Giordano chiama il pane, pane; il vino, vino…ha la dottrina per dottrina, le imposture per imposture…stima gli filosofi per filosofi, gli pedanti per pedanti.
Il nostro corrispondente Dick Talpa ci ha inviato la registrazione di una riunione segreta svoltasi circa un anno fa nella giungla universitaria.
Strane entità zoomorfiche discutono di argomenti in apparenza incomprensibili, ma che gettano una luce sinistra sugli avvenimenti “bruniani” degli ultimi tempi. Eccone la trascrizione… alla maniera di Esopo!
“Lince: In qualità di presidente dell’Accademia, dichiaro aperti i lavori di questa assemblea straordinaria, convocata su richiesta del professor Mignatta. A te dunque la parola, Pippo. Cosa c’è di tanto urgente?
Mignatta: Eccellenza, una grave minaccia incombe sulla nostra corporazione. Qualcuno osa sfidare il nostro potere assoluto sulle menti delle bestie della foresta.
Lince: Chi è che osa tanto?
Mignatta: Il Leone, esimio. Si è messo in testa di diffondere la conoscenza a tutto il popolo degli animali, senza affidarsi a noi. Senza che prima esaminiamo e stabiliamo cosa e quando può essere divulgato e, soprattutto, a quale prezzo! Inoltre va raccontando in giro tutti i nostri imbrogli. Non vorrei che anche il Ciuccio decidesse di appoggiarlo, visto che ha sempre detto (solo a chiacchiere per la verità) di voler far conoscere tutti i retroscena dei nostri affari.
Lince: Non bastava il Ciuccio, con le stupidaggini che scrive, ora ci si mette anche il Leone! Tra un po’ chiunque pretenderà di interpretare i testi filosofici, facendo a meno di noi!
Cane ( rivolgendosi sottovoce alla Mignatta): La sua solita mania di persecuzione! Teme sempre che tutti cospirino contro di lui! In realtà gli interessa solo il potere. Della filosofia, della cultura non gliene frega un bel niente! Per questo si circonda solo delle sue favorite e dei leccaculo!
Lince: Che hai da mormorare tu, eh? Più che un Cane sembri una iena! Ho saputo sai che nelle tue lezioni usi come testo di riferimento quello del Ciuccio anziché il mio. Ho fatto bene a bocciarti per la docenza: se non cambi registro, la cattedra te la puoi scordare! Hai la volontà di potenza di un pidocchio, ma per me sei solo un rospetto che sguazza laggiù nel fango del tuo stagno. E lì ti lascerò in eterno! Ricordi il Riccio, che si era messo in testa di far strada con l’aiuto dei preti? L’ho costretto a ritirarsi in campagna ad insegnare ai topi e ai maiali. E bene ho fatto. Ho saputo che ultimamente ha fatto pure outing! Incredibile! Il Riccio, che è sempre stato proverbiale per la sua vitalità sessuale, ora è diventato gay!
Mignatta: Il caso è grave, eccellenza! Come potrò continuare a succhiare il sangue alle mie studentesse? Con la scusa di far loro da tutor, finora sono riuscito a farle lavorare per noi, mentre ce ne stiamo con le chiappe ben comode dietro le nostre cattedre. Ma se il Leone dovesse far capire loro che le sfruttiamo, chi vorrà più sacrificarsi per noi? Bisogna intervenire subito! Tu Cane hai poco da sghignazzare! Lo sai che ha osato pubblicare proprio la traduzione che avevamo sottratto a quella giovane studiosa, per pubblicarla con lauti guadagni per tutti noi?
Cane: Bastardo! Abbiamo fatto tanto per farci cedere i diritti e adesso questo arriva fresco fresco e ci rovina l’affare!
Mignatta: La pagherà cara. Dovrà ritirare il libro e chiederci scusa!
Lince: Giusto. Potremmo accusarlo di plagio! Ma, cos’è questo strepito? Sbaglio o sento ragliare? Ma… è il Ciuccio!! Come osa presentarsi in questa assemblea, in mezzo ai suoi acerrimi nemici?
Ciuccio (entra al galoppo, scalciando tutto infuriato): Proprio tu parli di plagio, che hai rubato l’edizione dell’Aquila e te ne sei attribuito i meriti?!
Lince: Sappiamo che sei una bestia “urtativa”, ma non crederai mica di impressionarci facendo irruzione così nella nostra assemblea? Che vuoi? Cosa ci fai qui?
Ciuccio: Sono qui perché penso sia interesse comune coalizzarci contro un pericoloso nemico che rischia di compromettere i nostri interessi.
Lince: Parli del Leone?
Ciuccio: Ah! Ne sei già al corrente?
Lince: Dimentichi che io so sempre tutto!
Ciuccio: Già! Come faresti, se no, a compiere le tue porcate!
Lince: Porcate io? Ma se lo sanno tutti che per te la filosofia significa solo quattrini e prostitute! Perfino l’Aquila, della quale ti vanti di essere discepolo, ti sopportava solo perché gli procuravi le puttane!
Ciuccio: Non ti permetto nemmeno di pronunciarlo quel nome. Sei stato proprio tu ad eliminarla, come hai fatto e continui a fare con tutti i tuoi avversari!
Mignatta: Orsù, esimi professori, non è il momento di litigare questo! Regolerete i vostri conti dopo, con tutta calma. Eccellenza, penso che il Ciuccio, dopo tutto, abbia ragione: l’unione fa la forza. Dobbiamo essere uniti in questa battaglia e mobilitare tutte le forze dell’accademia contro il nemico comune.
Lince: Stai calmo, Mignattina, ne abbiamo già sistemati altri in passato. Ricordi il Gufo Anacleto? Si era messo in testa di pubblicare il suo libro con un’importante casa editrice e si rivolse a me, tutto sculettante. Il tapino non immaginava che io disponessi del diritto di veto sulla pubblicazione di qualsiasi saggio filosofico presso tutte gli editori più importanti. L’ha dovuto pubblicare presso un editore fallito come lui. Il miserabile poi si vendicò andando a dire in giro che, in realtà, io non farei un cazzo e i libri me li farei scrivere dal mio gineceo.
Cane (sottovoce): Che poi è la verità!
Lince: Che ci vuole a sistemare questo leoncino impazzito? Vi avevo già avvisato in passato: sta crescendo troppo! Io stesso ho cercato di ridurlo a miti consigli, fingendo di volergli accordare la mia protezione, ma, purtroppo, non è tipo da farsi manovrare.
Ciuccio (in tono enfatico): Si, anch’io l’avevo avvisato, con la mia consueta onestà intellettuale, perché per me eticamente quello che tu pensi deve essere conseguenziale a quello che tu sei. La mia posizione è sempre chiara e coerente, a differenza tua, Lince, che non dici mai quello che pensi!
(Tutti scoppiano a ridere a crepapelle)
Mignatta: Ah Ah Ah Ah! Coerente tu! Se fossi coerente come dici, dovresti stare al fianco di chi denuncia le nostre magagne, che hai sempre detto di disprezzare. La tua venuta qui è la prova che anche tu temi chi vuol mettere il naso nei nostri affari, perché sei come noi, peggio di noi! Perciò smettila di fare il santarello e mettiamoci piuttosto d’accordo su come toglierci dai piedi questo rompiscatole!
Lince: Calma ragazzi. Che problema c’è? Avviate la solita procedura. Sia inviata a tutte le bestie accademiche la solenne ingiunzione di bandire il Leone, da qualsiasi comitato, fondazione, associazione, società, convito, club, in cui ci siano nostri adepti. Il suo nome non deve comparire in nessun libro, saggio, pubblicazione, stampa o quant’altro.
Cane (ringhiando feroce) Si, si, distruggiamo anche i suoi libri! Anzi bruciamoli!
Mignatta: Ehm…ehm, calma! Dimentichi che ufficialmente siamo contro i roghi.
Cane: Hai ragione mi sono lasciato trasportare! Però….un bel rogo, magari con lui dentro! Un domani potremmo anche istituire un comitato per celebrarne l’anniversario e metterci in tasca un altro bel po’ di milioni!
Lince: Basta così! Abbiamo sprecato fin troppo tempo per questa bazzecola! Così è deciso. Trasmettete gli ordini ai miei luogotenenti in tutta la foresta. Birillo il coccodrillo a Nord, il montone a sud e l’orso nelle isole, oltre alle mie favorite si occuperanno di eseguire l’ordine. Tu Ciuccio, datti da fare nei tuoi territori, e anche all’estero visto che ti vanti (ironico) di essere un Ciuccio internazionale! Così potremo tornare tranquillamente a spartirci i finanziamenti statali.
Ciuccio: Si, ma ricordati che appena eliminato il Leone, tornerai ad essere tu il mio principale nemico!
Lince: Non posso dire altrettanto di te. Ne ho tanti altri e molto più potenti. Ma ora sono stanco! L’orecchio è un organo delicato e non lo si può dare a tutti! La seduta è tolta.”




baroni autoctoni, che si sono serviti dell’Istituto a loro piacimento, e se parlo così, lo faccio a ragion veduta. Non lo condanno: probabilmente le dolorose scelte determinate dalle necessità economiche che si è trovato a fronteggiare, lo hanno posto dinanzi ad una cruda alternativa: soccombere o cedere, un passo alla volta, ai compromessi e alle imposizioni degli accademici. Si badi bene, ciò va visto come un ulteriore motivo di vanto. Sarebbe stato facile, con un atto d’orgoglio, compiere un gesto eclatante di rifiuto nei confronti di questi piccoli aiuti “usurai”, che gli consentivano di resistere, decretando però la fine di una entusiasmante impresa, che rimarrà in ogni caso indelebile nella storia della cultura di Napoli e dell’intero Paese, per non andar oltre. Sarebbe stato certo più facile ribellarsi una volta per tutte contro le piccole, dolorose umiliazioni sopportate, con l’unico intento di difendere con i denti il lavoro e i sacrifici di un’intera vita. Invece, tante chiacchiere e pochi fatti, un passo dopo l’altro, un cedimento dopo l’altro hanno finito (e la politica è spietatamente abile a mettere in atto questa strategia di asservimento) per determinare il suo completo accerchiamento, fino all’attuale, ennesimo disperato appello. L’Istituto va salvato a tutti i costi e va dato atto a Marotta dell’eroismo della sua impresa, ma è anche vero che per dare una prospettiva futura a questo progetto, per far si che non rimanga un’impresa personale e isolata, che si esaurisca con la vicenda umana del suo creatore, è necessario un progetto di ben altro respiro. Non basta un ulteriore, limitato reperimento di fondi per permettere in extremis il salvataggio di una sia pur mirabile biblioteca o delle vetuste e gloriose stanze di un palazzo. Sono sicuro che lo stesso Marotta abbia le idee chiare su a chi affidare la sua eredità. Pur celebrando, come è giusto, il ricordo delle voci illustri che hanno echeggiato nelle antiche sale del palazzo
Una trattazione parziale condita qua e là dalle solite inesattezze storiche, come quando attribuisce ai compagni di cella a Venezia e non a Mocenigo l’episodio dell’uccisione del ragnetto. Del resto abbiamo potuto constatare spesso come la precisione dei particolari biografici non sia certo il punto di forza di Ciliberto. Anche la sua recente biografia pullula di imprecisioni: tanto per fare un esempio, continua ad identificare in Gilbert Voet anziché Heinrich Boethius il pastore che scomunicò Bruno ad Helmstedt. Del resto egli basa tutta la sua autorità Bruniana sulla conoscenza testuale, retaggio dei lunghi anni di studio giovanili spesi nella realizzazione del Lessico di Giordano Bruno. Per quanto riguarda i particolari biografici, si è sempre affidato ad un gineceo di studentesse che gli hanno curato le pubblicazioni e che egli ha ricompensato portandole alla docenza in importanti atenei nazionali. Non ha tutti torti il suo acerrimo nemico Nuccio Ordine quando, oltre a contestargli la pressoché nulla fama all’estero, afferma che nelle sue opere non c’è il benché minimo lavoro di ricerca, anche se il giudizio proviene da un modesto docente che non può certo vantare meriti equivalenti a quelli del suo ex-maestro, e le cui referenze per quanto riguarda gli studi bruniani, si limitano ad un unico libro, ormai superato, sul concetto di asinità.
NOLA – Il ‘premio Felix città di Nola’, promosso dalla associazione socio-culturale “Gli innamorati della Festa”, spegne la sua settima candelina. Si è svolta ieri sera la cerimonia di premiazione dell’evento, diventato un classico in cartellone nei giorni di festeggiamento per il santo patrono della città, che vuole riconoscere e valorizzare quanti abbiano, con il loro talento e le proprie qualità, dato lustro alla città di Nola ed al suo territorio. La serata, moderata dal giornalista Antonio D’Ascoli e dal consigliere comunale Franco Nappi, ha visto la presenza del 