“Furori” fuori posto

“Il Meridiano Mondadori su Giordano Bruno continua a far discutere. Parla il curatore Michele Ciliberto”

La pubblicazione del Meridiano Mondadori dedicato a Giordano Bruno ha dato vita a una accesa discussione, che ha coinvolto non solo il curatore, ma anche la legittimità di un’operazione editoriale sicuramente ambiziosa. Alle accuse rivolte a Michele Ciliberto, il curatore a più volte risposto. Dopo l’articolo di Giancarlo Ferretti – pubblicato su il manifesto del 29 giugno – in cui l’autore annunciava la ripresa della polemica sulle pagine della rivista Belfagor, abbiamo chiesto a Michele Ciliberto di rispondere.

Giancarlo Ferretti nel suo articolo dice che secondo Giovanni Aquilecchia e Alain Segonds – curatore, il primo dei dialoghi di Giordano Bruno, direttore della casa editrice Les Belles Lettres che ha pubblicato in Francia le opere di Bruno, il secondo – il tuo Meridiano è fatto in modo “scorretto” e “ambiguo”.

Cosa rispondi a questa critica?
Che è priva di qualunque fondamento. Noi abbiamo lavorato in questo modo: non avendo alcuna intenzione di presentare una nuova edizione critica dei dialoghi italiani di Bruno, abbiamo assunto come testo di riferimento quello edito da Aquilecchia, facendo le correzioni che ci sono parse opportune. In altre parole ci siamo regolati come si fa sempre in casi come questi: lo ha fatto anche Segonds pubblicando in traduzione francese il processo di Bruno, a cura di Luigi Firpo (e di Diego Quaglioni, anche se Segonds si “dimentica” di citarlo). In modo particolare siamo intervenuti nel caso degli Eroici Furori. E per un motivo preciso, che voglio dire. Si tratta di un volume pieno di mende e imperfezioni, il peggiore fra i volumi bruniani pubblicati dalle Belles Lettres.

Perché un giudizio così netto?

Come ho mostrato in un articolo che uscirà nel numero in corso di stampa della Rivista di storia della filosofia, ci sono almeno tre cose da rilevare criticamente: anzitutto, in alcuni luoghi importanti, non c’è rapporto fra la nota filologica di Aquilecchia e il testo che egli stabilisce; non c’è poi relazione costante tra testo critico curato da Aquilecchia e traduzione francese, che infatti non riprende innovazioni critiche significative del nuovo testo pubblicato a fronte; infine ci sono proposte testuali non convincenti che noi abbiamo corretto.

I tuoi critici affermano che avresti lavorato in fretta. Cosa hai da dire in proposito?

Io e miei allievi lavoriamo da anni al testo e al commento dei Furori. Ne abbiamo pubblicato due edizioni: la prima nel 1995, presso Laterza (a cura di S. Bassi) e la seconda nel 1999 presso Rizzoli-Bur (a cura di N. Tirinnanzi).

Tutto si può dire in questo campo di studi, fuorché che abbiamo improvvisato. Personalmente lavoro a Bruno dal 1968, e su Bruno, oltre a un Lessico, ho pubblicato quattro monografie.

Non è vero, allora, che avete lavorato a Natale con le biblioteche chiuse?
Veramente a Natale ho festeggiato; normalmente lavoriamo nei giorni feriali. Piuttosto avrei da dire un’altra cosa.

Cosa?

A proposito degli effetti della fretta di cui si parla: nelle prime copie dei Furori pubblicati dalle Belles Lettres, il nome di Aquilecchia era addirittura sparito. E’ stato aggiunto con una “pecetta” in un secondo momento. Essendo bibliofilo, posseggo copie di entrambi gli esemplari: quello col nome di Aquilecchia, e quello senza. Forse in questo caso erano chiuse le tipografie, non le biblioteche.

Ma qual è il senso di questa polemica così violenta?

Credo confluiscano più ragioni. Anzitutto, c’è un conflitto tra editori: il Meridiano ha tirato in tre mesi tre edizioni, con un successo assolutamente imprevedibile anche da parte dell’editore. Comunque sui conflitti e sui rapporti fra editori io non intendo intervenire in alcun modo: non sono di mia competenza, anche se su questo punto si continua, a sproposito, a confondere le acque. Mi chiedo poi se non ci sia una pretesa di “imperialismo culturale” da parte dei francesi, i quali si adontano se altri pubblicano con successo testi bruniani.

Non bisogna poi dimenticare che questo è l’anno del quarto centenario della morte di Giordano Bruno, con tutto quello che questo può significare. Poi c’è il gusto per lo scandalo, tutto nostro. Credevo si limitasse ai giornali, vedo che ora coinvolge anche una rivista come Belfagor, che pur ha avuto un suo ruolo nella cultura italiana. Sic transit gloria mundi.

Alfonso M. Iacono

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