“Ma quale plagio, è tutto regolare”

“La secca replica da Segrate. Dietro la vicenda spunta un miliardo per le celebrazioni del pensatore”

“A noi sarebbe piaciuto affiancare a quello di Michele Ciliberto il nome di Giovanni Aquilecchia: sono i due massimi studiosi di Giordano Bruno e la nostra edizione ne avrebbe guadagnato.

Purtoppo non è stato possibile proprio per l’indisponibilità di Aquilecchia”.

Alle accuse da Parigi replica Renata Colorni, responsabile dei Meridiani Mondadori. Ha seguito personalmente la cura dei Dialoghi filosofici italiani di Giordano Bruno. Ne conosce la storia e le traversie che non sembra si limitino a una diatriba tra filologi, ma sollevano il velo su beghe baronali molto frequenti nella nostra accademia.

Gelosie e rivalità che diventano sempre più cruente quando coincidono con celebrazioni e anniversari.
A Segrate non sentono di doversi rimproverare nulla. La disciplina del diritto d’autore esclude che si possa tutelare il testo di un autore del passato criticamente ricostruito da un filologo. Non si può parlare, dicono alla Mondadori, di pirateria né penale né morale né, tantomeno, culturale. Molte volte un’edizione critica, fondata sul confronto fra varie versioni della stessa opera, a stampa o manoscritte, viene poi riprodotta in successive edizioni.

“Noi abbiamo chiesto ad Aquilecchia di poter indicare sulla copertina che il testo era quello da lui stabilito”, racconta Colorni. “Aquilecchia ci ha risposto che avrebbe voluto rivedere il volume prima della stampa. Ma per noi i tempi si sarebbero allungati troppo”.

Da Parigi vi accusano di aver contattato Aquilecchia solo a dicembre, due mesi prima dell’uscita in libreria… “È vero. Si è accumulato del ritardo. Noi ci eravamo rivolti in giugno alla Utet, che è l’editore originario dei Dialoghi, successivamente ceduti alle Belles Lettres…” E poi cosa è successo? “Abbiamo deciso di pubblicare Bruno. Avevamo il diritto di farlo”.

E Aquilecchia? “Ha reagito con una telefonata furibonda, seguita da un fax di Segonds, il direttore delle Belles Lettres, pieno di improperi”.
Al riparo dal diluvio si mette anche Ciliberto, curatore del Meridiano: “Nella nota al testo”, dice da Firenze, “ho scritto con chiarezza che l’edizione adottata era quella stabilita da Aquilecchia per le Belles Lettres: non capisco questa polemica pretestuosa”.

Lei viene accusato anche di non aver apportato alcuna correzione, a differenza di quanto scrive nella nota. “È falso”, replica Ciliberto, “per Gli eroici furori, uno dei Dialoghi, siamo intervenuti in maniera consistente”.
Fin qui Ciliberto. Che Bruno sia al centro di un contenzioso più profondo della semplice vicenda editoriale non sono in pochi a pensarlo. In occasione del quarto centenario della morte del filosofo nolano è stato istituito un comitato per le celebrazioni con la dotazione di un miliardo.

Niente di esorbitante, ma quanto basta per stuzzicare appetiti. Il comitato è presieduto da Ciliberto e in esso siedono molte personalità (Eugenio Garin, Tullio Gregory, Adriano Prosperi, Cesare Vasoli, Paolo Rossi, Nicola Badaloni, Gerardo Marotta e altri ancora). Ma qualcuno è rimasto escluso.

Nuccio Ordine, ad esempio, uno dei responsabili delle edizioni di Bruno presso Belles Lettres. Aquilecchia originariamente faceva parte del comitato, poi ne è uscito.
Ciliberto ha parole di grande stima per Aquilecchia, al quale ha dedicato un saggio e che considera un maestro. “Ma non riesco a capire perché questi attacchi. In fondo noi avevamo un obbligo: mettere a disposizione il miglior testo possibile di Giordano Bruno.

E il testo migliore era quello di Aquilecchia. Perché un editore italiano non avrebbe dovuto impegnarcisi? Ben vengano le edizioni in Francia. Ma ho l’impressione che a Parigi siano colti da un eccesso di nazionalismo culturale, quasi si ritenessero depositari del compito di diffondere il filosofo nolano. Il nostro comitato ha promosso l’edizione integrale presso Adelphi delle opere magiche di Bruno e ha organizzato per giugno una mostra alla biblioteca Casanatense di Roma.

Queste polemiche le posso capire solo se tengo presente che il Meridiano ha già tirato due edizioni e venduto cinquemila copie, tagliando le gambe alle Belles Lettres. Un successo imprevedibile: in una classifica di best seller ha addirittura scavalcato Montanelli e Biagi”.

Francesco Erbani

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