Giordano chiama il pane, pane; il vino, vino…ha la dottrina per dottrina, le imposture per imposture…stima gli filosofi per filosofi, gli pedanti per pedanti.
di Guido del Giudice
Sono comparsi recentemente due contributi filmati dedicati a Giordano Bruno: il capitolo del caffè filosofico dell’Espresso e la puntata del programma “Impero” dedicata da Valerio Massimo Manfredi su La7 ai processi a Bruno e Galilei.
Indovinate a chi è affidato il commento scientifico? Ma a Michele Ciliberto, che domande! E’dal 2000, anno in cui è diventato presidente del Comitato Nazionale per le Celebrazioni Bruniane, che ha assunto il ruolo di depositario del verbo Bruniano. Ce lo ritroviamo davanti ogni volta che si parla del Nolano, in qualunque settore: tv, radio, convegni, pubblicazioni di ogni tipo, premi letterari. Tutto quello che riguarda il filosofo deve passare per le sue mani; le principali case editrici nazionali, le pagine culturali dei quotidiani, le facoltà universitarie sono sotto il suo controllo.
Sarebbe ingeneroso non riconoscere che si tratta di un grande esperto di Bruno: lo ha studiato, lo conosce a fondo, ha centrato nei suoi libri alcuni dei punti nodali della sua filosofia, formulando teorie innovative insieme ad altre criticabili, ma questo esasperato presenzialismo sta finendo per logorarne l’immagine di studioso serio e preparato. Ogni volta ci aspettiamo da queste sue apparizioni qualcosa di originale e invece, mentre l’intervento nel programma di Manfredi si limita a poche insignificanti battute, nei sedici capitoli in cui è diviso il DVD, dobbiamo riascoltare per l’ennesima volta le solite tesi, alcune interessanti, altre più discutibili, tutte comunque già note.
Una trattazione parziale condita qua e là dalle solite inesattezze storiche, come quando attribuisce ai compagni di cella a Venezia e non a Mocenigo l’episodio dell’uccisione del ragnetto. Del resto abbiamo potuto constatare spesso come la precisione dei particolari biografici non sia certo il punto di forza di Ciliberto. Anche la sua recente biografia pullula di imprecisioni: tanto per fare un esempio, continua ad identificare in Gilbert Voet anziché Heinrich Boethius il pastore che scomunicò Bruno ad Helmstedt. Del resto egli basa tutta la sua autorità Bruniana sulla conoscenza testuale, retaggio dei lunghi anni di studio giovanili spesi nella realizzazione del Lessico di Giordano Bruno. Per quanto riguarda i particolari biografici, si è sempre affidato ad un gineceo di studentesse che gli hanno curato le pubblicazioni e che egli ha ricompensato portandole alla docenza in importanti atenei nazionali. Non ha tutti torti il suo acerrimo nemico Nuccio Ordine quando, oltre a contestargli la pressoché nulla fama all’estero, afferma che nelle sue opere non c’è il benché minimo lavoro di ricerca, anche se il giudizio proviene da un modesto docente che non può certo vantare meriti equivalenti a quelli del suo ex-maestro, e le cui referenze per quanto riguarda gli studi bruniani, si limitano ad un unico libro, ormai superato, sul concetto di asinità.
E’ mai possibile che fin quando sarà in vita Michele Ciliberto, saremo condannati ad ascoltare su Bruno sempre le stesse cose? Quest’ora e venti di esposizione della filosofia del Nolano può risultare di una certa utilità solo a chi ne abbia una conoscenza iniziale e, soprattutto, non abbia già letto o ascoltato queste lezioni propinateci in tutte le salse. Saranno anche teorie di un certo valore ma ormai le conosciamo a memoria, bisogna anche lasciare il passo a delle intuizioni nuove! Invece continua ad affossare chiunque abbia cose interessanti da dire su Bruno. Perché questa paura delle novità? Apparirebbe chiaro a tutti come queste siano frutto anche dei suoi insegnamenti. Avrebbe la possibilità di essere ricordato come un caposcuola anziché come un capoclan accademico, sempre rintanato in quella buia biblioteca di Palazzo Strozzi! Un così profondo conoscitore di Giordano Bruno, dovrebbe farsi anche un esame di coscienza e domandarsi se il filosofo si sarebbe mai comportato come fa lui. La più beffarda offesa che si possa fare a Bruno oggi è proprio permettere che a rappresentarlo sia il prototipo del pedante, che il Nolano ha criticato e combattuto per tutta la vita. Il nemico numero uno dell’intolleranza e dei pregiudizi accademici che gli impedirono di salire in cattedra a Oxford, a Parigi e in quasi tutte le università d’Europa, è finito nelle mani di un personaggio che fa proprio questo: impedisce a studiosi preparati di insegnare negli atenei, impedisce la pubblicazione dei libri, impedisce la diffusione delle idee, impedisce la realizzazione di opere senza la sua approvazione. E poi vuole venirci a spiegare come la pensava Bruno!
Siamo di fronte, purtroppo, ad uno degli esempi più eclatanti della odierna degenerazione della cultura in Italia. Ciliberto continua a spadroneggiare da decenni sull’istituto studi del rinascimento. Qualunque partito sia al governo riesce sempre a conservare il sedere ben attaccato alla poltrona. Antiberlusconiano di ferro, pubblica i suoi libri con Mondadori e va in Fininvest. Intanto riceve dalle mani del suo vecchio compagno di partito, Napolitano, la nomina a Linceo. Grande estimatore di Machiavelli, ha portato avanti con cinismo la scalata alla Normale di Pisa. Non gli resta da fare altro che scalzare l’attuale direttore Salvatore Settis e poi almeno per un po’, dovrebbe acquietarsi. Diventare Dio non dovrebbe far parte delle sue ambizioni, salvo voltafaccia dell’ultima ora anche in questo campo!
Ma la cosa più avvilente è che il resto del mondo accademico è succube di questa situazione.
L’unico che si è opposto, ma solo per essere stato escluso dalla spartizione dei fondi del Centenario, è stato lo scissionista Nuccio Ordine, il quale ha messo in atto una vera e propria lotta per il controllo del territorio, con il sostegno delle Belles Lettres in Francia e dell’Istituto studi filosofici in patria. Dopo essersi lamentato per anni di quelle che lui definiva operazioni mafiose, nel momento in cui ho portato all’attenzione dell’opinione pubblica con documenti e prove di fatto, il malaffare che girava intorno a Bruno, si è ritirato dietro le quinte, perché l’omertà che vige nell’ambiente accademico è superiore perfino a quella mafiosa. Nella malavita ogni tanto c’è qualche pentito, nel mondo accademico mai! Anche quando litigano continuano a mantenere nei confronti degli esterni al loro mondo un’omertà totale. Oscuri professorucoli di secondo piano, pur essendo continuamente tartassati e umiliati, subiscono in silenzio ogni sorta di soprusi per paura di ritorsioni. In effetti si possono capire i timori per la loro attività professionale. Ho visto personalmente giovani studiosi elemosinare quasi in ginocchio una cattedra senza mai ottenerla, per aver osato pubblicare, con l’aiuto dei clericali, un libro di successo su Bruno. E’ questa la situazione che disgusta. Se uno riesce a schiantare autorità del mondo accademico come Aquilecchia e Badaloni, figuriamoci cosa potrebbe fare ad un misero docente universitario di secondo livello! La cosa che sorprende è che queste mezze calzette sono quelle che si rivelano più astiose nei miei confronti, anziché ringraziarmi perché sto facendo quello che loro non hanno il coraggio di fare. Sono convinto che dentro di loro, quando leggono le verità che io denuncio, godono intensamente, anche se poi in pubblico devono fingere di esecrare questo impudente parvenu per compiacere il loro padrino.
Chiunque non faccia parte dell’ambiente accademico viene guardato con occhio sospettoso ed invidioso, quando invece la non appartenenza a questo mondo dovrebbe essere la garanzia di non accampare nessuna pretesa a cattedre o finanziamenti.
L’opera distruttiva di Ciliberto è facilitata, se ce ne fosse bisogno, dalla sciagurata gestione del patrimonio bruniano, sia culturale che finanziario, da parte delle istituzioni nolane e napoletane, che non fanno niente per opporsi a questa situazione. Si rintanano in un provincialismo rassegnato, accontentandosi di organizzare qualche patetico convegno, sempre con le stesse facce, per dividersi famelicamente quei pochi fondi che riescono a rastrellare in giro. Questi personaggi fanno il gioco di Ciliberto che in Campania ormai non mette più piede da tempo, pur essendo napoletano, perché si tratta di una realtà ormai irrecuperabile. Ho sempre creduto nelle potenzialità di Nola, l’ho frequentata e ho cercato di stimolarla con i miei articoli, ma quando leggo notizie come quella delle recenti dimissioni del presidente della Fondazione perché “non c’è più un euro”, non posso dargli torto se quando gli si parla di Nola e soprattutto di coloro che a Nola vengono considerati i paladini di Giordano Bruno, commenta il tutto con un sorriso di scherno per “la volontà di potenza di quei pidocchi impazziti”.
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