L’Accademia delle bestie trionfanti

Giordano chiama il pane, pane; il vino, vino…ha la dottrina per dottrina, le imposture per imposture…stima gli filosofi per filosofi, gli pedanti per pedanti.

Il nostro corrispondente Dick Talpa ci ha inviato la registrazione di una riunione segreta svoltasi circa un anno fa nella giungla universitaria.
Strane entità zoomorfiche discutono di argomenti in apparenza incomprensibili, ma che gettano una luce sinistra sugli avvenimenti “bruniani” degli ultimi tempi. Eccone la trascrizione… alla maniera di Esopo!

“Lince: In qualità di presidente dell’Accademia, dichiaro aperti i lavori di questa assemblea straordinaria, convocata su richiesta del  professor Mignatta. A te dunque la parola, Pippo. Cosa c’è di tanto urgente?

Mignatta: Eccellenza, una grave minaccia incombe sulla nostra corporazione. Qualcuno osa sfidare il nostro potere assoluto sulle menti delle bestie della foresta.

Lince: Chi è che osa tanto?

Mignatta: Il Leone, esimio. Si è messo in testa di diffondere la conoscenza a tutto il popolo degli animali, senza affidarsi a noi. Senza che prima esaminiamo e stabiliamo cosa e quando può essere divulgato e, soprattutto, a quale prezzo! Inoltre va raccontando in giro tutti i nostri imbrogli. Non vorrei che anche il Ciuccio decidesse di appoggiarlo, visto che ha sempre detto (solo a chiacchiere per la verità) di voler far conoscere tutti i retroscena dei nostri affari.

Lince: Non bastava il Ciuccio, con le stupidaggini che scrive, ora ci si mette anche il Leone! Tra un po’ chiunque pretenderà di interpretare i testi filosofici, facendo a meno di noi!

Cane ( rivolgendosi sottovoce alla Mignatta): La sua solita mania di persecuzione! Teme sempre che tutti cospirino contro di lui! In realtà gli interessa solo il potere. Della filosofia, della cultura non gliene frega un bel niente! Per questo si circonda solo delle sue favorite e dei leccaculo!

Lince: Che hai da mormorare tu, eh? Più che un Cane sembri una iena! Ho saputo sai che nelle tue lezioni usi come testo di riferimento quello del Ciuccio anziché il mio. Ho fatto bene a bocciarti per la docenza: se non cambi registro, la cattedra te la puoi scordare! Hai la volontà di potenza di un pidocchio, ma per me sei solo un rospetto che sguazza laggiù nel fango del tuo stagno. E lì ti lascerò in eterno! Ricordi il Riccio, che si era messo in testa di far strada con l’aiuto dei preti? L’ho costretto a ritirarsi in campagna ad insegnare ai topi e ai maiali. E bene ho fatto. Ho saputo che ultimamente ha fatto pure outing! Incredibile! Il Riccio, che è sempre stato proverbiale per la sua vitalità sessuale, ora è diventato gay!

Mignatta: Il caso è grave, eccellenza! Come potrò continuare a succhiare il sangue alle mie studentesse? Con la scusa di far loro da tutor, finora sono riuscito a farle lavorare per noi, mentre ce ne stiamo con le chiappe ben comode dietro le nostre cattedre. Ma se il Leone dovesse far capire loro che le sfruttiamo, chi vorrà più sacrificarsi per noi? Bisogna intervenire subito! Tu Cane hai poco da sghignazzare! Lo sai che ha osato pubblicare proprio la traduzione che avevamo sottratto a quella giovane studiosa, per pubblicarla con lauti guadagni per tutti noi?

Cane: Bastardo! Abbiamo fatto tanto per farci cedere i diritti  e adesso questo arriva fresco fresco e ci rovina l’affare!

Mignatta: La pagherà cara. Dovrà ritirare il libro e chiederci scusa!

Lince: Giusto. Potremmo accusarlo di plagio! Ma, cos’è questo strepito? Sbaglio o sento ragliare? Ma… è il Ciuccio!! Come osa presentarsi in questa assemblea, in mezzo ai suoi acerrimi nemici?

Ciuccio (entra al galoppo, scalciando tutto infuriato): Proprio tu parli di plagio, che hai rubato l’edizione dell’Aquila e te ne sei attribuito i meriti?!

Lince: Sappiamo che sei una bestia “urtativa”, ma non crederai mica di impressionarci facendo irruzione così nella nostra assemblea? Che vuoi? Cosa ci fai qui?

Ciuccio: Sono qui perché penso sia interesse comune coalizzarci contro un pericoloso nemico che rischia di compromettere i nostri interessi.

Lince: Parli del Leone?

Ciuccio: Ah! Ne sei già al corrente?

Lince: Dimentichi che io so sempre tutto!

Ciuccio: Già! Come faresti, se no, a compiere le tue porcate!

Lince: Porcate io? Ma se lo sanno tutti che per te la filosofia significa solo quattrini e prostitute! Perfino l’Aquila, della quale ti vanti di essere discepolo, ti sopportava solo perché gli procuravi le puttane!

Ciuccio: Non ti permetto nemmeno di pronunciarlo quel nome. Sei stato proprio tu ad eliminarla, come hai fatto e continui a fare con tutti i tuoi avversari!

Mignatta: Orsù, esimi professori, non è il momento di litigare questo! Regolerete i vostri conti dopo, con tutta calma. Eccellenza, penso che il Ciuccio, dopo tutto, abbia ragione: l’unione fa la forza. Dobbiamo essere uniti in questa battaglia e mobilitare tutte le forze dell’accademia contro il nemico comune.

Lince: Stai calmo, Mignattina, ne abbiamo già sistemati altri in passato. Ricordi il Gufo Anacleto? Si era messo in testa di pubblicare il suo libro con un’importante casa editrice e si rivolse a me, tutto sculettante. Il tapino non immaginava che io disponessi del diritto di veto sulla pubblicazione di qualsiasi saggio filosofico presso tutte gli editori più importanti. L’ha dovuto pubblicare presso un editore fallito come lui. Il miserabile poi si vendicò andando a dire in giro che, in realtà, io non farei un cazzo e i libri me li farei scrivere dal mio gineceo.

Cane (sottovoce): Che poi è la verità!

Lince: Che ci vuole a sistemare questo leoncino impazzito? Vi avevo già avvisato in passato: sta crescendo troppo! Io stesso ho cercato di ridurlo a miti consigli, fingendo di volergli accordare la mia protezione, ma, purtroppo, non è tipo da farsi manovrare.

Ciuccio (in tono enfatico): Si, anch’io l’avevo avvisato, con la mia consueta onestà intellettuale, perché per me eticamente quello che tu pensi deve essere conseguenziale a quello che tu sei. La mia posizione è sempre chiara e coerente, a differenza tua, Lince, che non dici mai quello che pensi!

(Tutti scoppiano a ridere a crepapelle)

Mignatta: Ah Ah Ah Ah! Coerente tu! Se fossi coerente come dici, dovresti stare al fianco di chi denuncia le nostre magagne, che hai sempre detto di disprezzare. La tua venuta qui è la prova che anche tu temi chi vuol mettere il naso nei nostri affari, perché sei come noi, peggio di noi! Perciò smettila di fare il santarello e mettiamoci piuttosto d’accordo su come toglierci dai piedi questo rompiscatole!

Lince: Calma ragazzi. Che problema c’è? Avviate la solita procedura. Sia inviata a tutte le bestie accademiche la solenne ingiunzione di bandire il Leone, da qualsiasi comitato, fondazione, associazione, società, convito, club, in cui ci siano nostri adepti. Il suo nome non deve comparire in nessun libro, saggio, pubblicazione, stampa o quant’altro.

Cane (ringhiando feroce) Si, si, distruggiamo anche i suoi libri! Anzi bruciamoli!

Mignatta: Ehm…ehm, calma! Dimentichi che ufficialmente siamo contro i roghi.

Cane: Hai ragione mi sono lasciato trasportare! Però….un bel rogo, magari con lui dentro! Un domani potremmo anche istituire un comitato per celebrarne l’anniversario e metterci in tasca un altro bel po’ di milioni!

Lince: Basta così! Abbiamo sprecato fin troppo tempo per questa bazzecola! Così è deciso. Trasmettete gli ordini ai miei luogotenenti in tutta la foresta. Birillo il coccodrillo a Nord, il montone a sud e l’orso nelle isole, oltre alle mie favorite si occuperanno di eseguire l’ordine. Tu Ciuccio, datti da fare nei tuoi territori, e anche all’estero visto che ti vanti (ironico) di essere un Ciuccio internazionale! Così potremo tornare tranquillamente a spartirci i finanziamenti statali.

Ciuccio: Si, ma ricordati che appena eliminato il Leone, tornerai ad essere tu il mio principale nemico!

Lince: Non posso dire altrettanto di te. Ne ho tanti altri e molto più potenti. Ma ora sono stanco! L’orecchio è un organo delicato e non lo si può dare a tutti! La seduta è tolta.”

 

Attenti agli equivoci (più o meno voluti)!

Giordano chiama il pane, pane; il vino, vino…ha la dottrina per dottrina, le imposture per imposture…stima gli filosofi per filosofi, gli pedanti per pedanti.

Due segnalazioni della “Mordacchia”: 

1) Leggo dell’uscita di un volume di “Giordano Bruno” intitolato: “La maggioranza silenziosa. Conversazioni con animali”.
E quando mai l’avrebbe scritto?
La lettura di quest’articolo mi svela l’arcano: http://www.riaprireilfuoco.org/blog/?p=210 (articolo rimosso dall’autore)

In effetti, si tratta del libro di un omonimo(!), da parte di una casa editrice al centro di discutibili operazioni editoriali, il Gruppo Albatros Il Filo.
Ecco la scheda dell’autore:
“Giordano Bruno è nato a Iselle di Trasquera (VB) il 13 marzo del 1947 e vive a Domodossola (VB)”.
Lavora in proprio, come consulente nel campo della sicurezza sul lavoro.
La maggioranza silenziosa – Conversazioni con animali è la sua prima pubblicazione!!!!

La cultura è davvero alla frutta! E te pareva che per pescare nel torbido non andavano a disturbare il Nolano!

2) Chiunque ormai, senza nessuna competenza, può raccontare su Bruno tutto e il contrario di tutto.
Si organizzano mostre, si tengono conferenze, anche in paesi esteri, e, vantando una inesistente conoscenza bruniana, si divulgano ad ignari studenti (e, purtroppo, a docenti) dati storici inesatti e, quel che è peggio, travisando completamente il pensiero del filosofo. Si plagiano o si citano a sproposito lavori di studiosi e addirittura si millantano presentazioni mai ricevute, magari spacciando per proprie quelle fatte a libri di altri. E’ un fenomeno che va denunciato con fermezza in quanto, oltre a rovinare il paziente e dispendioso lavoro di tanti studiosi seri, crea un danno notevole all’immagine storica e alla corretta interpretazione del pensiero di Giordano Bruno. Se proprio vogliamo trovare un lato positivo in queste iniziative, il fatto che si cerchi di sfruttare l’interesse per Giordano Bruno, è segno che la notorietà e l’importanza del Nolano sono in decisa crescita.

Ascoltate, in questo video, cosa è riuscito a propinare il buon Felice Storti ad uno sprovveduto uditorio in Romania! Lascia perdere Felice, te la cavi decisamente meglio con colori e pennelli!

Il Video: http://www.youtube.com/watch?v=trhmV0wUrU0

Articolo sul Mattino di Napoli

Giordano chiama il pane, pane; il vino, vino…ha la dottrina per dottrina, le imposture per imposture…stima gli filosofi per filosofi, gli pedanti per pedanti.

il Mattino di Napoli

Nola. I sogni di gloria sembrano ormai definitivamente sfumati, così come l’idea di far diventare GIORDANO BRUNO il brand dello sviluppo economico turistico e culturale di Nola. Archiviate fondazioni, grandi eventi, biblioteche multimediali, dimenticati codici ed eventi internazionali a quattrocentoundici anni dalla morte sul rogo di Campo de’ Fiori del filosofo nolano non resta altro che rendergli omaggio con una due giorni dedicata allo spirito ed al palato. Si comincia oggi con i «Dialoghi sulla nolana filosophia di Bruno, della causa prima e di altre costellazioni», incontro con il filosofo Giulio Giorello, promosso dall’associazione «Giordano Bruno» di Nola. L’appuntamento è in programma per le diciassette nella sala convegni del museo archeologico di Nola. Dopo tutti a cena intorno alla tavola imbandita dell’Eremo dei Camaldoli dove il pensiero di GIORDANO BRUNO questa volta sarà interpretato in chiave gastronomica. Domani, invece, solita deposizione della corona di alloro prima a Nola, ai piedi della statua che si erge nell’omonima piazza e poi a Roma. Parteciparenno il sindaco Geremia Biancardi, gli amministratori comunali e gli alunni delle scuole medie della città. Nel pomeriggio saranno i Lions a ricordare il Nolano con un convegno che avrà per tema «Giustizia e legalità» e che si terrà nel salone delle armi del tribunale di Nola. Relatori, Aldo Masullo ed Aniello Montano. Sabato gran finale con il seminario di studio curato dal docente universitario Aniello Montano dal tema «Bruno e l’idea di Nazione». Si celebrerà così il ricordo del pensatore e si inaugurerà anche la stagione delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. «Il 17 febbraio è il giorno di ricordo e commemorazione di un grande del pensiero libero – ha commentato l’assessore ai beni culturali del Comune di Nola, Maria Grazia De Lucia – del risvegliatore delle anime dormienti, domatore dell’ignoranza presuntuosa e recalcitrante, odiato dai propagatori di idiozie e dagli ipocriti, il cui genio è applaudito dai nobili. Un grande filosofo che ha reso più grande anche la nostra città». Carmen Fusco


Costantino aveva il letto infestato dalle cimici, Albenzio andava «a caccia di scarafoni», Franzino era quello che vendeva i meloni. Poi c’erano Laurenza, tormentata dalla caduta dei capelli; Ambrogio che non riusciva ad ingravidare le donne e Paulino, che «perdeva le braghe». Erano volti, immagini, personaggi della sua Nola, quelli che Giordano Bruno, filosofo inquieto e giramondo, si portò sempre appresso nei suoi ricordi. Nomi che cita qui e là nelle sue opere. Monaco un po’ bestemmiatore e un po’ iconoclasta, frequentatore di bettole e postriboli, quest’omiciattolo «dal nome più lungo del corpo», che parlava in latino con uno strano accento della provincia napoletana, fu un gigante del pensiero, destinato ad abbattere le antiche idee e a spalancare le porte al nuovo sapere scientifico, dove la materia, solo la materia, è principio unico ed eterno. Nemico di pedanti e aristotelici, di superstiziosi e baciapile, GIORDANO BRUNO che vide e prefigurò Infiniti mondi, fu sempre orgoglioso di definirsi «il Nolano». Era il 17 febbraio del 1600 quando, accusato d’eresia, venne bruciato a Campo de’ Fiori, a Roma. Sono passati quattrocentodieci anni. A Nola non lo hanno dimenticato e l’Associazione Giordano Bruno, presieduta da Paolino Fusco, ha organizzato con il patrocinio del Comune una «due giorni» per interrogarsi sulla figura del monaco dalla vita spericolata. In programma discussioni, dialoghi, letture tratte da opere di Bruno. E anche una «Cena delle ceneri», con bottiglie di aglianico e maccheroncelli, all’eremo dei Camaldoli, sulla collina di Cicala. Vino e dibattito, chiacchiere e filosofia. Con studiosi bruniani provenienti da varie parti d’Italia. E con Giulio Giorello, filosofo della scienza, autore di numerose opere (Lussuria e Senza Dio, gli ultimi due titoli). Con lui abbiamo parlato di Giordano Bruno. Chiedendoci, un po’ per gioco, un po’ sul serio, che ne penserebbe il Nolano dell’Italia di oggi. Allora, professore, perché GIORDANO BRUNO affascina ancora? Solo per la biografia da impertinente? O potrebbe ancora dirci qualcosa? Per esempio, che avrebbe da dire oggi, il Nolano, su un tema come la laicità, sui rapporti tra Stato e Chiesa? «Bè, qualche ipotesi si può azzardare. Io per esempio non credo che rinnegherebbe quello che si trova nei suoi scritti. Prendiamo lo Spaccio della bestia trionfante: lì se la prende con l’invasione di campo da parte di qualunque religione. Una setta che pretenda di arrogarsi la verità, dice Bruno, deve essere dispersa, come si fa con le locuste. Insomma, oggi il povero Bruno avrebbe parecchi problemi in quest’Italia così piena di locuste. Certo la Chiesa di oggi un po’ è cambiata, ma Bruno sicuramente non si schiererebbe con i neo-integralisti». Già, e sulla questione morale, per esempio, da che parte starebbe? Perché Bruno di certo non era un moralista o un ”puritano“… «Per niente. Gli piacevano tanto le donne, questa è cosa nota. E gli piacevano perché attraverso le donne intendeva comprendere la bellezza del mondo. Uno dei capi d’accusa che gli venne mosso era di non considerare peccati gravi i peccati della carne. Da parte sua, lui si vantò di avere avuto tante concubine quanto quelle di Salomone: più o meno novecento…». Tutto a posto, allora, nessuna questione morale su questo fronte? «No, un momento, chiariamo: in Bruno il piacere carnale è una sorta di iniziazione alla grandezza d’animo, che porta alla conoscenza. La lussuria, per dirla così, è passione per la conoscenza. Nulla a che vedere con le attuali vicende italiche, dove proprio non mi pare che ci siano elementi di ascesi e di ascesa attraverso la carne. Qualcuno dei difensori dell’attuale premier ha citato Bruno a sproposito». In che senso? «Nel De vinculis, Bruno tesse una sorta di elogio del lussurioso e in questo senso è stato citato. Ma Bruno oltre a dire che il piacere carnale accende il desiderio della conoscenza, aggiunge anche che il grado più basso, nell’erotismo, è toccato nella coazione a ripetere, da parte di colui che attraverso le avventure erotiche cerca di sfuggire alla decrepitezza. Insomma, ce n’è abbastanza per suggerire a certi politici di riformare i loro quadri di comportamento e di uscire dal ridicolo». Giordano Bruno, un po’ frastornato dall’Italia di oggi, che farebbe allora vedendo le donne scendere in piazza? «Direi che appoggerebbe questo movimento. È vero che a lui non piacevano le moltitudini, che preferiva la riflessione isolata. Ma penso anche che oggi, nella situazione di cui stiamo parlando, prevarrebbe in lui la componente della gioia e del furore, che faceva parte del suo carattere. Sì, direi di sì: scenderebbe in piazza». Francesco Romanetti

Celebrazioni bruniane 2011: la misura è colma!

Giordano chiama il pane, pane; il vino, vino…ha la dottrina per dottrina, le imposture per imposture…stima gli filosofi per filosofi, gli pedanti per pedanti.

di Guido del Giudice

Leggete un po’, negli articoli in basso, come è stato celebrato quest’anno, a Nola, Giordano Bruno. Dopo aver sostenuto le ragioni degli anticlericali contro i preti pedofili, degli insegnanti precari contro la Gelmini, degli studenti contro i tagli dei finanziamenti alle tasche degli accademici, eccolo ora, novello Benigni, esaltare l’Unità d’Italia (sperando forse di ottenere anche lui un’onoreficenza da Napolitano) o scendere addirittura in piazza al fianco delle femministe! Manca solo che lo si chiami in causa, con una sciarpa azzurra intorno al collo, per chiedere la revoca della squalifica di Lavezzi!

Si è fatto diventare Giordano Bruno un giullare! Disponibile ad appoggiare le istanze di qualsiasi movimento anti autoritario. Bruno! Per il quale l’autorità del monarca o del papa, degli “dei che pisciano e cacano”, come li definiva Lui, rappresentava l’unica speranza conciliatrice in grado di sconfiggere intolleranza ed ignoranza. Si trattava, semmai , di illuminarli, non certo di assoggettarli agli umori bestiali del “volgo rozzo e infame”.
E’ ora di finirla! Per quanto ancora dovremo sopportare che pedanti da strapazzo, pur di mettersi al centro dell’attenzione, si permettano, con elucubrazioni dialettiche neppure tanto sofisticate, di forzare o travisare completamente il messaggio del Nolano?
I “propagatori di idiozie”, cara De Lucia, sono proprio costoro che, evidentemente, ignorano ciò che Bruno ha veramente scritto e insegnato. Ormai di Lui è lecito dire tutto e il contrario di tutto: basta estrapolare un brano dalla sua copiosa produzione letteraria e, voilà, il gioco è fatto! Mago ermetico o cialtrone, puttaniere o censore del bunga bunga, scienziato o spia, uomo di corte o garibaldino ante litteram! E questo a scapito di chi si fa in quattro per approfondire e diffondere una filosofia, che ha una portata che va molto al di là degli enfatici sermoni d’occasione sul martire del libero pensiero o sul profeta degli infiniti mondi. Ma la serietà e la coerenza sono doti davvero irrimediabilmente perdute nel mondo accademico? Questi vecchi tromboni si renderanno mai conto che chi li ascolta non ha più l’anello al naso? Perfino Carmen Fusco, cronista preparata che da anni segue le vicende bruniane, costretta a sentire sempre le stesse cose, non riesce a nascondere un moto di fastidio nel dover riportare simili corbellerie!
Quasi lo presentisse il Nolano ammoniva preoccupato:

«Non vorrei intanto che, come in tempo d’inondazione,
gli stronzi degli asini dissero ai dorati frutti:
“Siamo anche noi pomi che galleggiamo”,
così a qualunque stolto o asino sia lecito
ragliare all’indirizzo dei nostri argomenti
presentati qui o altrove, in questo o in altro modo».

Molto meglio ricordare Bruno con le parole genuine della lettera, pubblicata su Riformista e Liberazione il 17 e sull’Unità il 19, che mi ha inviato un sincero ammiratore del grande filosofo:
Paolo Izzo
L’ombra della verita’

Ve ne dimenticherete anche quest’anno. O ci sarà appena un cauto trafiletto e qualche manipolo di eretici a ricordarlo in una rara piazza o strada a lui dedicate (dieci giorni fa, nella “sua” Napoli, nella via col suo nome, c’erano a celebrarlo topi e munnezza, che tristezza!). Nemmeno vi serviranno le recenti scoperte astronomiche su mille possibili sistemi solari, “infiniti mondi”, come intuiva lui, mentre poco probabile è che anche in altro remoto universo ci sia un Vaticano… beati loro!
Poi un giorno, che non sarà mai abbastanza presto, ci si affannerà a dargli ragione per aver scommesso su un aldiquà di umanità umana e di verità naturale contro un aldilà di astrattezza violenta e di dogmatica disumanità. La stessa che “oggi” lo bruciò vivo, che fece santo colui che appiccò il suo rogo, che non ha ancora chiesto scusa (e sono passati 411 anni!) e che oggi brucerebbe, se solo potesse, eretici e streghe, testamenti biologici e fecondazioni assistite e coppie di fatto.
Ma lui lo sapeva, con quella inconscia certezza che hanno soltanto i pochi genî ribelli che scoprono com’è, dentro, l’essere umano: sapeva di aver fatto tutto “quel che un vincitore poteva metterci di suo: non aver temuto la morte, non aver ceduto con fermo viso a nessun simile, aver preferito una morte animosa a un’imbelle vita” (“De monade, numero et figura”, Giordano Bruno).

Biblioteca universitaria: libri nel container

Giordano chiama il pane, pane; il vino, vino…ha la dottrina per dottrina, le imposture per imposture…stima gli filosofi per filosofi, gli pedanti per pedanti.

di Alessandro Chetta – “Corriere del Mezzogiorno” 19 aprile 2010

LA DIRETTRICE: «FONDI BLOCCATI, SITUAZIONE ASSURDA: SCRIVERO’ AL MINISTRO BONDI»
E il cortile delle statue in gabbia da 7 anni
Napoli, migliaia di testi tra le lamiere a rischio umidità per i black out e il loggiato monumentale è un cantiere.

NAPOLI – Gli uomini illustri scolpiti nel marmo, Giordano Bruno, Tommaso d’Aquino, De Sanctis, si guardano e si piangono quel cortile delle statue diventato da anni il cortile del container. Siamo nel monumentale loggiato della Federico II che ospita la Biblioteca universitaria di Napoli. Qui, dove il mostro metallico ha invaso la scena. Al suo interno in lamiera ci sono migliaia di libri «sfollati», sottratti dagli antichi scaffali a causa dei lavori dell’ala est. Un set da terremoto che stride decisamente con la Settimana della Cultura, cominciata venerdì scorso in città. Lavori eterni. Neanche gli addetti
della biblioteca ricordano più da quanti anni: sei, forse sette. Una condizione che con eufemismo la direttrice Ornella Falangola definisce «disagevole» e dalla quale scaturisce un triplice, pessimo, effetto, di carattere pratico ed estetico. Primo, la difficoltà per gli studenti di accedere a migliaia di testi dovuta ai tempi più ristretti di apertura del container; secondo: lo sfregio perenne al cortile delle statue, dove fino ai primi anni 2000 si organizzavano anche serate musicali.

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GIORDANO BRUNO E VICO «IMPRIGIONATI» – Le sculture e i busti del quadrilatero restano impacchettate da tubi innocenti e velate da teloni. Sembrano in camera iperbarica. Lo sguardo severo dei maestri è interpretabile, a questo punto, come una smorfia incavolata. Infine, c’è il problema dell’esposizione dei volumi ai capricci della rete elettrica, compromessa dai lavori. I black out avvengono spesso perché l’elettricità corre su una sola delle due linee esistenti. Spegnendosi l’impianto di condizionamento del container l’umidità ritorna la prima nemica dei volumi (anche se i più antichi sono depositati nei caveau). Senza contare i problemi per la sicurezza (vanno ko anche gli allarmi) e l’umidità che soffrono gli stessi studenti.
«D’inverno – ricorda la direttrice – per evitare che la rete salti, teniamo spente le stufette degli uffici per riscaldare le aule dei ragazzi». Scene da Libro cuore. E non se ne vede la fine. La biblioteca è un cantiere. Anche la sala funzionante è divisa da un separè, e dietro sono ammucchiati scatoloni contenenti microfilm, cd rom e vecchi floppy disc. I finanziamenti del Ministero dei beni culturali, da cui dipende la biblioteca, nel corso degli anni sono stati erogati a singhiozzo; il fondo stanziato era, all’epoca, di 7miliardi di lire. Adesso il rubinetto è chiuso a causa di iter amministrativi tortuosi. Dopo aver sollecitato più volte la Direzione generale beni librari e diritto d’autore, la direttrice Falangola scriverà al ministro Sandro Bondi. Un estremo tentativo per sbloccare la situazione. E per liberare i volumi dalle lamiere e i filosofi dalle prigioni di ferro e di tulle.
Alessandro Chetta

Istituto Studi filosofici: Cronaca di una morte annunciata

Giordano chiama il pane, pane; il vino, vino…ha la dottrina per dottrina, le imposture per imposture…stima gli filosofi per filosofi, gli pedanti per pedanti.

di Guido del Giudice

Dispiace per il destino dell’ Istituto Studi Filosofici e certamente l’immagine emaciata, un po’ decrepita di Gerardo Marotta, che sprofonda con i suoi libri in un maelström senza ritorno, testimonia la tragicità della situazione, oltre all’eroica, nobile impresa portata avanti negli anni da questo indomito vegliardo innamorato della filosofia. Certo anche lui non è esente da colpe (nessuno di noi lo è), ma in momenti come questo bisogna schierarsi a difesa dell’Idea, senza indulgere all’analisi spietata delle responsabilità. Di quella Università che oggi Marotta addita come principale responsabile della “ruina” dell’Istituto, egli è stato complice consapevole e pertinace. Sono certo che si è trattato di una necessità, che nel corso degli anni si sia presentata ai suoi occhi come l’unica possibilità di sopravvivere, ma non può non suonare tardivo e un po’ ipocrita questo “J’accuse” finale.

All’Università egli si è appoggiato, facendosi trascinare nella logica spartitoria e ricattatoria di alcuni Studi filosoficibaroni autoctoni, che si sono serviti dell’Istituto a loro piacimento, e se parlo così, lo faccio a ragion veduta. Non lo condanno: probabilmente le dolorose scelte determinate dalle necessità economiche che si è trovato a fronteggiare, lo hanno posto dinanzi ad una cruda alternativa: soccombere o cedere, un passo alla volta, ai compromessi e alle imposizioni degli accademici. Si badi bene, ciò va visto come un ulteriore motivo di vanto. Sarebbe stato facile, con un atto d’orgoglio, compiere un gesto eclatante di rifiuto nei confronti di questi piccoli aiuti “usurai”, che gli consentivano di resistere, decretando però la fine di una entusiasmante impresa, che rimarrà in ogni caso indelebile nella storia della cultura di Napoli e dell’intero Paese, per non andar oltre. Sarebbe stato certo più facile ribellarsi una volta per tutte contro le piccole, dolorose umiliazioni sopportate, con l’unico intento di difendere con i denti il lavoro e i sacrifici di un’intera vita. Invece, tante chiacchiere e pochi fatti, un passo dopo l’altro, un cedimento dopo l’altro hanno finito (e la politica è spietatamente abile a mettere in atto questa strategia di asservimento) per determinare il suo completo accerchiamento, fino all’attuale, ennesimo disperato appello. L’Istituto va salvato a tutti i costi e va dato atto a Marotta dell’eroismo della sua impresa, ma è anche vero che per dare una prospettiva futura a questo progetto, per far si che non rimanga un’impresa personale e isolata, che si esaurisca con la vicenda umana del suo creatore, è necessario un progetto di ben altro respiro. Non basta un ulteriore, limitato reperimento di fondi per permettere in extremis il salvataggio di una sia pur mirabile biblioteca o delle vetuste e gloriose stanze di un palazzo. Sono sicuro che lo stesso Marotta abbia le idee chiare su a chi affidare la sua eredità. Pur celebrando, come è giusto, il ricordo delle voci illustri che hanno echeggiato nelle antiche sale del palazzo Serra di Cassano, non bisogna dare l’immagine di qualcosa che voglia sopravvivere inalterato nella sua vetustà, senza adeguarsi ai tempi. Perché oggi la filosofia è tutt’altro che morta, anzi è in piena rifioritura, grazie anche all’apporto di tecnologie che consentono nuove forme di comunicazione. Bisogna lottare, perciò, per un nuovo Istituto, aprioristicamente libero dalle ingerenze “politiche” di una Università allo sbando. E’ un’impresa possibile? Noi, strenui difensori del sapere in tutte le sue forme, abbiamo comunque il dovere di provarci, con la stessa convinzione che faceva dire al Nolano: “ora che siamo stati nella feccia delle scienze, che hanno parturita la feccia delle opinioni, le quali son causa della feccia de gli costumi et opre, possiamo certo aspettare de ritornare a meglior stati”.

L’Espresso e La7: ancora e sempre Ciliberto!

Giordano chiama il pane, pane; il vino, vino…ha la dottrina per dottrina, le imposture per imposture…stima gli filosofi per filosofi, gli pedanti per pedanti.

di Guido del Giudice

Sono comparsi recentemente due contributi filmati dedicati a Giordano Bruno: il capitolo del caffè filosofico dell’Espresso e la puntata del programma “Impero” dedicata da Valerio Massimo Manfredi su La7 ai processi a Bruno e Galilei.

Indovinate a chi è affidato il commento scientifico? Ma a Michele Ciliberto, che domande! E’dal 2000, anno in cui è diventato presidente del Comitato Nazionale per le Celebrazioni Bruniane, che ha assunto il ruolo di depositario del verbo Bruniano. Ce lo ritroviamo davanti ogni volta che si parla del Nolano, in qualunque settore: tv, radio, convegni, pubblicazioni di ogni tipo, premi letterari. Tutto quello che riguarda il filosofo deve passare per le sue mani; le principali case editrici nazionali, le pagine culturali dei quotidiani, le facoltà universitarie sono sotto il suo controllo.
Sarebbe ingeneroso non riconoscere che si tratta di un grande esperto di Bruno: lo ha studiato, lo conosce a fondo, ha centrato nei suoi libri alcuni dei punti nodali della sua filosofia, formulando teorie innovative insieme ad altre criticabili, ma questo esasperato presenzialismo sta finendo per logorarne l’immagine di studioso serio e preparato. Ogni volta ci aspettiamo da queste sue apparizioni qualcosa di originale e invece, mentre l’intervento nel programma di Manfredi si limita a poche insignificanti battute, nei sedici capitoli in cui è diviso il DVD, dobbiamo riascoltare per l’ennesima volta le solite tesi, alcune interessanti, altre più discutibili, tutte comunque già note.
Ciliberto MicheleUna trattazione parziale condita qua e là dalle solite inesattezze storiche, come quando attribuisce ai compagni di cella a Venezia e non a Mocenigo l’episodio dell’uccisione del ragnetto. Del resto abbiamo potuto constatare spesso come la precisione dei particolari biografici non sia certo il punto di forza di Ciliberto. Anche la sua recente biografia pullula di imprecisioni: tanto per fare un esempio, continua ad identificare in Gilbert Voet anziché Heinrich Boethius il pastore che scomunicò Bruno ad Helmstedt. Del resto egli basa tutta la sua autorità Bruniana sulla conoscenza testuale, retaggio dei lunghi anni di studio giovanili spesi nella realizzazione del Lessico di Giordano Bruno. Per quanto riguarda i particolari biografici, si è sempre affidato ad un gineceo di studentesse che gli hanno curato le pubblicazioni e che egli ha ricompensato portandole alla docenza in importanti atenei nazionali. Non ha tutti torti il suo acerrimo nemico Nuccio Ordine quando, oltre a contestargli la pressoché nulla fama all’estero, afferma che nelle sue opere non c’è il benché minimo lavoro di ricerca, anche se il giudizio proviene da un modesto docente che non può certo vantare meriti equivalenti a quelli del suo ex-maestro, e le cui referenze per quanto riguarda gli studi bruniani, si limitano ad un unico libro, ormai superato, sul concetto di asinità.
E’ mai possibile che fin quando sarà in vita Michele Ciliberto, saremo condannati ad ascoltare su Bruno sempre le stesse cose? Quest’ora e venti di esposizione della filosofia del Nolano può risultare di una certa utilità solo a chi ne abbia una conoscenza iniziale e, soprattutto, non abbia già letto o ascoltato queste lezioni propinateci in tutte le salse. Saranno anche teorie di un certo valore ma ormai le conosciamo a memoria, bisogna anche lasciare il passo a delle intuizioni nuove! Invece continua ad affossare chiunque abbia cose interessanti da dire su Bruno. Perché questa paura delle novità? Apparirebbe chiaro a tutti come queste siano frutto anche dei suoi insegnamenti. Avrebbe la possibilità di essere ricordato come un caposcuola anziché come un capoclan accademico, sempre rintanato in quella buia biblioteca di Palazzo Strozzi! Un così profondo conoscitore di Giordano Bruno, dovrebbe farsi anche un esame di coscienza e domandarsi se il filosofo si sarebbe mai comportato come fa lui. La più beffarda offesa che si possa fare a Bruno oggi è proprio permettere che a rappresentarlo sia il prototipo del pedante, che il Nolano ha criticato e combattuto per tutta la vita. Il nemico numero uno dell’intolleranza e dei pregiudizi accademici che gli impedirono di salire in cattedra a Oxford, a Parigi e in quasi tutte le università d’Europa, è finito nelle mani di un personaggio che fa proprio questo: impedisce a studiosi preparati di insegnare negli atenei, impedisce la pubblicazione dei libri, impedisce la diffusione delle idee, impedisce la realizzazione di opere senza la sua approvazione. E poi vuole venirci a spiegare come la pensava Bruno!
Siamo di fronte, purtroppo, ad uno degli esempi più eclatanti della odierna degenerazione della cultura in Italia. Ciliberto continua a spadroneggiare da decenni sull’istituto studi del rinascimento. Qualunque partito sia al governo riesce sempre a conservare il sedere ben attaccato alla poltrona. Antiberlusconiano di ferro, pubblica i suoi libri con Mondadori e va in Fininvest. Intanto riceve dalle mani del suo vecchio compagno di partito, Napolitano, la nomina a Linceo. Grande estimatore di Machiavelli, ha portato avanti con cinismo la scalata alla Normale di Pisa. Non gli resta da fare altro che scalzare l’attuale direttore Salvatore Settis e poi almeno per un po’, dovrebbe acquietarsi. Diventare Dio non dovrebbe far parte delle sue ambizioni, salvo voltafaccia dell’ultima ora anche in questo campo!
Ma la cosa più avvilente è che il resto del mondo accademico è succube di questa situazione. Nuccio-Ordine

L’unico che si è opposto, ma solo per essere stato escluso dalla spartizione dei fondi del Centenario, è stato lo scissionista Nuccio Ordine, il quale ha messo in atto una vera e propria lotta per il controllo del territorio, con il sostegno delle Belles Lettres in Francia e dell’Istituto studi filosofici in patria. Dopo essersi lamentato per anni di quelle che lui definiva operazioni mafiose, nel momento in cui ho portato all’attenzione dell’opinione pubblica con documenti e prove di fatto, il malaffare che girava intorno a Bruno, si è ritirato dietro le quinte, perché l’omertà che vige nell’ambiente accademico è superiore perfino a quella mafiosa. Nella malavita ogni tanto c’è qualche pentito, nel mondo accademico mai! Anche quando litigano continuano a mantenere nei confronti degli esterni al loro mondo un’omertà totale. Oscuri professorucoli di secondo piano, pur essendo continuamente tartassati e umiliati, subiscono in silenzio ogni sorta di soprusi per paura di ritorsioni. In effetti si possono capire i timori per la loro attività professionale. Ho visto personalmente giovani studiosi elemosinare quasi in ginocchio una cattedra senza mai ottenerla, per aver osato pubblicare, con l’aiuto dei clericali, un libro di successo su Bruno. E’ questa la situazione che disgusta. Se uno riesce a schiantare autorità del mondo accademico come Aquilecchia e Badaloni, figuriamoci cosa potrebbe fare ad un misero docente universitario di secondo livello! La cosa che sorprende è che queste mezze calzette sono quelle che si rivelano più astiose nei miei confronti, anziché ringraziarmi perché sto facendo quello che loro non hanno il coraggio di fare. Sono convinto che dentro di loro, quando leggono le verità che io denuncio, godono intensamente, anche se poi in pubblico devono fingere di esecrare questo impudente parvenu per compiacere il loro padrino.
Chiunque non faccia parte dell’ambiente accademico viene guardato con occhio sospettoso ed invidioso, quando invece la non appartenenza a questo mondo dovrebbe essere la garanzia di non accampare nessuna pretesa a cattedre o finanziamenti.
L’opera distruttiva di Ciliberto è facilitata, se ce ne fosse bisogno, dalla sciagurata gestione del patrimonio bruniano, sia culturale che finanziario, da parte delle istituzioni nolane e napoletane, che non fanno niente per opporsi a questa situazione. Si rintanano in un provincialismo rassegnato, accontentandosi di organizzare qualche patetico convegno, sempre con le stesse facce, per dividersi famelicamente quei pochi fondi che riescono a rastrellare in giro. Questi personaggi fanno il gioco di Ciliberto che in Campania ormai non mette più piede da tempo, pur essendo napoletano, perché si tratta di una realtà ormai irrecuperabile. Ho sempre creduto nelle potenzialità di Nola, l’ho frequentata e ho cercato di stimolarla con i miei articoli, ma quando leggo notizie come quella delle recenti dimissioni del presidente della Fondazione perché “non c’è più un euro”, non posso dargli torto se quando gli si parla di Nola e soprattutto di coloro che a Nola vengono considerati i paladini di Giordano Bruno, commenta il tutto con un sorriso di scherno per “la volontà di potenza di quei pidocchi impazziti”.

Fondazione “Parco Letterario Giordano Bruno”: Cronaca di un fallimento annunciato!

da “Il Mattino online” del 18/11/2009

«Non ci sono più soldi». Michele Mezza, presidente della Fondazione «Parco letterario Giordano Bruno» annuncia le dimissioni. Dopo nemmeno un anno di mandato. La Biennale, la rete delle scuole e perfino la web-tv. Tutto nel segno di Giordano Bruno. E di Nola, la città che gli ha fatto da culla. La fondazione «Parco letterario Giordano Bruno», nata dalla fusione di due esperienze fallimentari come il parco letterario e la fondazione istituita dal Comune, aveva annunciato in pompa magna il proprio manifesto regalando perfino culturali assaggi durante le celebrazioni bruniane dello scorso anno. Poi ieri il j’accuse di Michele Mezza, il giornalista che dallo scorso anno la Regione Campania di concerto con il Comune, ha posto a capo dell’organismo: «Non ho gli strumenti per lavorare, mi dimetto». Un fulmine a ciel sereno. Un annuncio a sorpresa durante la cerimonia di consegna del Premio Felix – città di Nola, ricevuto dal giornalista di origini nolane, anche per gli sforzi compiuti nell’ultimo anno. «A pochi mesi dalle celebrazioni del 2010 – ha spiegato Michele Mezza – non sarei più in grado di garantire quanto avevamo previsto. Non c’è un contesto minimo. Manca una strategia di marketing territoriale che consideri la cultura volano di sviluppo». Una denuncia diretta a tutti: Regione, Provincia e Comune. «Non ho più un euro» ha detto Mezza davanti alla folta platea che affollava l’aula consiliare: «Il 10 dicembre ci sarà un’assemblea degli studenti con il vescovo. Presenteremo un libro che avrebbe dovuto far parte di una intera collana. Rimarrà l’ultimo». L’amaro in bocca. L’entusiasmo frenato da ragioni da cassa o, per dirla con Mezza «dalla effettiva mancanza di volontà. Mi spiace solamente per i giovani». Carmen Fusco

da “Il Nolano.it” del 17/11/2009 Anno II Numero 321

michele_mezza FondazioneNOLA – Il ‘premio Felix città di Nola’, promosso dalla associazione socio-culturale “Gli innamorati della Festa”, spegne la sua settima candelina. Si è svolta ieri sera la cerimonia di premiazione dell’evento, diventato un classico in cartellone nei giorni di festeggiamento per il santo patrono della città, che vuole riconoscere e valorizzare quanti abbiano, con il loro talento e le proprie qualità, dato lustro alla città di Nola ed al suo territorio. La serata, moderata dal giornalista Antonio D’Ascoli e dal consigliere comunale Franco Nappi, ha visto la presenza del presidente della provincia Cesaro, del sindaco Biancardi e delle più alte cariche della città. La simbolica campana di bronzo con su le effigi di San Paolino, San Felice e Giordano Bruno, quest’anno è stata consegnata, come dichiarato dall’assessore alla cultura Maria Grazia De Lucia “ a due professionisti che operano in ambiti diversi ma che sono accomunati dall’espressività, e dal loro riuscire ad imporsi nei propri campi di riferimento”: il portiere del Livorno Alfonso De Lucia, ed il giornalista Michele Mezza, presidente della Fondazione Giordano Bruno. Ma quest’ultimo, protagonista di un fuori programma durante il suo discorso di presentazione, ha dichiarato la propria volontà di dimettersi dal ruolo che occupa all’interno della Fondazione “a causa dello stato di fermo dei lavori, e delle troppe promesse non mantenute. Ai ‘dobbiamo fare’, ai ‘facciamo’, e ai ‘faremo’, c’è un limite insormontabile: il calendario”. I lavori della biennale tutta dedicata al filosofo nolano, sarebbero infatti troppo indietro ormai per permetterne la riuscita e il giornalista non se la sentirebbe di gestire una piattaforma “in declino”. Immediata la replica del sindaco Biancardi, che ha sottolineato come “la figura di Michele Mezza sia importantissima a capo della Fondazione, ma che qualora non dovesse esserci più la volontà da parte sua di guidarne i lavori, ci sarebbero altri pronti a prendere il suo posto”.  Gianluca Amato

I have a dream!
di Guido del Giudice

Una Fondazione “nata dalla fusione di due esperienze fallimentari” non poteva che essere un fallimento! Poco mi consola constatare: “Che vi aspettavate? Ve l’avevo detto.” Quel che sconforta è che questi affaristi si sono mangiati tutti i contributi, senza creare nulla di duraturo per Nola e per il suo geniale figlio: non un museo, non una mostra permanente. Per appagare la megalomania e la brama di passerella di politici, giornalisti e accademici sono stati sperperati fondi in roboanti spettacoli, planetari utilizzati un paio di volte e poi lasciati marcire e, dulcis in fundo, in quella che con toni enfatici e parole altisonanti era stata presentata come “Biennale Bruniana” e che rischia, a quanto pare, di durare solo qualche mese. Sul valore scientifico di questa iniziativa, ci siamo già ampiamente espressi. Del resto, altro  non ci si poteva aspettare nel momento in cui ci si è affidati ai soliti loschi personaggi del malaffare accademico. Se la fondazione doveva servire a realizzare operazioni del genere o una collana di libri su Bruno da presentare al Vescovo, allora molto meglio che sia fallita! Dopo aver dilapidato tutto in queste iniziative di nessun valore, il “presidente” annuncia che non ha più nemmeno un euro per poter tributare un minimo omaggio al Nolano in occasione delle celebrazioni del 2010! Il prossimo 17 febbraio non si potrà acquistare nemmeno quella striminzita coroncina di alloro che ogni anno in pompa magna il solito sparuto gruppo di appassionati ha deposto ai piedi del monumento in piazza Giordano Bruno!
Quando poi si dichiara dispiaciuto per i giovani è addirittura commovente! Ma cosa avete fatto per i giovani? L’unica iniziativa valida, il Certame Bruniano, era stata portata avanti con sacrificio e soluzioni forzatamente minimaliste, per mancanza di aiuti economici, da Angelo Amato e avete affossato anche quella!
Possibile che non si possa fare qualcosa di meglio? Basterebbe che, invece di pensare subito a come spartirvi i soldi dei finanziamenti con eventi estemporanei, se ne destinasse almeno una parte alla creazione di una struttura stabile, che possa attrarre le migliaia di appassionati del Nolano sparse in tutto il mondo, che mi chiedono continuamente notizie sulla patria del grande filosofo. Con la mole di materiale di ogni tipo, editoriale, teatrale, cinematografico, che è stata prodotta nell’ultimo decennio si potrebbe realizzare, ad esempio, una mostra come quella organizzata a Roma nella Biblioteca Casanatense nel 2000 o quella di quest’anno a Milano, che accolga stabilmente testi originali, microfilm, e tutto quanto riguarda il Nolano. Con i mezzi della moderna tecnologia si potrebbe arricchire il tutto con film in 3D, contenuti multimediali e altro ancora, come ormai viene fatto in tutto il mondo per argomenti e reperti certamente meno interessanti. Nola, con la sua ricca e prestigiosa storia, potrebbe certamente offrire una location adatta allo scopo. Penso al castello di Cicala, che potrebbe diventare l’ideale polo di attrazione per un turismo culturale che arricchirebbe l’intera comunità.
So cosa volete dirmi: finché in questo paese la politica continuerà a spadroneggiare con arroganza sulla cultura tutto ciò rimarrà solamente un sogno. Ma che anche sognare ci sia impedito da una banda di cialtroni ignoranti, che sperperano senza vergogna anche quelle piccole risorse economiche e intellettuali con le quali si potrebbe cominciare a realizzare qualcosa di valido, non possiamo più tollerarlo!

Biennale bruniana: Cambiano i musicanti, ma la musica è sempre la stessa!

Giordano chiama il pane, pane; il vino, vino…ha la dottrina per dottrina, le imposture per imposture…stima gli filosofi per filosofi, gli pedanti per pedanti.

di Guido del Giudice

Ricordo quando l’esimio prof. Nuccio Ordine mi telefonava in continuazione per rimproverarmi perché, a suo dire, non davo abbastanza risalto su questo sito alle sue iniziative o, peggio ancora, coprivo le responsabilità del prof. Michele Ciliberto. Quando poi, nel rispetto della verità, ho lanciato una campagna contro il mondo accademico, rivelando i finanziamenti miliardari che proprio il suo nemico gestiva, non lo si è più sentito! Sparito, volatilizzato: eppure sarebbe stata l’occasione per metter fuori tutto quel che sapeva, le magagne più volte denunciate, gli atteggiamenti mafiosi e peggio ancora, dei quali si era lamentato spesso con me. Invece, ecco che l’omertà del mondo accademico diventa più forte di qualsiasi rivalità!

Per capirne il motivo basta guardare il programma della neonata “Biennale Bruniana”.
In una sola pagina leggiamo:

-Coordina Nuccio Ordine -direttore scientifico Biennale Bruniana

-Coordina Nuccio Ordine (Direttore scientifico “Fondazione P.L. Giordano Bruno”)

-Con il patrocinio scientifico del Centro Internazionale di Studi Bruniani dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (di cui chi è il “Segretario generale”? Nuccio Ordine!).

Il fatto di non essere stato neppure informato dell’iniziativa (e meno che mai invitato) è ancora dovuto alla mia fede cilibertiana? Non credo proprio.

E allora? Come mai si parla di “Infiniti mondi e ordinaria virtualità” e non si invita il pioniere e il riferimento indiscusso di Bruno su Internet, come vengo ironicamente apostrofato dagli stessi tromboni accademici?

Come mai si affronta un tema come “La filosofia di  Bruno incanta l’Oriente” e non si pensa a colui che, secondo indegnamente solo al grande Lorenzo Giusso, ha portato all’attenzione l’argomento con un libro, “La coincidenza degli opposti. Giordano Bruno tra Oriente e Occidente”, pubblicato già nel 2005? Forse perché la presentazione del libro era di Michele Ciliberto?

Per non parlare della presentazione del Codice Norov, di cui, per prima, la piccola, grande Olga Podlazova mi fornì le foto, scattandole di nascosto per pubblicarle sul sito, già cinque anni fa. Sarebbe stata l’occasione ideale per dedicare almeno un pensiero ad una persona eccezionale, per cui Bruno era diventato tanto importante da desiderare di raggiungerlo nell’universo!

Ma ormai si ascoltano solo quelli della propria fazione.  Ordine concede “il patrocinio” a chi decide lui: opere teatrali, commemorazioni bruniane di associazioni anticlericali, edizioni delle opere, e chi più ne ha più ne metta! L’intento è controllare il controllabile più o meno come si lamentava che facesse Ciliberto, strappargli delle zone di influenza per assoggettarle al suo controllo. Rientra in questa campagna di “acquisizioni” perfino il Certame Bruniano di Aniello Montano e Angelo Amato.

Con il mio sito sono stato uno tra i primi a sostenere e propagandare l’iniziativa tra i giovani, mi sono battuto per essa e ho avuto il piacere e l’onore di premiare con miei libri alcuni dei suoi promettenti vincitori. Quest’anno non sono stato neppure invitato! Che pena! Che meschinità!  ( a proposito, prof. Ordine, le segnalo una grave dimenticanza: sulla locandina dell’evento è ancora presente l’indirizzo del mio sito internet! Lo faccia cancellare subito.).

Come si può chiamare presuntuosamente “Biennale bruniana” una rassegna in cui mancano quasi tutti i principali interpreti di Bruno? A parte la mia trascurabile assenza, si lasciano da parte autorevoli esperti, come lo stesso Ciliberto, Canone, Gatti o anche studiosi locali come Simonetti, Manganelli, Sabbatino, per affidare presidenze di fondazioni, di parchi, di associazioni a gente che di Bruno non sa un bel nulla! Pensate che esageri? Vi sfido allora ad una pubblica disputa, dove e quando volete! Vi do tutto il tempo che vi occorre per studiare e prepararvi, tanto Bruno non lo si capisce leggendone qualche paginetta qua e là!

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Il monumento a Giordano Bruno in Campo de’ Fiori a Roma, dove il filosofo morì il 17 febbraio 1600

Bisogna penetrarne il carattere, l’umore! Abbiamo a Nola, a Napoli, in Campania, grandi conoscitori e interpreti del Nolano. Senza offesa per gli illustri studiosi che hanno partecipato a questa biennale, non abbiamo bisogno che ci vengano a dire chi è Giordano Bruno dalla Calabria, dal Veneto o da Milano o addirittura dalla Spagna, dal Giappone o dalla Russia. Lo sappiamo benissimo chi è Giordano Bruno. Non c’è bisogno di salire sui pulpiti universitari o di scrivere complicati e astrusi saggi o tenere celate ancora le sue opere, per tradurle col contagocce per scopi di lucro, magari in lingua straniera piuttosto che in italiano! E’ ora di finirla con questa contrapposizione tra due sedicenti scuole di pensiero bruniano, quella di Ciliberto e di Ordine tanto per non fare nomi, che pretendono di porre il veto o l’imprimatur su tutto ciò che riguarda il Nolano, favoriti dall’acquiescenza e dalla sottomissione di coloro che dovrebbero essere i garanti della tradizione bruniana  ma spesso non sanno neanche parlare italiano: sono lì solo per il fatto di far parte della nomenclatura accademica o, peggio ancora, di quella politica!  Così avalliamo interpretazioni di studiosi e artisti stranieri che, per quanto validi, il pensiero di Bruno non sanno neanche dove  sta di casa! Lasciamo che il suo pensiero sia strumentalizzato per fini politici, anticlericali all’eccesso, assistendo ad atti di intolleranza superiori a quelli che egli dovette sopportare in vita. Continuiamo in quella stessa tradizione di sudditanza per cui le sue conquiste di pensiero furono poi sfruttate da Galilei o da tutta una serie di pensatori successivi che neppure lo nominarono.

Ciò che state facendo non può non far dispiacere e preoccupare tutti coloro che nutrono una vera passione per Bruno. Quella passione dalla quale dite di essere ispirati mentre invece l’unico vostro intento è quello di sostituire una “mafia” (come voi stessi la  definite) con un’altra.

Sono fiero di  Francesco Afro de Falco che ritengo un degno interprete del Nolano. Egli fa parte di quella schiera di giovani per i quali mi sono sempre battuto attraverso il mio sito e che ho cercato modestamente di indirizzare e di stimolare ad appropriarsi dell’eredità di pensiero di Giordano Bruno, cosa che  Francesco ha fatto brillantemente insieme a Lello Serao, a Renato Carpentieri e a tutta la Libera Scena Ensemble, nel suo cortometraggio “Eroico Furore” e nella piece teatrale che lo ha preceduto e che ne ha costituito il laboratorio. Insieme porteremo questo progetto nelle scuole ed è la cosa che più mi interessa perché sarà il vettore ideale per comunicare ai giovani il vero messaggio bruniano. A proposito, Nuccio, ti avverto che il lavoro è stato realizzato anche con una mia modesta consulenza . Adesso o lo escludi dalla “Biennale o fai cancellare il mio nome dai ringraziamenti dei titoli di coda e lo sostituisci con il tuo patrocinio!

Vere scoperte e falsi scoop! di Guido del Giudice (Leggi…)