandalo per l’espressione “testo di riferimento” da me usata nella nota sui testi. E si capisce: insieme alla “sequenza cronologica”, e la seconda prova provata della colpa, dell’inganno. Ma anche qui c’è da restare sbalorditi: è la stessa – ripeto, la stessa – osata, a proposito dei testi editi da Aquilecchia, nel Cd-rom su Bruno sopra citato (nel quale si trova sia l’espressione “testo di riferimento” che quella “edizione di riferimento”). Basterebbe questo per chiarire, una volta per tutte, quanto pretestuosa sia questa polemica. È un’espressione correntemente e normalmente usata sia nei testi on line sia in quelli a stampa, per indicare o testi integralmente riprodotti (come nel caso del Cd-rom) o testi sui quali si sono compiuti degli interventi: come fa ad esempio Mario Santagata (in relazione all’edizione critica di Contini) nel Meridiano dedicato al Canzoniere di Petrarca. Con una differenza: Santagata presenta il proprio lavoro come “edizione commentata” (corredandolo, infatti, di una tavola degli interventi); mentre io mi sono limitato a dire di aver curato la pubblicazione dei dialoghi di Bruno, specificando di essere intervenuto sul testo di Aquilecchia solo nei luoghi in cui mi è sembrato opportuno: come si fa normalmente quando si pubblica il testo nell’edizione critica più consolidata, senza volere darne una nuova. In modo del tutto misterioso del Cd-rom nessuno si ricorda; sul Meridiano petrarchesco non si è aperto bocca, su quello bruniano è stata scatenata una tempesta – tanto medita quanto artificiale Basta pensare a un “trucco” cui, pur di accusarmi, ricorre il Direttore editoriale delle “Belles Lettres”: per non dover riconoscere che nel Meridiano dichiaro esplicitamente di avere assunto l’edizione di Aquilecchia quale “testo di riferimento”, egli discorre di “occultamento”, “assorbimento”, “oscuramento”; salvo poi immediatamente contraddirsi imputandomi di avere, nello steso tempo, “occultato” il lavoro di Aquilecchia e “annunciato trionfalmente” di averlo migliorato.
Dediche, inviti e “damnatio memoriae”
I miei critici in particolare negli articoli a firma di Segonds – mi accusano di “ingratitudine”, sostenendo che avrei sistematicamente ignorato nel Meridiano e in tutti i miei precedenti lavori bruniani, il contributo filologico e critico di Giovanni Aquilecchia. La dedica che gli ho fatto della mia Introduzione a Bruno – e, di conseguenza, aggiungo io anche l’invito che gli ho rivolto a tenere una conferenza a Palazzo Strozzi nel 1997, presso l’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento – tutto questo sarebbe servito solo a dissimulare tale damnatio memoriae. È un terreno lo dico francamente – sul quale mi ripugna scendere. Mi limito a ricordare, anche in questo caso, solamente un fatto: nel mio ultimo volume bruniano, che raccoglie scritti apparsi tra il 1995 e il `99 (Umbra profonda. Studi su Giordano Bruno, Edizioni di Storia e letteratura, Roma 1999), di Aquilecchia e del suo lavoro filologico sui Dialoghi italiani e sul Candelaio si parla come di una tappa periodizzante nella storia della fortuna di Bruno, addirittura come di inizio di “una nuova stagione critica”. Mi dispiace, devo dirlo, che il quarto centenario della morte di Bruno continui ad essere macchiato da una polemica cosi stolta e volgare. Sia Bruno che il Meridiano meritano di meglio. E di meglio meritano soprattutto i lettori di Bruno: meritano che si discuta della “filosofia nolana” e di ciò che essa significa oggi per noi. C’è, per fortuna, ancora tempo per farlo, dopo questa parentesi un po’ oscura. Ed è con questa speranza che chiudo. Non prima – me ne scusi il paziente lettore – di sottolineare come la Direzione di “Belfagor”, a differenza di quella del “manifesto”, non abbia creduto opportuno invitarmi a rispondere alla invectiva del Direttore delle “Belles Lettres”, venendo meno a una delle regole fondamentali di quella che una volta, con nome glorioso, si chiamava “Republique des Lettres”. Mi dispiace per la rivista fondata da Luigi Russo, ma non me ne stupisco: come dimostra la (piccola) vicenda del “testo rapito”, è questo lo “spirito dell’epoca”.


Il parere di…
Jean Rocchi
Il me semble que si Giordano Bruno pouvait lire ces pages il aurait un petit sourire de mépris. Comment ces docteurs ne craignent-ils pas d’être assimilés à ces personnages dont le Nolain disait que Saturne leur a pissé l’intelligence sur la tête et les neuf compagnes de Pallas leur ont vidé dans les méninges, entre pie-mère et dure mère, une corne d’abondance verbale et qu’il est donc bien naturel qu’ils se promènent avec tant de majexté, le buste droit, la nuque raise, en examinant les alentours avec une arrogante modestie. Trop de spécialistes se figurent que l’oeuvre du Philosophe est une chasse gardée. Ils défendent la pureté originelle de ses écrits, comme d’autres les saintes Ecritures et veillent au respect de la grammaire en négligeant bien trop le sens.
Giovanni Bovio a bien raison: Bruno n’appartient pas aux philosophes de profession, à ceux qui ne philosophent que pour gagner leur pain ou pour leur place historique dans le grand corps du doctorat. Quand on publie Bruno, quand on écrit sur lui, la décence et le respect exigent me semble-t-il qu’on s’incline et qu’on s’efface. Toute allusion à des droits légaux frise l’indécence. On ne fait pas carrière avec Bruno. Ces gens devraient se réjouir pour Burno qu’on s’inspire de leurs travaux tant que leurs commentaires sur le fond ne sont pas trahis. Il devraient méditer ces mots du Nolain: Quand on a osé faire de la science trafic et industrie, la sagesse et la justice ont quitté la terre. Et s’ils ont des problèmes relationnels qu’ils renfournent leurs rapières, se téléphonent, essaient de communiquer, à la rigeur s’affrontent à bras le corps en privé et non sur la place publique!


Giuseppe Crea
Continuamente, e con mio grande rammarico, mi ritrovo a dover leggere di Bruno, solo per dispute e discussioni che tutto trattano, fuorchè della sua filosofia.
Non sono a piena conoscenza del caso, nè so se sia leggittimo intromettersi in qualcosa che scade nel personale.
Ingiusto il comportamento di Ciliberto? Forse! Inutili le firme di dottori che nulla sanno del Fastidito? Può darsi!
Qualunque siano i retroscena: concessi i legittimi furori di Aquilecchia e la serrata difesa di Ciliberto, riesco solo a gioire pensando a quanti, attraverso quel libretto frutto di tanti odii, sono venuti a conoscenza della Nova filosofia e del Precursore del pensiero moderno.

TESTO RAPITO ATTO SECONDO: La grande torta del Centenario

“Bruno filosofo non appartiene soltanto ai filosofi e noi non tollereremo che la corporazione degli accademici lo sequestri per sé. Bruno fu il filosofo fastidito, l’accademico di nessuna accademia, il nemico dei pedanti, il libero ricercatore della verità: dunque che cosa ha di comune con le Università? Dio ci guardi dalla dottrina ufficiale !
I sapienti che oggi esaltano il Nolano, ieri in compagnia del Bellarmino, ne avrebbero sentenziata l’insanità, perchè é ufficio dell’ Accademia non promuovere la Scienza, ma irrigidirla e canonizzarla. Perciò i discendenti dei dottori che derisero il Nolano e con lo Scioppio gioirono del supplizio, oggi non sapendo come fargli offesa lo vorrebbero incarcerare nelle loro cattedre ed ipotecarlo per le loro dispense di esame.
C’è un Bruno però che non appartiene ai filosofi di professione, agli accademici salariati, ma è di tutti gli uomini colti o che cercano appassionatamente la verità, e Bruno a sua volta la cercò con passione, con frenesia, con ispasimo, senza riguardi umani, fra lo sprezzo dei dotti e disprezzandoli”.

da: A. Labriola, “Il significato del martirio di Giordano Bruno”

Di seguito è riportato il testo della legge istitutiva dei Comitati nazionali emanata nel 1997, nella quale si decretava la nascita del Comitato nazionale per la celebrazione del quarto centenario della morte di Giordano Bruno, assegnando allo stesso, presieduto da MICHELE CILIBERTO, la cifra di 1 miliardo per il 1997 e un altro miliardo per ognuno dei due anni successivi. Come meravigliarsi, leggendo queste cifre, se da qui è nato uno dei più grandi scismi della storia del mondo accademico! Chi è al corrente di notizie, dati e documenti sull’argomento e non ha paura di riferirli, si faccia avanti!

Legge 1° dicembre 1997, n. 420

“Istituzione della Consulta dei comitati nazionali e delle edizioni nazionali”
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 284 del 5 dicembre 1997

Art. 1.
(Istituzione e composizione della Consulta).

  1. È istituita presso il Ministero per i beni culturali e ambientali la Consulta dei comitati nazionali e delle edizioni nazionali, di seguito denominata “Consulta”, avente la finalità di individuare le celebrazioni o le manifestazioni culturali di particolare rilevanza nonché le Edizioni nazionali da realizzare.
  2. La Consulta è composta da: a) tre esponenti di chiara fama del mondo della cultura, dei quali uno con funzioni di presidente;
    b) il direttore generale dell’Ufficio centrale per i beni librari, le istituzioni culturali e l’editoria, con funzioni di vice presidente;
    c) un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri e di ciascuno dei Ministeri della pubblica istruzione, del tesoro, dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica;
    d) il presidente del coordinamento degli assessori regionali alla cultura.
  3. Il presidente della Consulta, in relazione ai singoli argomenti da trattare, chiama a partecipare ai lavori qualificati esponenti del mondo della cultura, i responsabili dei Comitati di settore del Consiglio nazionale per i beni culturali e ambientali, nonchè rappresentanti del Ministero degli affari esteri, del Ministero delle poste e delle telecomunicazioni e delle amministrazioni interessate. I componenti della Consulta sono nominati con decreto del Ministro per i beni culturali e ambientali e durano in carica tre anni. Ai componenti della Consulta esterni alla pubblica amministrazione compete il trattamento economico di missione in base alla normativa generale vigente per i dirigenti generali di livello C dello Stato.

Art. 2.
(Comitati nazionali).

  1. Le richieste di istituzione dei Comitati nazionali per le celebrazioni o manifestazioni culturali, corredate da una dettagliata relazione che indichi gli obiettivi, gli studiosi coinvolti, il programma e la previsione di spesa, sono presentate alla Consulta da enti locali, enti pubblici, istituzioni culturali o comitati promotori, nonché da amministrazioni dello Stato.
  2. La costituzione e l’organizzazione dei Comitati nazionali per le celebrazioni o manifestazioni culturali, l’ammissione al contributo finanziario e la misura dello stesso sono deliberate dalla Consulta. A tal fine la Consulta predispone annualmente l’elenco delle motivate proposte di istituzione di Comitati per l’anno successivo, con l’indicazione del relativo contributo. L’elenco è emanato, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, reso entro trenta giorni, con decreto del Ministro per i beni culturali e ambientali.
  3. Sono organi del Comitato nazionale:
    a) il presidente;
    b) il segretario tesoriere.
  4. Il contributo statale è erogato con ordini di accreditamento al segretario tesoriere del Comitato nazionale che è tenuto, ogni sei mesi e comunque entro tre mesi dal termine della celebrazione o della manifestazione, alla rendicontazione di tutte le spese sostenute alla Ragioneria centrale presso il Ministero per i beni culturali e ambientali, che ne cura l’inoltro alla Corte dei conti.

Art. 3.
(Edizioni nazionali).

  1. Le richieste di istituzione di Edizioni nazionali possono essere presentate da amministrazioni dello Stato, università, istituzioni scolastiche, enti di ricerca, istituzioni culturali o singoli studiosi e debbono essere corredate da un dettagliato programma scientifico, da un articolato piano dei lavori e dalla relativa previsione di spesa.
  2. La costituzione delle Edizioni nazionali è deliberata dalla Consulta, che determina altresì la composizione delle commissioni scientifiche, ed è disposta con decreto del Ministro per i beni culturali e ambientali.
  3. Il contributo statale alle commissioni scientifiche viene determinato annualmente dalla Consulta sulla base delle richieste presentate dalle Edizioni nazionali ed assegnato per la realizzazione o il proseguimento delle attività.
  4. Sono organi delle commissioni scientifiche delle Edizioni nazionali:
    a) il presidente;
    b) il segretario tesoriere.
  5. Il contributo statale è erogato con ordini di accreditamento al segretario tesoriere delle commissioni scientifiche che è tenuto, ogni sei mesi, alla rendicontazione di tutte le spese sostenute alla Ragioneria centrale presso il Ministero per i beni culturali e ambientali, che ne cura l’inoltro alla Corte dei conti.
  6. All’inizio di ciascun anno, i presidenti delle commissioni scientifiche presentano al Ministero per i beni culturali e ambientali una relazione sui lavori svolti, il consuntivo delle spese sostenute, il preventivo delle spese e delle entrate previste, la previsione del piano di pubblicazione o lo stato di avanzamento della sua realizzazione.
  7. Per la realizzazione delle Edizioni nazionali, il Ministero per i beni culturali e ambientali può stipulare convenzioni con i Ministeri della pubblica istruzione e dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica.

Art. 4.
(Celebrazioni del 2000).

  1. Per individuare le celebrazioni e le manifestazioni culturali da realizzare in occasione dell’anno 2000, la Consulta è composta, oltre che dai soggetti indicati nell’articolo 1, comma 2, dai rappresentanti delle regioni e degli enti locali interessati.

Art. 5.
(Contributi statali).

  1. Per il triennio 1997-1999 è autorizzata la spesa di lire 13 miliardi per il 1997, di lire 10 miliardi per il 1998 e di lire 11 miliardi per il 1999, da destinare ai Comitati nazionali per le celebrazioni o manifestazioni culturali nonché per le Edizioni nazionali e da iscrivere in apposito capitolo dello stato di previsione della spesa del Ministero per i beni culturali e ambientali. Per l’anno 1997, a valere sulla predetta autorizzazione di spesa, sono concessi i seguenti contributi dello Stato:
    a) alla Fondazione Rossini Opera Festival di Pesaro, lire 3 miliardi;
    b) al Comitato nazionale per la celebrazione del bicentenario della Repubblica napoletana del 1799, lire 2 miliardi;
    c) al Comitato nazionale per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Antonio Rosmini, lire 1 miliardo;
    d) al Comitato nazionale per le celebrazioni Voltiane, lire 1 miliardo;
    e) al Comitato nazionale per le celebrazioni e le manifestazioni per Bologna, capitale europea della cultura per il 2000, lire 1 miliardo;
    f) al Comitato nazionale per la celebrazione del quarto centenario della morte di Giordano Bruno,lire 1 miliardo;
    g) alla Fondazione Ravenna Manifestazioni, lire 1 miliardo;
    h) al Comitato nazionale per la celebrazione dell’ottavo centenario della città di Cuneo, patria di Duccio Galimberti, lire 500 milioni;
    i) per la celebrazione del duecentesimo anniversario della nascita di Gaetano Donizetti, lire 500milioni.
  2. Per ciascuno degli anni 1998 e 1999 è concesso un contributo statale di lire 1 miliardo ai Comitati per le celebrazioni dell’anno 2000.
  3. Per la tempestiva realizzazione delle iniziative di cui al comma 1, con decreto del Ministro per i beni culturali e ambientali, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, si provvede alla costituzione dei previsti Comitati nazionali.

Art. 6.
(Copertura finanziaria).

  1. All’onere derivante dall’applicazione della presente legge, pari a lire 13 miliardi per il 1997, a lire 10 miliardi per il 1998 e a lire 11 miliardi per il 1999, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 1997-1999, al capitolo 6856 dello stato di previsione del Ministero del tesoro per l’anno 1997, parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero per i beni culturali e ambientali.
  2. Il Ministro del tesoro è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Comitato Nazionale per le celebrazioni del IV centenario della morte di Giordano Bruno

Presidente: Prof. Michele Ciliberto
Segretario tesoriere: Dr.ssa Ida Fontana
Indirizzo: Palazzo Strozzi
CAP: 50123
Comune: FIRENZE
Provincia: Firenze (FI)
Regione: Toscana
Durata: 1997 – 2006
Telefono: +39 055287728
Fax: +39 055280563
Sito web: http://www.signum.sns.it/
E-mail: mura@fls.unipi.it


MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI
DIREZIONE GENERALE PER I BENI LIBRARI E GLI ISTITUTI CULTURALI

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Comitato Nazionale per le celebrazioni del IV centenario della morte di Giordano Bruno

Attività del Comitato Nazionale

Mostre

  • 17 febbraio 2000
    “Mostra itinerante su Giordano Bruno con rappresentazione teatrale”,

    Prof. G.Franzoni,
    Campo Fiori, Roma.
  • 7 Giugno – 30 settembre 2000
    “Io dirò la verità – Giordano Bruno 1548-1600”,

    Biblioteca Casanatense, Roma.

Convegni, Conferenze, Seminari

  • Convegno 24-27 gennaio 2000
    “Le Muse e la ”nova” filosofia di Giordano Bruno”
    ,
    Università degli Studi Federico II, Napoli.
  • Convegno 14-17 febbraio 2000
    “Giordano Bruno e la scienza nuova: storia e prospettive”
    ,
    Università La Sapienza, Roma.
  • Convegno 22-23 settembre 2000
    “Giordano Bruno, destino e verità”
    ,
    Fondazione Giorgio Cini, Venezia.
  • Convegno Internazionale 10-12 Novembre 2000
    “La filosofia di Giordano Bruno”
    ,
    Napoli.
  • Seminario conclusivo sulle celebrazioni bruniane dicembre 2000.

Altro · 19 dicembre 2000
“G.Bruno dallo Spaccio della Bestia trionfante”,

Rappresentazione Teatrale,
Auditorium Università,
Macerata.

Obiettivi delle manifestazioni

Il comitato si è posto l’obiettivo di favorire la conoscenza della vita e delle opere di Giordano Bruno attraverso una serie di manifestazioni e di pubblicazioni tradizionali e multimediali rivolte sia al grande pubblico sia a un uditorio più specialistico. Tra le manifestazioni destinate al grande pubblico vanno menzionate la Mostra, tenutasi presso la Biblioteca Casanatense di Roma, sulla vita e sulle opere del filosofo e della sua epoca; la rappresentazione teatrale con letture di testi del Nolano; il cd-rom intitolato “Giordano Bruno d’ogni legge nemico e d’ogni fede”, che consente di accedere attraverso un’agevole navigazione alle varie ‘stazioni’ europee della vita di Giordano Bruno; la creazione di un sito web avente anche la funzione di portale per i numerosi eventi tenutisi in occasione del quadricentenario della morte del filosofo nolano. Rivolto a un pubblico più specialistico è in primo luogo l’importante progetto editoriale che prevede la nuova edizione di tutto il Bruno latino, nel quadro del quale sono state pubblicate presso l’editore Adelphi le Opere magiche, nel 2000, e il primo volume delle Opere mnemotecniche, nel 2004. Presso lo stesso editore è uscito anche il Corpus iconographicum. Le incisioni nelle opere a stampa, nel 2001.
Sempre nell’ottica di una messa a disposizione dei testi insieme agli strumenti interpretativi è stata pubblicata la Bibliografia di Giordano Bruno (1951-2000), che viene a completare e aggiornare l’importante Bibliografia del Salvestrini, e sono stati realizzati due importanti cd-rom, uno comprendente tutte le fonti dell’opera di Giordano Buno, l’altro tutte le edizioni delle opere volgari del filosofo.

Pubblicazioni curate dal Comitato

  • 2000
    Giordano Bruno, Opere Magiche, Adelphi Ediz.
  • 2000
    Dialoghi Italiani,
    ristampa anastatica delle cinquecentine, 4 volumi, Olsckhi Ediz.
  • 2001
    Giordano Bruno, Corpus Iconographicum; Adelphi Ediz.
  • 2002
    M.E.Severini, Bibliografia di Giordano Bruno (1951-2000), Ediz. di Storia e Letteratura
  • 2004
    Giordano Bruno, Opere mnemotecniche, vol. I, Adelphi Ediz.
  • 2007
    Giordano Bruno, Opere mnemotecniche, vol. II, Casa Editrice Leo S. Olschki

CD-Rom

  • Giordano Bruno – D’ogni legge nemico e d’ogni fede,
    CD-Rom. a cura di S. Bassi, Comitato Nazionale per le celebrazioni di Giordano Bruno nel quarto centenario della morte – C.R.I.Be.Cu. della S.N.S. di Pisa, Firenze-Pisa, 2000

Oltre cinquecento schede testuali corredate da immagini narrano la vita di un filosofo in fuga, attraverso l’Europa insanguinata dalle guerre di religione. Un uomo collerico, caparbio, consapevole del proprio valore e del destino mercuriale che la sorte gli ha affidato si confronta con la crisi della chiesa cattolica, la costituzione dei grandi stati nazionali, la ricerca della pace politica e religiosa, il rinnovamento della cultura, la dirompente scoperta dell’universo infinito.
Le straordinarie vicende della sua vita, trascorsa nelle principali corti europee, sono lo specchio tragico in cui si riflette la storia dell’Europa all’inizio dell’età moderna.

  • Le opere volgari di Giordano Bruno,
    CD-Rom a cura di S. Bassi, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento di Firenze – C.R.I.Be.Cu. della S.N.S di Pisa, Firenze-Pisa 2002

Scopo del progetto è quello di offrire uno strumento di lavoro incentrato sull’analisi del lessico di Giordano Bruno, fornendo agli studiosi di Giordano Bruno uno strumento agile e veloce per la gestione dei dati testuali e iconografici delle opere del filosofo e un sussidio digitale per lo studio dei testi e l’approntamento di edizioni. Il CD contiene le opere in volgare di Giordano Bruno, fruibili in formato testo, in formato immagine la riproduzione delle prime stampe cinquecentesche delle opere; inoltre è messo a disposizione il Lessico di Giordano Bruno in formato testo. Il progetto è stato ideato e costruito a partire dal Lessico di Giordano Bruno, poiché intende offrire uno strumento di analisi lessicale e terminologica delle opere di Giordano Bruno. L’accesso al contenuto è possibile attraverso la consultazione e la ricerca. La consultazione prevede la possibilità di accedere alle opere in volgare, nelle varie edizioni, ai lemmi del lessico e al contesto, allo sfoglio dell’edizione cinquecentesca. Le edizioni delle opere su cui è stato condotto il lessico sono state allineate con le prime stampe; i contesti del lessico, individuati per ogni lemma, sono collegati con la pagina del testo corrispondente. La ricerca consente di interrogare le banche dati – le opere di Bruno nelle varie edizioni e il Lessico – per ottenere liste di frequenza, concordanze, indici con rimando ai contesti e ai testi corrispondenti.

  • La biblioteca ideale di Giordano Bruno – L’opera e le fonti,

Questo cd rom comprende il corpus completo delle opere volgari e latine di Giordano Bruno, con l’individuazione e la trascrizione delle fonti usate nei testi. Attraverso questo lavoro, portato a compimento da una equipe di 40 studiosi, è possibile navigare attraverso tutti gli autori che Bruno volta per volta ha usato nella redazione delle sue opere, ricercarne i contenuti, confrontare i passi citati o semplicemente evocati. Tutti i testi sono corredati dagli indici dei nomi e dall’elenco delle immagini. Il progetto è stato realizzato nell’ambito delle manifestazioni previste dal Comitato nazionale per la celebrazioni di Giordano Bruno nel quarto centenario della morte presieduto da Michele Ciliberto.
Il materiale del cd rom è ora disponibile interamente sul sito:
http://www.giordanobruno.signum.sns.it/bibliotecaideale

Per la cronaca, Michele Ciliberto, dopo quello di Giordano Bruno è stato Presidente dei Comitati Nazionali per le Celebrazioni di : Marsilio Ficino, Benedetto Varchi e Giovanni Della Casa. Attualmente è Presidente del Comitato Nazionale per le Celebrazioni di Lodovico Castelvetro! E chi più ne ha, più ne metta!
Ma sentite un po’ cosa dice l’ineffabile Ciliberto in un articolo pubblicato lo scorso luglio su l Unità, relativo al taglio dei finanziamenti all’Università, intitolato
LA FINE DELLO STUPORE E LA FINE DELL’UNIVERSITA’ :

“Si è persa l’abitudine a dire di no, ad alzarsi in piedi: e di questo è una paradossale conferma il fatto che quando si protesta si usano toni esagitati, addirittura volgari, proprio perchè protestare – dire no – è diventata un’eccezione, non più la norma di un comune vivere civile. Questo accade anche quando si tratta delle regole che devono strutturare la vita istituzionale politica e sociale del paese. È un altro segno della crisi profonda che attraversa l’Italia: le regole appaiono una sorta di optional che il potere può trasformare come meglio gli conviene, a seconda della situazione e perfino dei propri interessi privati. Si tratta di un tratto tipico del dispotismo, quale è già delineato in pagine straordinarie di Tocqueville nella Democrazia in America: il dispotismo si esprime attraverso una prevaricazione dell’esecutivo sugli altri poteri e con un ruolo sempre più ampio assunto dall’amministrazione, che diventa il principale motore dell’intera vita di un popolo. Le strutture dispotiche, infatti sono incontrollabili: una volta messe in movimento invadono progressivamente tutte le sfere della vita sociale ed intellettuale, compresa ovviamente l’alta cultura e le istituzioni attraverso cui essa si organizza.”

(dal sito: http://ilsensodellamisura.com ) !!!!!

Leggete un po’ l’organigramma dell’Istituto Nazionale Studi del Rinascimento. Questi nomi mi sembra di averli già sentiti….. o sbaglio?

Presidente
Michele Ciliberto

Consiglieri Ordinari

Giuseppe Cambiano
Mariarosa Cortesi
Domenico De Robertis
Germana Ernst
Massimo Firpo
Claudio Leonardi
Filippo Mignini
Adriano Prosperi
Fiorella Sricchia Santoro
Coordinamento Attività dell’Istituto
Simonetta Bassi

“Giordano Bruno – Epistole latine” di G.del Giudice

Copertina_EpistoleVi presento con soddisfazione la mia ultima fatica bruniana: le Epistole latine.

Si tratta della prima traduzione completa delle dediche e prefazioni che Bruno scrisse per le sue opere in latino.

Trattandosi di brevi componimenti, la lettura è meno impegnativa di quella dei relativi trattati. Aldilà del tono a volte aulico e d’occasione, vi trovate espressi i concetti ispiratori della Nolana filosofia.

E’ così possibile trarre gli illuminanti insegnamenti che quest’uomo geniale ci ha trasmesso, direttamente dalle sue parole e non da quelle che, più o meno artatamente, vengono diffuse sul web in maniera imprecisa o del tutto falsa.

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“EROICO FURORE” Regia di FRANCESCO A. DE FALCO

“EROICO FURORE” Regia di FRANCESCO AFRO DE FALCO
Prodotto da LIBERA SCENA ENSEMBLE e dalla VALENTINI PRODUCTION,
ANDRA’ IN ONDA SULL’EMITTENTE TELEVISIVA COMING SOON TELEVISION!!!

I GIORNI 23 E 24 DICEMBRE 2009, RISPETTIVAMENTE ALLE 23:00 E ALLE 12:00.

“Coming Soon Television è un’emittente televisiva italiana dedicata interamente al mondo del cinema”.
(Canale 180 sul decoder di Sky e sul Digitale Terrestre)

link youtube per visionare il trailer:
http://www.youtube.com/watch?v=0NjyjOhrp-U

Eroico furore

“EROICO FURORE” regia di Francesco Afro de Falco è stato selezionato tra oltre 2.500 lavori al “I’ve Seen Films International Competition”!

DIREZIONE ARTISTICA di RUTGER HAUER
Alcuni nomi della giuria del festival: RIDLEY SCOTT – ROBERT RODRIGUEZ – CHRISTOPHER NOLAN!

conferenza rosacroce LIBERA SCENA ENSAMBLE – REGIONE CAMPANIA E LA VALENTINI GROUP INTERNATIONAL
INFORMANO:

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA
D’ARTE DI BERGAMO
500 film da oltre 60 Paesi…

Dopo un attento e non facile lavoro, della Giuria, presieduta da Vittorio Sgarbi…

Selezionati 30 lavori, 12 film e 18 cortometraggi…

In Bergamo, Piazza Mascheroni dal17 al 25 Luglio…unico cortometraggio italiano in concorso:

“EROICO FURORE” regia di Francesco Afro de Falco.


Eroico Furore
l’affascinante “corto” di Francesco Afro De Falco

Afro De Falco

Con il cortometraggio “Eroico furore”, Francesco Afro De Falco riesce nell’impresa non facile di offrire, in un quarto d’ora di ripresa, un suggestivo scorcio del complesso e magmatico universo Bruniano. Il merito di Francesco non risiede tanto nella scrupolosa ambientazione o nella prospettiva raffinata e intelligente da cui guarda la vicenda Bruno, attraverso i tormenti che assillarono Bellarmino dopo la fatale decisione che portò al rogo infame, quanto nell’aver saputo dare dei flash il più possibile significativi della personalità e dei capisaldi del pensiero del filosofo. Sono queste le operazioni di cui c’è bisogno per stimolare l’interesse soprattutto dei giovani nei confronti di questo grande personaggio!
Naturalmente l’impresa sarebbe stata impossibile senza un interprete incisivo e ispirato quale si rivela Lello Serao in questa piccola gemma, mettendo a frutto la riflessione e lo studio maturati sul personaggio nella precedente esperienza della Cena delle Ceneri, rappresentata due anni fa, sempre con la Libera Scena Ensemble, nell’ambito della rassegna Museum.
Lello ci dà un Bruno credibile, sia per le coloriture ambientali che per l’entusiasmo e l’immedesimazione che traspaiono nella sua interpretazione. In definitiva un lavoro ben levigato e prezioso quello del giovane regista napoletano, assecondato e sostenuto da una troupe affiatata e professionale.
Guido del Giudice

GUARDA IL TRAILER

Fonte: http://www.lavorare-spettacolo.com/ATTUALITA’/Notizie-dello-spettacolo/Giordano-Bruno,-Eroico-Furore/

IN POST-PRODUZIONE “GIORDANO BRUNO, EROICO FURORE”

E’ in fase di Post- Produzione l’attesissimo “Giordano Bruno, Eroico Furore”, cortometraggio prodotto da Libera Scena Ensemble, in Co.produzione con la Film Commission Regione Campania e in Produzione Associata con la Valentini Production Group International S.r.l. di Maurizio Valentini. Nel cortometraggio vi sono attori importanti quali Lello Serao (nel ruolo del protagonista Giordano Bruno) Renato Carpentieri, Lucio Allocca ed altri.

Per voi di “Lavorare Nello Spettacolo” abbiamo intervistato il regista del progetto Francesco Afro De Falco, il produttore Maurizio Valentini, e l’attore protagonista Lello Serao, i quali ci hanno parlato approfonditamente di questo ambizioso progetto, ma ci hanno anche confessato in esclusiva tutti i loro nuovi progetti ai quali stanno lavorando.

L’intervista a Francesco Afro De Falco, regista e sceneggiatore di “Giordano Bruno, Eroico Furore”:

Chi ha prodotto “Giordano Bruno”?

Il progetto è stato prodotto da Libera Scena Ensemble, in Co.produzione con la film Commission Regione Campania, e inoltre, in Produzione Associata con la Valentini Production Group International S.r.l. di Maurizio Valentini, produttore, regista, sceneggiatore che voi tutti conoscete, visto i tanti articoli e interviste che Lavorare nello spettacolo gli ha dedicato.

Raccontaci un po’ di questa esperienza.

L’esperienza di eroico furore ha cambiato fortemente la mia formazione artistica. Trovarsi a lavorare con un cast di attori di grande livello è di sicuro molto stimolante e piacevole, ma comporta anche una buona dose di responsabilità. Occorre credere molto in ciò che si fa, ed avere forza a sufficienza per trascinare l’intera troupe che si è messa in gioco con te, e che come te di sicuro vuole portare a termine un buon lavoro. Devo ringraziare tutti gli attori, in particolare Lello Serao (Giordano Bruno) che fin dall’inizio ha creduto in me e in questo progetto. Un ringraziamento speciale va a Renato Carpentieri che è stato disponibilissimo concedendoci, nella parte del cardinale bellarmino, un bellissimo cameo, al mio amico Produttore Maurizio Valentini e tanti altri amici che mi hanno aiutato a realizzare questo progetto.

Perché Giordano Bruno?

Prima di tutto sono un appassionato di storia, mi piace molto il cinema in costume, e credo che il cinema esprima tutto il suo potenziale quando rievoca un fatto passato, diventa come una macchina del tempo. Ritornando a “Bruno”, è una figura che mi ha sempre affascinato, un guerriero instancabile, un eroe del pensiero ma soprattutto perché amava definirsi “accademico di nulla accademia”, cioè fuori da quel sapere pedante e preconfezionato degli accademici; insomma era una grande uomo d’azione che con coraggio e fermezza ha voluto sfidare l’intero sistema restando immortale nel corso dei secoli. Il lavoro è in post-produzione ed è in fase di montaggio, curata dal sottoscritto e sostenuta da Maurizo Valentini.

Progetti futuri?

Certo, un altro lavoro storico su un personaggio emblematico del 1700…

Sarebbe?

Per il momento non vorrei aggiungere altro…

CAST LIST RUOLI:
LELLO SERAO (GIORDANO BRUNO)
STEFANO JOTTY (INQUISITORE) PROTAGONISTA
PAOLO CRESTA (DOMENICANO) COPROTAGONISTA
RENATO CARPENTIERI (CARDINALE BELLARMINO)
ANTONIO CONFORTI (CARDINALE)
OTTAVIO COSTA (CARDINALE 2)
ANTONELLO COSSIA (FRA CELESTINO)
GIANCARLO GNOLO (CARCERATO)
LUCIO ALLOCCA (CARCERATO 2)

Il Produttore Associato, Maurizio Valentini:

“Giordano Bruno, Eroico Furore” ha rappresentato per tutti un’esperienza straordinaria, lasciando in ognuno di noi un emozione unica. Il progetto ha vinto il premio Internazionale Giordano Bruno, consegnato dalla Federico II di Napoli al giovane regista. Una bella soddisfazione per tutti noi, ma soprattutto per me, visto che il regista, sceneggiatore del progetto, Francesco Afro De Falco, è anche il direttore artistico della “Valentini Production Group International”. Lasciatemi dire che, questo personaggio, qual è appunto il regista da me citato in questa intervista, ha una sensibilità artistica notevole, uno stile di raccontare la storia non comune a tutti, al disopra le righe. Se questo deve essere il futuro del cinema Italiano, ben venga.. Grazie anche al cast di grandissimo rilievo, come Renato Carpentieri, Lello Serao, Lucio Allocca, etc. etc. che con grande professionalità hanno contribuito alla realizzazione di questo piccolo capolavoro; Un sentito ringraziamento va inoltre a tutto il mio staff che con il proprio lavoro permette a tutti i nostri progetti di andare sempre a buon fine!

Lello Serao, interpreta Giordano Bruno, dice:

Per ciò che mi riguarda dal punto di vista interpretativo ho cercato di dare a Bruno quell’irruenza caratteriale e quella solidità delle proprie convinzioni che sono state al contempo il modello della sua vita, ma anche la certezza della condanna e della morte.

Quella di Bruno rimane ad oggi una morte scomoda, le sue tesi e i suoi ammonimenti rappresentato un nodo ancora da sciogliere e lo si percepisce ogni volta che di Bruno si parla.

In Italia resta una ferita non sanata e l’oblio di cui spesso lo si circonda è un segnale evidente di questo disagio. Posso con certezza affermare che Bruno appartiene di più alla cultura europea che a quella italiana e il corto che abbiamo voluto girare vuole essere un omaggio a Bruno, ma anche il tentativo di riaprire la discussione. Un grazie lo devo rivolgere a tutti quelli che hanno voluto affiancarci in questa fatica, dagli attori, ai tecnici, al direttore della fotografia, agli autori, ai tanti che con amore hanno permesso la realizzazione di questa piccola perla e un grazie particolare a Francesco Afro De Falco, regista, sceneggiatore dell’opera, le cui doti hanno permesso una regia attenta, scrupolosa e ricca di suggestioni.

Che cosa ha rappresentato per lei girare in una location così piena di storia e cultura.

E’ stato un susseguirsi di felici condizioni, sebbene non siano mancati i problemi, ma riuscire a girare dentro i suggestivi ambienti della Certosa di San Martino è stato come assorbire per un attimo gli odori di un tempo ormai passato e in alcuni casi è stato come se fossimo accompagnati da un’aurea benefica, Bruno era lì con le sue parole e il pronunciarle imponeva rigore e rispetto.