Giordano chiama il pane, pane; il vino, vino…ha la dottrina per dottrina, le imposture per imposture…stima gli filosofi per filosofi, gli pedanti per pedanti.
di Guido del Giudice
L’ennesimo spunto per un’amara riflessione sul mondo accademico me l’offre stavolta la pubblicazione, in appendice ad un volume di atti congressuali, di una “Bibliografia bruniana dal 2001 al 2010” curata da Maria Elena Severini. Si tratta di un lungo elenco in cui figurano, senza nessun criterio selettivo, una gran quantità di lavori pubblicati in questi anni. O meglio un criterio selettivo c’è: eliminare tutti gli scritti di Guido del Giudice! Perfino dalla sezione “Opere”, in cui sono raccolte le poche traduzioni di opere bruniane pubblicate nel periodo, sono state espurgate unicamente le quattro traduzioni inedite realizzate dal sottoscritto. Avrei fatto volentieri a meno di evidenziarlo, primo per non dare risalto ad un lavoro di cui nessuno si sarebbe altrimenti accorto e, secondo, per non dare l’impressione di una ripicca. Il problema serio però non è questo, bensì l’evidenza delle punte di degrado raggiunte in Italia dagli studi universitari e da coloro che li gestiscono. Mi dite che valore può avere per lo studioso moderno una bibliografia che riporti soltanto gli autori graditi all’apparato di potere universitario? Ha senso che l’accademia per “difendersi” dall’emergere di nuovi, più acuti e dinamici ricercatori, finga di ignorarne l’esistenza anziché riconoscerne i meriti o anche solo confutarne i risultati? A Maria Elena Severini, “curatrice” della bibliografia, vorrei dire due parole. E’ già mortificante che a una ricercatrice in Studi Umanistici venga assegnato il compito di compilare una bibliografia del genere: un lavoro che oggi anche un bambino, con un PC a disposizione, riuscirebbe a fare meglio in dieci minuti. Ma addirittura piegarsi al diktat di colui che le ha conferito il dottorato (indovinate di chi si tratta? Ma dell’ineffabile Michele Ciliberto naturalmente!) di eliminare tutte le opere di un determinato autore “sgradito” è il colmo dell’umiliazione. Vuol dire non riconoscerle nessuna autonomia intellettuale, oltre a manifestare un assoluto disprezzo per le Sue capacità. Ora, voglio anche capire che Lei abbia scelto di sottomettersi al sistema, nella speranza di ottenere un giorno una cattedra di insegnamento, come accaduto in passato a tante altre “collaboratrici”, ma quando quel giorno verrà, quale obiettività, quale rigore intellettuale trasmetterà ai suoi allievi? Cosa gli insegnerà? A discriminare i vari autori in base all’asservimento al sistema? A screditare i “nemici” di carriera? A plagiare le opere altrui, sostituendo qualche frase qua e là e pubblicandole come proprie? Insomma quello che le ha insegnato in questi anni il suo “maestro”? Che pena! E lo dico con sincero dolore, augurandomi che queste mie parole l’aiutino a recuperare un minimo di orgoglio intellettuale. Che i miei testi non siano presenti nella Sua bibliografia è cosa per la quale, francamente, non mi strappo i capelli. Anzi, mi onora saperli nell’ Index librorum prohibitorum, accanto agli originali del grande Nolano! La Sua bibliografia resterà in un polveroso scaffale, i miei libri continueranno a diffondere il verbo bruniano ovunque vi sia fame di vera conoscenza, e per fortuna ce n’è tanta nonostante voialtri. Potete scrivere all’infinito che nel 2009 è stata pubblicata una traduzione del Camoeracensis Acrotismus, ma tutti sanno che si basa sulla prima pubblicata da me un anno prima col titolo “La disputa di Cambrai”. Potete nascondere la mia traduzione delle due “Orationes” e quella dei quattro dialoghi su Mordente, ma chi ha voglia di conoscenza e vuole leggerle le troverà lo stesso. Per non parlare della Somma dei termini metafisici, la cui traduzione, attraverso le scoperte sui rapporti tra Bruno e i Rosacroce, ha aperto un nuovo, importante filone di ricerca, che sta dando frutti interessanti, ispirando scrittori, studiosi e perfino registi cinematografici. Tutto ciò non lo cancellerete certo con queste patetiche bassezze, che rivelano soltanto rabbia impotente. Il “peggio che Lerneo mostro” della vostra pedanteria è capace soltanto di distruggere, di imbrattare con il guano di una cinica ottusità tutto ciò che non riesce a sfruttare. Ecco che Gerardo Marotta vi accusa di aver portato alla rovina l’Istituto Studi filosofici, ecco che tanti giovani, promettenti intelletti si perdono per essersi rifiutati di sacrificare anche la magra soddisfazione di compilare un elenco di libri, ma di farlo almeno in modo completo e imparziale. E il guaio maggiore è che son cose che tutti sanno e nessuno dice. La “Casta degli accademici” è una delle poche ad essere finora sfuggita alla frusta dei moderni Savonarola. Come mai i Travaglio, gli Stella non hanno ancora osato pubblicare uno dei loro corposi dossier sulle “porcate” di questa casta?. Eppure di materiale ne avrebbero a iosa. Quello in mio possesso l’ho pubblicato in rete a più riprese ma, a parte qualche moto di sorpresa più che di sdegno, non ha avuto seguito. Quanto ai giornali manco a parlarne: i rapporti economico politici con costoro a livello editoriale sconsigliano qualsiasi attacco. E allora? Io continuo nel mio donchisciottesco impegno, con i limitati mezzi del mio sito e dei social network, tra i “Chi te lo fa fare?” e i “Perché ce l’hai con loro?”, sostenuto soltanto da chi ha subito le loro angherie e chi si ostina ad aver fiducia nell’avvento della meritocrazia intellettuale. Ma soprattutto da chi crede con sincerità nell’insegnamento e nell’esempio, fermo ed inequivocabile, che ci ha trasmesso il grande filosofo Nolano.