“Elogio della filologia, contro i pedanti e gli incompetenti”

“Da Giordano Bruno agli articoli di giornale: non è vero che risalire alle fonti sia uno svago per iniziati”

Un titolo del Corriere del 13 agosto («Leggete Giordano Bruno. E lasciate perdere la filologia») mi induce a riflettere su un luogo comune. La «filologia» come pedanteria, come lussuoso svago per iniziati (è l’analogo dell’altro pregiudizio, secondo cui la «filosofia» sarebbe a sua volta la palestra per le superflue astruserie di alcuni «diversi»).

Ma torniamo alla filologia. Caricata di significati in fondo negativi ed iniziatici, questa parola suscita impressioni sgradevoli nel cosiddetto «senso comune». E tale maniera di parlarne non solo la rende odiosa e sconosciuta insieme, ma costituisce l’alibi per la gioviale difesa della cialtroneria. Vorrei dedicare perciò qualche riga all’elogio della «filologia».

Strumento senza il quale neanche la lettura del giornale quotidiano diviene operazione consapevole. Comprendere, ad esempio, secondo quale criterio un articolo che comincia in prima si spezza e séguita in pagine interne (e non certo in una pagina qualunque, scelta a caso). Comprendere perché i titoli non corrispondono necessariamente al contenuto degli articoli in cima ai quali figurano. Perché talvolta li «smorzino» e talaltra li esaltino, distinguere quando la notizia viene data da un vero cronista «militante» (che va sul posto) e quando invece è rielaborazione di agenzie comodamente apparse sui monitor (e dunque già «fabbricate»): tutto questo non è operazione filologica? Lo è, ed è anche chiave indispensabile per la più pratica, la meno separata, la meno esclusiva delle azioni quotidiane: la lettura del giornale.

Girolamo Vitelli
Girolamo Vitelli – Filologo.

Scrisse una volta Girolamo Vitelli che si dà «filologia» anche da parte del matematico di fronte ai suoi simboli, o del chimico di fronte alle sue formule. Ed è spesso inosservata, proprio perché sotto gli occhi di tutti, la filologia in forza della quale un’orchestra lavora ed esegue il suo compito in rigorosa sintonia e sotto puntuale direzione.

Il senso comune, pur con le sue brutture, ha una grande forza: quella di imprimere concetti e pseudo-concetti nella mente di masse enormi di persone e per un tempo lunghissimo.

Adottiamo allora il linguaggio che può far breccia nel senso comune e diciamo che l’anti-filologia è sinonimo di incompetenza.

LUCIANO CANFORA

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