“Uno 007 nel 1500. «Mi chiamo Bruno, Giordano Bruno» Italiani in Inghilterra”

Giordano Bruno non si sentì mai così felicemente a casa quanto nel corso dei suoi due anni in Inghilterra dal 1583 al 1585, quando riuscì a diventare il guru del momento e come tale oggetto della satira di Shakespeare in Pene d’amor perdute, nella parte di Berowne: «Andiamo allora, io giuro di studiare / per sapere qualcosa che m’ è proibito imparare». A Oxford venne respinto come professore perché seguace di Copernico e per plagio di Marsilio Ficino, così furono Londra e la Corte reale a divenire – così lui decise – il suo spazio d’ azione e non una Oxford popolata da «ciechi somari che non si preoccupano di cercare la verità ma solo di studiare e giocare con le parole». Bruno fu un’ ispirazione per il «New Drama» e la «New Science», frutto di un fermento da alchimista di magia e matematica, astronomia e astrologia, tutti fusi nel falso oro della scienza moderna.
Il Nolano ispirò la controcultura anti Aristotelica e «ateistica» della School of Night di Sir Walter Raleigh, il cui esperimento pratico fu la colonia alla Prospero in Virginia e quello creativo il Dr Faustus di Kit Marlowe, un personaggio in parte basato su Bruno. Anche Bruno studiava come Faustus a Wittenberg, come pure non solo Amleto (che come Bruno capovolge una corte aristotelica) e il suo amico «spirito calmo» Orazio ma anche i suoi nemici, le spie Rosencranz e Guildenstern. A venire assassinato non fu solo il padre di Amleto, ma anche i capi di Stato dell’ epoca di Scozia, Olanda e Francia (per ben due volte). Il fatto che una scomunicata Elisabetta non abbia patito lo stesso destino è in gran parte dovuto a Bruno la Spia, al servizio del fondatore dei servizi segreti di Elisabetta Sir Francis Walsingham, per il quale «nessuna informazione è troppo costosa».
Enrico III inviò Giordano Bruno, il suo lettore domenicano rinnegato, a fare da cappellano, confessore ed elemosiniere presso Michel de Castelnau, suo ambasciatore francese a Londra in un periodo nel quale l’ipotesi di matrimonio tra Elisabetta e suo fratello il duca di Alençon e d’ Angiò – «la mia ranocchia», lei lo chiamava – era caduta. Ora Castelnau negoziava ufficialmente per un esilio in Francia della regina scozzese Maria, mentre complottava per farla diventare regina d’Inghilterra. Giordano Bruno, nelle sue vesti di 007, ebbe un ruolo cruciale nello sventare questi piani.
Odiava il papato e la dottrina protestante della Predestinazione quasi allo stesso modo, ma era a favore della politica estera protestante di Elisabetta perché era la più contraria agli interessi del Papa. Bruno agiva già sotto copertura nell’ Inghilterra protestante come il prete cattolico in borghese nell’ambasciata e venne presentato a Elisabetta come il gentiluomo di Castelnau. Quando il polacco Palatine Laski arriva, Elisabetta lo fa alloggiare con i cattolici italiani a Winchester House e la regina (con Walsingham) chiede a Bruno di accompagnarlo in un viaggio sul fiume fino a Oxford. Qui incontra l’ esperta spia William Herle e a Mortlake incontra John Dee, il primo alchimista e matematico inglese che parte con Laski alla volta della Polonia, lasciando così il ruolo di guru a disposizione di Bruno.
Questi sistemò l’altro rivale filosofico Lord Henry Howard con la falsa accusa di essere in segreto un prete e persino un cardinale – cosa per cui l’erudito Lord rischiò una morte da traditore, terribile quanto quella che sarebbe stata la fine dello stesso Bruno. Scrivendo prima a Walsingham sotto lo pseudonimo di Henry Fagot (che in inglese significa «fascine per rogo»), poi tramite la spia Herle e infine direttamente a Elisabetta, Bruno corrompe il segretario dell’ambasciatore, il cattolicissimo signore di Courcelles, per ottenere accesso a tutta la corrispondenza segreta tra Maria e la Francia, compresi i depistaggi. Può così confermare la notizia che Angiò ora progettava un matrimonio spagnolo e un’ alleanza tra Francia e Spagna in funzione antinglese; Bruno inoltre apprende che Fowler, la spia di Walsingham, faceva il doppio gioco e procura l’ unica prova tangibile del complotto di Francis Throckmorton, risalente al 1583 e abortito grazie allo stesso Bruno, di invadere l’ Inghilterra con truppe francesi e spagnole, assassinare Elisabetta e incoronare Maria, mentre il duca di Guise doveva succedere a Enrico III. Così Throckmorton viene processato e giustiziato, mentre Bruno osserva la reazione di un Castelnau in preda al panico.
Questo complotto fu la più seria minaccia alla vita di Elisabetta fino all’Invincibile Armata del 1588. Bruno fu un genio di invenzione immaginativa. I suoi rapporti sui tentativi di avvelenare i profumi e la biancheria intima di Elisabetta e l’informazione sadicamente falsa – ottenuta confessando un prigioniero irlandese – che sotto tortura Throckmorton non aveva ancora rivelato tutti i cospiratori erano sbagliati almeno nei dettagli, se non in generale. Riuscì a scoprire in tempo Thomas Babington: il suo complotto del 1586, ancora una volta fallito e organizzato con la connivenza di Maria, portò al processo e stavolta all’ esecuzione della stessa Maria. Bruno era una spia eccellente: coraggioso, arguto, sicuro, ottimo osservatore e privo di scrupoli morali nei confronti di amici e nemici. C’è una giustificazione cifrata nell’ opera Spaccio de la bestia trionfante (1584): «La Simplicità, pedissequa de la Veritade non deve lungi peregrinare dalla sua regina, benché talvolta la dea Necessitade la costringa di declinare verso la Dissimulazione, a fine che non vegna inculcata la Simplicità o Veritade, o per evitar altro inconveniente. Questo facendosi da lei non senza modo ed ordine, facilmente potrà essere fatto ancora senza errore e vizio»