Celebrazioni bruniane 2011: la misura è colma!

Giordano chiama il pane, pane; il vino, vino…ha la dottrina per dottrina, le imposture per imposture…stima gli filosofi per filosofi, gli pedanti per pedanti.

di Guido del Giudice

Leggete un po’, negli articoli in basso, come è stato celebrato quest’anno, a Nola, Giordano Bruno. Dopo aver sostenuto le ragioni degli anticlericali contro i preti pedofili, degli insegnanti precari contro la Gelmini, degli studenti contro i tagli dei finanziamenti alle tasche degli accademici, eccolo ora, novello Benigni, esaltare l’Unità d’Italia (sperando forse di ottenere anche lui un’onoreficenza da Napolitano) o scendere addirittura in piazza al fianco delle femministe! Manca solo che lo si chiami in causa, con una sciarpa azzurra intorno al collo, per chiedere la revoca della squalifica di Lavezzi!

Si è fatto diventare Giordano Bruno un giullare! Disponibile ad appoggiare le istanze di qualsiasi movimento anti autoritario. Bruno! Per il quale l’autorità del monarca o del papa, degli “dei che pisciano e cacano”, come li definiva Lui, rappresentava l’unica speranza conciliatrice in grado di sconfiggere intolleranza ed ignoranza. Si trattava, semmai , di illuminarli, non certo di assoggettarli agli umori bestiali del “volgo rozzo e infame”.
E’ ora di finirla! Per quanto ancora dovremo sopportare che pedanti da strapazzo, pur di mettersi al centro dell’attenzione, si permettano, con elucubrazioni dialettiche neppure tanto sofisticate, di forzare o travisare completamente il messaggio del Nolano?
I “propagatori di idiozie”, cara De Lucia, sono proprio costoro che, evidentemente, ignorano ciò che Bruno ha veramente scritto e insegnato. Ormai di Lui è lecito dire tutto e il contrario di tutto: basta estrapolare un brano dalla sua copiosa produzione letteraria e, voilà, il gioco è fatto! Mago ermetico o cialtrone, puttaniere o censore del bunga bunga, scienziato o spia, uomo di corte o garibaldino ante litteram! E questo a scapito di chi si fa in quattro per approfondire e diffondere una filosofia, che ha una portata che va molto al di là degli enfatici sermoni d’occasione sul martire del libero pensiero o sul profeta degli infiniti mondi. Ma la serietà e la coerenza sono doti davvero irrimediabilmente perdute nel mondo accademico? Questi vecchi tromboni si renderanno mai conto che chi li ascolta non ha più l’anello al naso? Perfino Carmen Fusco, cronista preparata che da anni segue le vicende bruniane, costretta a sentire sempre le stesse cose, non riesce a nascondere un moto di fastidio nel dover riportare simili corbellerie!
Quasi lo presentisse il Nolano ammoniva preoccupato:

«Non vorrei intanto che, come in tempo d’inondazione,
gli stronzi degli asini dissero ai dorati frutti:
“Siamo anche noi pomi che galleggiamo”,
così a qualunque stolto o asino sia lecito
ragliare all’indirizzo dei nostri argomenti
presentati qui o altrove, in questo o in altro modo».

Molto meglio ricordare Bruno con le parole genuine della lettera, pubblicata su Riformista e Liberazione il 17 e sull’Unità il 19, che mi ha inviato un sincero ammiratore del grande filosofo:
Paolo Izzo
L’ombra della verita’

Ve ne dimenticherete anche quest’anno. O ci sarà appena un cauto trafiletto e qualche manipolo di eretici a ricordarlo in una rara piazza o strada a lui dedicate (dieci giorni fa, nella “sua” Napoli, nella via col suo nome, c’erano a celebrarlo topi e munnezza, che tristezza!). Nemmeno vi serviranno le recenti scoperte astronomiche su mille possibili sistemi solari, “infiniti mondi”, come intuiva lui, mentre poco probabile è che anche in altro remoto universo ci sia un Vaticano… beati loro!
Poi un giorno, che non sarà mai abbastanza presto, ci si affannerà a dargli ragione per aver scommesso su un aldiquà di umanità umana e di verità naturale contro un aldilà di astrattezza violenta e di dogmatica disumanità. La stessa che “oggi” lo bruciò vivo, che fece santo colui che appiccò il suo rogo, che non ha ancora chiesto scusa (e sono passati 411 anni!) e che oggi brucerebbe, se solo potesse, eretici e streghe, testamenti biologici e fecondazioni assistite e coppie di fatto.
Ma lui lo sapeva, con quella inconscia certezza che hanno soltanto i pochi genî ribelli che scoprono com’è, dentro, l’essere umano: sapeva di aver fatto tutto “quel che un vincitore poteva metterci di suo: non aver temuto la morte, non aver ceduto con fermo viso a nessun simile, aver preferito una morte animosa a un’imbelle vita” (“De monade, numero et figura”, Giordano Bruno).

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