“Furori e dialoghi fuori posto”

Con questi tre interventi si conclude su “il manifesto” la “querelle” attorno al Meridiano della Mondadori sulle opere di Giordano Bruno. Sono i testi di Alain Segonds, delle edizioni Belles Lettres, di Giovanni Aquilecchia, curatore della pubblicazione delle opere di Giordano Bruno per la stessa casa editrice, e di Michele Ciliberto, curatore del Meridiano in discussione. In precedenza su “il manifesto” sono apparsi articoli di Gian Carlo Ferretti e Alberto Burgio il 29 giungo, seguiti da una intervista a Michele Ciliberto il 30 giugno.

MICHELE CILIBERTO, 

privo di argomenti solidi e seri, continua a creare confusione senza rispondere chiaramente alle accuse che gli vengono mosse a proposito dell’incriminato Meridiano della Mondadori sui dialoghi italiani di Giordano Bruno, da lui stesso “curato”.

Messo con le spalle al muro,

dalle schiaccianti argomentazioni di Alain Segonds, ammette tardivamente su la Repubblica del 4 maggio di aver riprodotto la mia edizione critica dei dialoghi italiani di Bruno – pubblicata a Parigi da Les Belles Lettres nella collana delle Opere complete, diretta da Yves Hersant e Nuccio Ordine – per offrire ai lettori “il miglior testo possibile”.

A distanza di qualche settimana, invece, nell’intervista rilasciata venerdì scorso a questo giornale (29 giugno) in risposta alle chiare e inconfutabili accuse di Gian Carlo Ferretti, Ciliberto si pente e mi attacca, avanzando irrilevanti osservazioni sulla mia edizione, con particolare riguardo al testo de Gli eroici furori.

Questa evidente contraddizione,

frutto dell’imbarazzo di chi vuole nascondersi dietro un dito, esemplifica con chiarezza il comportamento scientificamente non corretto di Ciliberto. Anche nel “suo” Meridiano, infatti, la “Nota sui testi” si fonda su affermazioni ambigue. Qui Ciliberto dichiara di aver utilizzato la mia edizione Belles Lettres “come testo di riferimento”, annunciando subito dopo di aver operato correzioni.

“Correzioni”

di cui però non fornisce la lista, venendo meno a una delle regole che la serietà scientifica impone a qualsiasi studioso che intervenga sul testo di un altro. E per creare ulteriori confusioni, nella sezione bibliografica del Meridiano dedicata alle edizione dei dialoghi italiani di Bruno (p. 1461), vengono citate le edizioni ottocentesche di Wagner e Lagarde, quella di Gentile, ma nessuna menzione è fatta della mia edizione critica Belles Lettres, che il “curatore” ammette di aver utilizzato.

Sugli interventi “filologici”

di Ciliberto ho detto tutto quello che c’era da dire in un saggio di imminente pubblicazione sul Giornale storico della letteratura italiana, dove ho comparato i testi Belles Lettres con i testi del Meridiano, punto per punto, virgola per virgola.

Ho rilevato circa centotrenta errori

(a fronte di una trentina di correzioni di banali refusi), di cui la metà si ritrovano nel testo de Gli eroici furori, che Ciliberto sbandiera come prova della sua perizia filologica. Se fino al 14 dicembre 1999 (come dichiara la direttrice editoriale della Mondadori, Renata Colorni) i dialoghi italiani di Bruno in corso di stampa erano quelli da me stabiliti per Belles Lettres, avevamo ipotizzato che Ciliberto avesse cominciato a infarcire di errori la mia edizione a partire dal 20 dicembre, data del mio rifiuto ad apporre la firma su testi che non mi erano stati mostrati.

Ma dalle dichiarazioni

rilasciate a Il manifesto, apprendiamo che Ciliberto non ama lavorare durante le vacanze di Natale. Le presunte “correzioni”, quindi, non sono state effettuate in poche settimane, come avevamo presupposto, ma solo nei pochi giorni feriali disponibili tra il 20 dicembre e i primi di gennaio, visto che il Meridiano è stato distribuito in febbraio.

Prova ulteriore, caro Ciliberto, che la tua filologia fa davvero miracoli!

GIOVANNI AQUILECCHIA

Spero sia chiaro una volta per tutte: noi non abbiamo contestato a Michele Ciliberto l’utilizzazione dei testi critici di Belles Lettres. La tutela del diritto d’autore sulle edizioni critiche è una questione di vitale importanza per il destino della filologia che richiederebbe un dibattito a parte.

Abbiamo contestato,

invece, le modalità sul piano scientifico e deontologico con cui Ciliberto ha proceduto all'”assorbimento” dell’edizione francese, senza alcun rispetto per il lavoro di Giovanni Aquilecchia.

Anziché rispondere a queste obiezioni, Ciliberto devia il dibattito su questioni estranee ai fatti di cui stiamo parlando.

Tira in ballo finanziamenti di un comitato,

liti tra baroni (e chi sarebbero i baroni, al di là di Ciliberto stesso?), “l’imperialismo culturale” dei francesi (cosa c’entrano i nazionalismi con una querelle scientifica?), la gelosia per il successo commerciale del “suo” Meridiano edito dalla Mondadori (come se la buona filologia potesse essere pesata con la bilancia del mercato).

E, per far credere che le sue siano pratiche correnti,

arriva perfino ad accusarmi di essermi comportato come lui nel tradurre in francese il processo di Bruno a cura di Firpo. Cosa c’entra questa traduzione (per cui Belles Lettres ha pagato i diritti e dove a Firpo viene riconosciuto il suo legittimo lavoro) con l’operazione di mascheramento dei testi di Aquilecchia compiuta nel Meridiano?

Gli argomenti utilizzati da Ciliberto rivelano su che basi si fondino la sua scienza e la sua perizia filologica.

Così come l’attacco a Belfagor testimonia il fastidio per chi ha ancora il coraggio di fare battaglie etiche e civili, rompendo il muro dell’omertà accademica.

Di fronte a questi eventi, piuttosto che preoccuparsi del destino di Belfagor, sarebbe più opportuno preoccuparsi del destino dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento che da qualche anno, dopo il magistero di Garin e di Vasoli è passato nelle mani di Ciliberto, protagonista di siffatte imprese. Sic transit gloria “instituti”!

ALAIN SEGONDS

Obietto:

  • 1) Sul fatto di aver usato, nel Meridiano, quello di Aquilecchia come “testo di riferimento” Segonds continua a menar scandalo, stravolgendo “riferimento” in “assorbimento” e parlando, addirittura, di una mia mancanza di rispetto per il lavoro di Giovanni Aquilecchia. Quanto al mio procedimento, è lo stesso che, senza sollevare obiezioni, ha seguito, ad esempio, Marco Santagata nel suo Meridiano petrarchesco riferendosi al testo di Contini. Quanto al mio rispetto per Aquilecchia, nel ’96 gli ho dedicato la mia Introduzione a Bruno.
  • 2) Quando mi sono riferito al testo di Firpo, e al fatto che Segonds non cita Quaglioni, alludevo al lavoro di Quaglioni come curatore del volume L. Firpo, Il Processo di Giordano Bruno. In termini assai critici di questo parla ora J.L. Fournel in una nota di imminente pubblicazione anche in Italia. Quanto al metodo di Segonds, constato che egli interviene nel testo stabilito da Firpo, cambiando la punteggiatura ed eliminando una integrazione dell’editore (p. 381): come ho fatto io in rapporto al testo dei Furori.
  • 3) Considerando gli “argomenti” di Segonds mi persuado sempre di più che alla base dell’atteggiamento violento delle Belles Lettres ci sia l’eccezionale successo del Meridiano e che questa polemica così infuocata sia l’unico modo che esse hanno per far parlare ancora della loro edizione nel nostro paese.

Ad Aquilecchia obietto e spiego:

  • 1) Se ho usato quello di Aquilecchia come “testo di riferimento”, è perché lo ritenevo e lo ritengo oggi il migliore; ma ciò non implica che esso sia privo di mende e imperfezioni (come dimostro nell’articolo in corso di stampa sulla Rivista di storia della filosofia). A proposito delle scadenze dicembrine su cui Aquilecchia insiste, egli continua a confondere tempi dell’editore (Mondadori) e tempi del curatore, fino all’assurdo. Aquilecchia sa benissimo che nei punti dei Furori in cui mi sono discostato dal suo testo, ho tratto le conclusioni di un lavoro decennale mio e dei mie allievi. Lavoro di cui egli stesso si è giovato nella edizione delle Belles Lettres.
  • 2) Non ho fornito la lista degli interventi perché quella del Meridiano è una edizione divulgativa, destinata ad un largo pubblico. Ho citato l’edizione di Aquilecchia sia nel luogo più solenne, nella nota sui testi, sia nella sezione dedicata alle traduzioni: se l’avessi citata nuovamente anche fra le edizioni, avrei menzionato lo stesso testo tre volte nel medesimo volume.
  • 3) Leggerò l’intervento di Aquilecchia da tempo annunciato, anche se non apprezzo la filologia del “pallottoliere”. Sono curioso di vedere quali siano i cinquanta errori individuati nei primi cinque dialoghi, dal momento che, per quanto riguarda questi testi, sono intervenuto in un solo luogo del De infinito. Cinquanta errori, con un solo intervento specifico!
    Ma è un “miracolo-miracolo”, avrebbe detto il grande Troisi.

Peccato – lo dico sia come italiano sia come studioso del Nolano – che il quarto centenario della morte di Bruno continui ad essere macchiato da una polemica così incomprensibile e così volgare. Sia Bruno che il Meridiano meritano di meglio.

MICHELE CILIBERTO

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