Il “Candelaio” in versione moderna (di Daniele Trucco)

Copertina CandelaioLeggere Giordano Bruno in latino, si sa, è un’impresa ardua anche per un esperto latinista; leggerlo in volgare però non è cosa da meno. Il filosofo utilizza notoriamente un periodare complesso e si fa gioco della lingua piegandola a suo uso, con il risultato di rendere ostica la comprensione del testo da parte del lettore moderno. Con questo non si vuol di certo sostenere che chi lo leggesse nel XVI secolo fosse tanto avvantaggiato ma se non altro era più avvezzo a certi vocaboli ed espressioni. Anche per questo il volgare del Bruno ha avuto un impatto decisivo nel campo filosofico-scientifico, aprendo altresì infiniti mondi anche nell’ambito linguistico. Le opere ‘italiane’ oltretutto nascono tali per la grande lungimiranza del nolano, avendo già intuito (come poi farà il Galilei) l’importanza, per la diffusione di un concetto, di abbandonare in alcuni frangenti il latino: maggior consenso e circolazione di idee ne ottenne, e non solo in Italia. Nell’introduzione a questa edizione del Candelaio, Guido del Giudice cita le parole del filosofo estrapolate da un suo intervento a Oxford: “Tutte le scienze traggono giovamento, per la loro diffusione, dall’aiuto delle traduzioni”. Lungimirante due volte dunque il Bruno: la lingua dei dotti per i dotti e le altre per gli innovatori; ecco perché questa edizione penso sarebbe stata ben accetta dall’autore. Naturalmente in questo caso non si tratterà di traduzione essendo l’opera originale già scritta in italiano ma di una sua resa più attuale. Si dedica a questo compito Gianmario Ricchezza, già avvezzo in passato (e con successo) alla complessa operazione, rendendo la prosa originale decisamente più fruibile e scorrevole; ci si stupisce nel leggere questo ‘nuovo’ Candelaio di come tutto risulti facile e attuale, depurato da quegli arabeschi così tanto efficaci per i conoscitori del repertorio linguistico rinascimentale quanto quasi incomprensibili per il distratto e superficiale popolo del web. Sull’opera e sulla sua analisi in particolare si è già detto quasi tutto: basti sapere che la commedia è in cinque atti e si svolge tutta in una sola notte napoletana del 1576, nel pieno rispetto delle classiche unità aristoteliche. Quello che colpisce subito il lettore però è il frontespizio, in cui si dichiara l’opera essere stata scritta da un Academico di nulla Academia, detto il Fastidito, espressione tipicamente bruniana che già ci fornisce la marca di tutto il suo lavoro: nell’estraneità dal pedante mondo accademico sta la sua distinzione; nel suo disgusto verso le convenzioni sta la sua forza di trasgressore, trasgressione – come già ricordato – anche linguistica e rintracciabile fin dal vocabolo finemente ambiguo che dà vita al titolo. Al di là dell’intreccio, nel quale il tempo, l’amore e la cupidigia fanno da temi portanti, la cosa che colpisce è la mancanza di quel lieto fine tanto atteso nella maggior parte delle opere di siffatta natura e già preannunciato dall’etichetta stessa di commedia. Con il Candelaio si sviluppa una indagine, come quella che il Machiavelli fece con la sua Mandragola, sulla natura umana dipingendo il mondo qual è senza pregiudizi né falsi buonismi. E anche per questo l’opera fu inserita – insieme a tutte le altre del Bruno, non lo si dimentichi – nell’indice dei libri proibiti nel 1602. Una nota tecnica su questa edizione: il testo della commedia è corredato da rimandi esplicativi in appendice, utili per sanare lacune su termini specifici o fatti storici ma che possono essere tralasciati senza perdere la godibilità della lettura. L’intenzione dei curatori non è stata infatti quella di editare una versione per gli addetti ai lavori con riferimenti bibliografici in nota e approfondimenti critici ma, una volta tanto, per tutti. Non spaventi dunque leggere il nome di Giordano Bruno in copertina; anzi, lo si legga senza remore e pregiudizi in questa godibilissima versione che, oltretutto, rappresenta il punto di partenza per la pubblicazione di tutte e sette le opere italiane del Bruno a cura della Di Renzo Editore.

Manta, 9 ottobre 2022

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Che meraviglia questo “Candelaio”!

Che meraviglia questo Candelaio! Pubblicata la versione in lingua moderna della celebre commedia di Giordano Bruno

Copertina CandelaioIl Candelaio, commedia esuberante e innovativa, inaugura la prima edizione completa in italiano moderno delle sette “Opere italiane” di Giordano Bruno. A dirigere la collana è lo studioso napoletano Guido del Giudice, affermatosi negli ultimi decenni come uno dei più profondi conoscitori del filosofo Nolano.

Il Candelaio è la prima opera data alle stampe da Bruno, al suo arrivo a Parigi nel 1582. La sua ambientazione napoletana rivela tutta la nostalgia per la patria che ha dovuto abbandonare e che mai più rivedrà. Anche qui Bruno manifesta la sua genialità, regalandoci una commedia (l’unica da lui scritta) la cui portata innovativa influenzerà tutto il teatro comico successivo. La scelta del volgare per le sue opere più importanti, in un’e­poca in cui la lingua dei dotti era il latino, at­testa la volontà del filosofo Nolano di farsi ascoltare da un ampio pubblico nel modo più chiaro possibile. Questa esigenza è diventata nuovamente attuale oggi che il volgare cinquecentesco risulta ai più di non agevole lettura.

Abbiamo chiesto a Del Giudice cosa l’abbia spinto ad affrontare una sfida così coraggiosa.

“Per me rappresenta il coronamento di una missione che mi impegna da decenni: far conoscere gli scritti del Nolano al grande pubblico. L’impresa non sarebbe stata possibile senza un editore intraprendente che sposasse il progetto e un linguista preparato con cui condividere il lavoro di traduzione, ma ho avuto la fortuna di poter contare su un binomio d’eccezione. Sante Di Renzo, cui mi lega un lungo e fecondo sodalizio, è diventato, per numero e qualità dei titoli in catalogo, l’editore di riferimento per i testi di Giordano Bruno.

Dal canto suo, lo studioso torinese Gianmario Ricchezza, che da anni si cimenta col volgare del Nolano, è una garanzia di accuratezza linguistica e correttezza interpretativa”.

A giudicare dall’esordio, l’avventura è partita con il piede giusto. Il Candelaio, senza tradire stile e contenuti, risulta, in questa lettura, più effervescente che mai. L’apparato di note, esauriente e di comoda consultazione, illumina, in particolare, la pittoresca cornice della Napoli del Cinquecento. Un testo immortale, pronto ad entusiasmare il lettore e, perché no, a trasferirsi immediatamente sul palcoscenico!

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Il “Profeta” di Guido del Giudice sbarca in Spagna

 

Pubblicata la versione spagnola del best-seller

 

"El profeta del universo infinito" sbarca in SpagnaNegli ultimi anni si è acceso un grande interesse per Giordano Bruno in Spagna e nei Paesi del Centro e Sud- America. In particolare in questi ultimi, si sono moltiplicati convegni, tesi di dottorato e inaugurazioni di targhe e monumenti. Per venire incontro alle numerose richieste provenienti da questi paesi, la Giordano Bruno Society ha sponsorizzato la realizzazione della traduzione in lingua spagnola del best-seller di Guido del Giudice, “Il Profeta dell’universo infinito”. Il libro giunto in Italia alla sua III edizione è diventato il testo di riferimento per un primo approccio alla vita e alle opere del filosofo, prima di affrontare letture più specialistiche e impegnative. Pertanto è la lettura ideale per studenti, insegnanti e ammiratori che vogliano approfondire la conoscenza di questo geniale pensatore.

Il libro è disponibile su Amazon in formato tascabile (€ 7.90) ed e-book (€ 5.49).

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“Giordano Bruno giovane Nolano ad Andria”

“Luci sugli anni di formazione del filosofo”

Il soggiorno andriese del Nolano

L’avvincente articolo di Guido del Giudice, pubblicato sulla nota rivista milanese “La Biblioteca di Via Senato”, si propone di chiarire uno dei punti oscuri della biografia del Nolano. Nel 1571 il Capitolo generale dei Domenicani di Roma lo assegnò come studente formale allo Studio di Andria. Secondo i suoi più importanti biografi, il Nolano non ci sarebbe mai andato.

Attraverso l’accurata analisi dei documenti relativi al corso di studi, e il riscontro delle citazioni contenute in alcune opere, l’ipotesi che Bruno abbia soggiornato ad Andria per circa un anno appare, invece, allo studioso napoletano estremamente probabile: “Fino ad oggi l’effettivo soggiorno di Giordano Bruno nel convento di Andria era stato negato da tutti i biografi. Con questo approfondito studio, ritengo di aver chiarito la questione, dimostrando con elementi convincenti l’inconsistenza delle loro obiezioni. Il lavoro rappresenta, a mio avviso, l’apporto più rilevante degli ultimi decenni alla storiografia bruniana.

Ancora una volta i pedanti da scrivania dovranno arrendersi alla vera ricerca, quella che manca completamente nelle loro lezioni sempre uguali, ricolme degli stessi errori. Già li vedo strepitare come rospetti impazziti, nel putrido stagno delle loro aule noiose, dei loro convegni inconcludenti, contro colui che, pur non facendo parte della loro setta, ne sa di Bruno più di tutti loro messi assieme e continua a fornire contributi innovativi alla conoscenza della vita e del pensiero del Nolano.

Scusate la presunzione, ma li ho sfidati più volte a una pubblica disputa, sull’argomento che preferiscono, ma non hanno mai avuto il coraggio di accettare. In compenso attingono a piene mani, come loro solito, dai miei libri e dai miei articoli”.

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Recensione di Gianmario Ricchezza a “Scintille d’infinito”

 Si trovano su Giordano Bruno sostanzialmente tre tipi di pubblicazioni:

1) Gli scritti originali del Bruno. Grazie anche a valenti studiosi come Giovanni Aquilecchia e alla considerazione di contemporanei dell’epoca, soprattutto tedeschi, abbiamo ad oggi la quasi totalità delle oltre 40 opere scritte dal filosofo.
2) Scritti sul Bruno. Preziosi quelli di carattere storico, che hanno rintracciato documenti dell’epoca (soprattutto le voluminose ricerche di Vincenzo Spampanato), facendo emergere la viva figura del filosofo dalle ombre del tempo. Tra gli altri scritti, più filosofici, ne troviamo purtroppo di fuorvianti: alcuni hanno la pretesa di spiegare il più grande filosofo italiano senza avere la necessaria levatura intellettuale; come sosteneva Anacleto Verrecchia, non basta insegnare filosofia per essere filosofi, così come fare il prete per essere santi. In questa categoria vi sono anche autentiche aberrazioni di tanti che vogliono classificare arbitrariamente Bruno come un eretico medievale, un mago rinascimentale, un idealista hegeliano, un anticlericale risorgimentale o un prefiguratore della scienza moderna.
3) Considerazioni becere o false. Dilagano false citazioni di individui che si gratificano in modo stupido, intestando fraudolentemente al nome famoso le loro dabbenaggini.

Guido del Giudice lotta da tempo contro questi cervelli dannosi e pericolosi.

"Scintille d'Infinito" La recensione di Ricchezza.Oggi Del Giudice ci presenta il suo ultimo lavoro che inseriamo a buon diritto nella prima categoria: è infatti un utilissimo florilegio dalle opere del Nolano, che consente a tutti di accostarlo nel modo migliore. Non è una semplice antologia, costruita secondo gusti preconcetti e quindi riflettente una visione parziale, tanto meno una compilazione scolastica; né avrebbe potuto esserlo, vista la lunga consuetudine col filosofo e l’onestà intellettuale dello studioso.
Quello che ci viene presentato è il frutto di decenni di letture, effettuate da un occhio limpido e preparato, con grande interesse e rispetto. Abbiamo così a disposizione 200 brani del filosofo, evidenziati tra migliaia di pagine e presentati in modo accessibile; oltre a una utile suddivisione per argomenti, quando non sono stati tradotti dal latino, sono stati modernizzati nel linguaggio con un intervento leggero e non invasivo, il più possibile fedele all’originale.
Un grande lavoro, unico nel suo genere, che meriterebbe di essere adottato nelle scuole, dove il Bruno figura soltanto come intestatario di alcuni edifici. Ma è utile a tutti, anche agli specialisti, perché consente di rintracciare in breve tempo i testi di riferimento mediante un collegamento riportato in appendice. Una veste editoriale comoda e leggera, dal prezzo accessibile, completa il pregio del libro.
Gianmario Ricchezza

La coincidenza degli opposti. Giordano Bruno tra Oriente e Occidente

“Pubblicata la seconda edizione, riveduta e corretta, del best-seller di Guido del Giudice: “La coincidenza degli opposti”.Un invito alla lettura per scoprire le assonanze del pensiero bruniano con quello orientale”.

la coincidenza degli oppostiCosa ha a che fare Giordano Bruno con l’Oriente?

Che cosa lega il concetto di materia, così come inteso dal Nolano, allo yin e yang?
Seguendo il filo del divino come necessità, è nella lotta fra i contrari che Oriente e Occidente si ritrovano.

Come scrive Michele Ciliberto nella sua Presentazione: “Sarebbe troppo facile dire che sullo scrittoio di Bruno non c’erano né testi buddisti né scritti di Lao Tse.

Resta il fatto che queste assonanze ci sono e che esistono sintonie più profonde che riguardano anzitutto il concetto del divino e quel caposaldo teorico che è il concetto bruniano di materia.

Sono sintonie e assonanze che pongono complessi problemi di ordine teorico, con i quali si sono misurati pensatori come Ernst Cassirer e Aby Warburg.

Nel suo lavoro Guido del Giudice ha precisamente questo doppio merito:

  • aprire gli studi bruniani verso prospettive non ancora e non sempre considerate in modo adeguato;
  • sollecitare il lettore a confrontarsi con delicati problemi teorici, che riguardano la struttura complessiva – universale, si potrebbe dire – del pensiero umano”.